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Perché il Napoli ha segnato un solo gol su palla inattiva

Come attacca il Napoli su corner e punizioni, quali sono i dati e le sensazioni tattiche a questo punto della stagione. È un aspetto da migliorare.

Perché il Napoli ha segnato un solo gol su palla inattiva

Il dato

Ne abbiamo scritto in settimana: il Napoli ha numeri d’attacco eccezionali ma finora ha mostrato di essere poco pericoloso sulle palle inattive. Finora il Napoli ha segnato due reti che possono essere considerate frutto di azioni da fermo: il 2-2 di Zielinski contro il Milan e l’autogol da tre punti di Biraschi a Genova. Poi nient’altro, ma non solo come gol, anche come occasioni: abbiamo riguardato le sintesi di tutti i match di campionato e Champions League, e ci sono davvero pochissime situazioni realmente pericolose create da palla inattiva.

Una situazione che, almeno per quanto riguarda la Serie A, accomuna il Napoli a Milan, Genoa, Parma, Udinese e Chievo. Roma e Inter comandano la classifica con 7 e 5 realizzazioni da palla ferma, rispettivamente. È un dato considerevole, soprattutto in relazione al numero di corner battuti: la squadra di Ancelotti non ha trasformato neanche uno dei 72 calci d’angolo battuti in 12 giornate. Soprattuto, si tratta di una stonatura rispetto allo scorso anno: alla 38esima giornata, il Napoli si è ritrovato 16 reti realizzate da palla inattiva. Una di queste è quella che ha permesso agli azzurri di sbancare lo Juventus Stadium a quattro turni dalla fine. Evidentemente, non era un caso: il Napoli di oggi è ancora lontano da quello di ieri per capacità di sfruttare le situazioni da fermo.

I due gol

Anche le due marcature di cui abbiamo parlato sono “strane”, non dirette. Il tiro al volo di Zielinski contro il Milan arriva dopo una respinta corta, difettosa di Bakayoko, solissimo e senza contrasto sul primo cross dalla bandierina di Callejon; l’autogol di Biraschi a Genova è frutto di una serie di fattori episodici, cominciando dal campo bagnato, poi Biraschi fa proprio autogol, nel senso che spinge nella propria porta un pallone che era destinato ad andare altrove, a seguire un’altra traiettoria. Inoltre, lungo questo percorso ipotetico non c’erano calciatori azzurri pronti a ribadire in rete.

La storia e il lavoro

È una situazione particolare, per cui il Napoli svolgerà sicuramente sedute di allenamento basate sullo sviluppo di queste particolari situazioni di gioco, ma i risultati non sono ancora visibili. Non c’è efficacia negli schemi di quest’anno, soprattutto rispetto a quanto visto lo scorso anno. Questione di abitudine, certo: nella prima stagione con Sarri in panchina, le reti su palla inattiva furono solamente 6, il Napoli 2015/2016 realizzò una rete 4 volte da corner e 2 volte da calcio di punizione diretto. Il dato dell’anno successivo si raddoppiò, arrivò fino a 12 reti tra angoli, punizioni dirette e indirette.

Come dire: niente di preoccupante, o quantomeno non c’è ancora da preoccuparsi seriamente. Il lavoro in allenamento, con il tempo, porterà il Napoli a riscoprire le sue qualità in questa particolare situazione di gioco, non è che all’improvviso Albiol e Koulibaly (8 gol in due nello scorso campionato) abbiano perso le loro capacità. Semplicemente, in questo momento, l’attenzione utilizzata per sviluppare altre chiavi tattiche penalizza il miglioramento sui calci da fermo.

Come attacca il Napoli

Da questa immagine che abbiamo visto sopra, questi schemi finora non efficaci si basano sull’attacco coordinato di un palo. Di un lato dell’area. Vero, è una situazione che si è ripetuta anche in altri momenti. Rispetto al passato, il Napoli di Ancelotti sembra avere una strategia similare per tutti Ovviamente non abbiamo avuto modo di guardarli tutti, ma una delle strategie più ricorrenti porta un certo numero di uomini a saltare (non tantissimi, per la verità) e molti altri elementi disposti al limite dell’area, o in buona posizione per ricevere il pallone basso. Sotto, due frame tratti da Napoli-Roma. In occasione della sfida ai giallorossi, il Napoli ha battuto (male) 17 corner.

In situazioni diverse di tempo e punteggio, quindi di urganza per il risultato, il Napoli non modifica troppo il suo approccio. Non manda molti più uomini in area, la differenza è di una sola unità. Contro la Juventus a Torino, lo scorso 22 aprile, c’erano cinque calciatori che si aprirono in tutte le direzioni per lasciare Koulibaly solo al centro. Il classico caso di gol “episodico” ma al tempo stesso preparato. L’altra opzione utilizzata nello scorso campionato era la spizzata sul primo palo per cercare l’uomo libero sul secondo.

Juventus-Napoli

Come detto più sopra, però, il Napoli di Sarri edizione 2017/2018 era una squadra talmente rodata e consapevole del proprio sistema che quasi avrebbe potuto allenarsi solo su queste situazioni. Il risicato – quasi nullo – dato del Napoli di Ancelotti su palle da fermo dovrebbe essere il frutto di un momento di concentrazione su altri aspetti del gioco. Dopotutto, anche senza un grande contributo delle palle inattive, gli azzurri sono il secondo attacco della Serie A. Dei 26 gol realizzati in 12 partite (più 4 in Champions), nessuno è arrivato di testa. Non è un caso, semplicemente il Napoli segna – sa segnare – in un altro modo.

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