La società propone la costruzione di un nuovo ponte a prezzi stracciati. Secondo Repubblica rientra in una strategia di scontro col governo
Abbiamo accennato ieri al progetto presentato da Autostrade per la demolizione e ricostruzione del Morandi. Oggi sul tema torna l’edizione nazionale di Repubblica che dichiara di aver potuto visionare il documento e che titola: “Ponte low cost in nove mesi”.
Si compone di 74 pagine, la concessionaria lo ha inviato sia al commissario Marco Bucci che al Mit e, nel progetto, i tecnici di Autostrade “promettono miracoli”, scrive il quotidiano.
Nove mesi per realizzare l’opera a partire dalla piena disponibilità delle aree, con una penale da 20 milioni per ogni mese di ritardo, pari al 10 per cento dell’importo dei lavori. Il documento parla di una spesa finale di 224,3 milioni di euro lordi, 207,4 netti, “compresi espropri, oneri per la rete ferroviaria, monitoraggi e sottoservizi”. Qui alcuni dettagli estetici sul progetto.
Gli obiettivi di Aspi
Un affare, dichiara Repubblica “se messo in raffronto alle cifre, anche quelle parziali e ufficiose, che girano in queste settimane”.
Il progetto di Aspi ha due obiettivi, spiega il quotidiano: “il primo in chiaro, il secondo no”.
Da una parte prova a convincere il governo a tornare sui propri passi, anche se questo è altamente improbabile perché nel decreto Genova appena diventato legge “si dice che Autostrade è fuori”, dall’altra, prova a “mettere le mani avanti quando ci sarà da pagare il conto: se lo aveste fatto fare a noi, avremmo impiegato meno tempo spendendo meno soldi, sarà in soldoni il ragionamento della controllata del gruppo Atlantia”.
Fissando con un proprio studio, firmato da Sara Frisiani, una ingegnere ambientale di Spea Engineering impegnata finora sulla Gronda, tempi e prezzo della ricostruzione, “Aspi ha un’arma in mano da potersi giocare in futuro quando, e se, ci saranno ritardi e conti ben più salati da saldare”.
Le penali impossibili
Suona strana, ad esempio, fa notare Repubblica, l’ultima proposta di Autostrade sulle penali auto-inflitte in caso di un proprio ritardo nella ricostruzione. “Il codice civile proibisce (pena annullamento) qualsiasi contratto che preveda penali maggiori del 10 per cento, le quali connoterebbero la cosiddetta “clausola vessatoria”. Che siano penali ‘superiori al tetto massimo previsto dalla legge’ lo ammette Aspi stessa nella lettera che due giorni fa ha inviato a Bucci”.
Sul piatto ci sono dunque “postille a margine impossibili” che dimostrano che la consegna del progetto sia “una calcolata strategia in una sfida a scacchi che durerà anni”.
La preoccupazione di Autostrade per i risarcimenti
La partita che preoccupa Autostrade, scrive il quotidiano, oltre alla ricostruzione in sé, è il nodo dei risarcimenti: “si racconta che ad oggi la concessionaria sia stata sommersa di richieste di risarcimento per una cifra totale che sfiora i due miliardi di euro. Una montagna di soldi in ballo”.
Non è un caso, continua Repubblica, “se il progetto di Aspi sia finito in mano ad alcuni periti che dovranno quantificare danni e rimborsi a persone fisiche, aziende e consorzi di imprese, enti pubblici”.
Bucci afferma che il nuovo ponte sarà pronto nella prima metà del 2020, in realtà, scrive il quotidiano, la questione potrebbe durare molto più a lungo: “chi conosce bene la materia dal punto di vista tecnico, con esperienze di livello in giro per il mondo, invita alla cautela: sempre se non ci saranno ulteriori intoppi, verosimilmente Genova riavrà il suo ponte a fine 2021”.
I familiari delle vittime si riuniscono in comitato
Il decreto riconosce le esigenze di imprese e sfollati ma non quelle delle famiglie delle 43 vittime del crollo. I familiari, allora, decidono di costituire un comitato, con l’aiuto del Comune, con tanto di registrazione davanti al notaio.
Il Secolo XIX parla di un nuovo incontro, ieri mattina, a palazzo Tursi, con l’assessore comunale Pietro Piciocchi e l’assessore regionale Ilaria Cavo. C’è “chi ha perso i genitori e deve pagare affitto e Università”; “chi deve sfamare quattro figli”; “chi ha bisogno di un sostegno psicologico per la perdita del figlio, della sorella, del papà”.
Il Comune ha deliberato alcune misure per i residenti a Genova, come esenzioni dalle imposte e pagamento della mensa scolastica e ne ha ipotizzate altre, dall’abbonamento di Amt all’esenzione dai parcheggi sulle isole azzurre. L’assessore Piciocchi ha anche istituito un “comitato di vigilanza” che stabilirà come ripartire i soldi delle donazioni raccolte dal Comune a seconda delle esigenze di ciascuno.
Ma il comitato nasce soprattutto dalla necessità che hanno le famiglie di sentirsi ascoltate e rappresentate. “Sappiamo che il Comune si costituirà parte civile nel processo – dice Giovanna Pastenes, che sul Morandi ha perso madre e padre – è un segnale che apprezziamo. Ma i tempi sono lunghi, finora noi siamo stati abbandonati e ognuno si è arrangiato come poteva”.
Anche i circa 70 avvocati che assistono le famiglie delle vittime hanno incontrato Piciocchi per stabilire una linea comune.
Alla riunione è intervenuto anche Gianluca Ardini, uno dei sopravvissuti alla tragedia, uscito dall’ospedale dopo molti giorni. Ha un bambino neonato e non può lavorare a causa delle ferite riportate. Ha dichiarato che è stato accolto di buon grado dalle famiglie delle vittime. “Un’unica famiglia, unita da quel ponte spezzato”.
Foto da Tgcom24