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Calatrava e Renzo Piano nei progetti del nuovo Ponte Morandi

Oggi parte la valutazione delle proposte presentate. I commercianti raccolgono firme per farlo ricostruire ad Autostrade

Calatrava e Renzo Piano nei progetti del nuovo Ponte Morandi
il Matitone di Genova

Fino alle 11 di ieri mattina l’unica proposta arrivata era quella di una società siciliana. Poi, all’improvviso, nel giro di pochi minuti, la Pec del Matitone ha raccolto una quarantina di manifestazioni di interesse, “quasi equamente ripartite” – scrive Il Secolo XIX – tra demolizione e ricostruzione del ponte Morandi e il controllo dei lavori.

Le proposte presentate

Tra le società in pista, oltre a quelle già circolate nei giorni scorsi, ci sarebbero anche la romana Todini costruzioni generali, Italiana costruzioni, Bureau Veritas, Ricciardello di Messina, Pavimental e Fagioli. Per il controllo di esecuzione dei lavori, invece, si sarebbero presentate la Rina Check e la milanese Conteco Check.

La supercordata presenta il progetto in zona Cesarini

L’offerta di maggior peso, completa di plastico, arriva poco prima di mezzogiorno, scrive Il Secolo XIX, portata da un messo incaricato che, scrive Il Corriere, “ha fatto i gradini tre alla volta per arrivare cinque minuti prima delle 12”, ed è quella di Salini Impregilo, Fincantieri e Italferr.

È questa l’unica proposta di cui sono stati diffusi alcuni dettagli. Il pool afferma di poter ricostruire il viadotto in dodici mesi dalla disponibilità delle aree, con una spesa di poco più di 200 milioni di euro, lavorando 24 ore al giorno, sette giorni su sette.

La soluzione scelta – indicano fonti dell’azienda – è ispirata al disegno di Renzo Piano, con alcune varianti: un viadotto classico, a trave, dalla linea essenziale e pochi fronzoli.

La cordata si presenta per la ricostruzione del ponte, anche se non esclude la demolizione.

Cimolai si affida a Santiago Calatrava

Il gruppo Cimolai, scrive La Repubblica Genova, ha portato con un furgone targato Germania due grandi scatoloni che contenevano due plastici e quattro progetti per la costruzione e demolizione.

Per il disegno del ponte si sarebbe affidato a Santiago Calatrava. Per il momento si sa solo che il ponte progettato dal grande architetto, ingegnere e scultore  spagnolo avrebbe un grande arco di 550 metri a sovrastare la struttura: un marchio distintivo di Calatrava, ripreso in altre sue grandi opere.

Oggi parte la valutazione delle proposte

L’incarico della valutazione dei progetti è affidato ad una sotto-commissione tecnica esterna ai venti membri della struttura commissariale, composta da una team di esperti anche di fuori Genova.

Sette in tutto i componenti, chiamati a valutare i carteggi in regime di isolamento totale. Bucci stima che sarà necessaria una settimana e poi ancora sette giorni per perfezionare la negoziazione e stilare un contratto che contenga gli impegni delle imprese. In settimana, invece, sarà affidato l’incarico per la vigilanza sul cantiere.

La demolizione del ponte

Prima di costruire occorrerà demolire. Il nodo più importante è trovare un sito dove portare i detriti, scrive Il Secolo. Poi bonificare l’amianto presente sicuramente in alcuni dei condomini di via Porro che occorrerà abbattere e gestire i metalli pesanti – cromo in particolare – che potrebbero essere annegati nel calcestruzzo con cui fu costruito il ponte.

Per le operazioni di demolizione gli sfidanti sono, da una parte, la Despe di Bergamo, la Siag di Parma e la Demolscavi di Genova, dall’altra un’associazione di imprese tutta genovese:Carena, Ecoeridania e Vernazza. Entrambi i raggruppamenti, riporta il quotidiano genovese, hanno formalizzato un’offerta e assicurano di essere in grado di rispettare le tempistiche ridotte, richieste dal commissario.

Le proposte hanno però caratteristiche tecniche differenti: la prima è fondata su un intervento misto:unisce lo smontaggio meccanico alla demolizione con gli esplosivi. La durata dei lavori sarebbe di due mesi e il costo inferiore ai 15 milioni. Quattro i palazzi da abbattere.

La cordata tutta genovese interverrebbe invece smontando i tronconi superstiti con gigantesche gru: “Le lavorazioni – sottolinea una nota diffusa dalle società – si concentreranno sull’impiego di maestranze prevalentemente locali, accrescendo così il valore economico territoriale dell’operazione”.

A supporto delle genovesi, fornendo le gru più imponenti, interverrebbe la società olandese Mammoet, mentre per l’attrezzatura di movimentazione dei detriti più grandi e pesanti entrerebbe in gioco la SHL Solution, azienda con sede a Parma.

158 milioni i danni per le aziende

La stima è della Camera di Commercio, scrive Il Secolo XIX: oltre 158 milioni di euro di danni subiti dalle imprese della zona rossa e della (presunta, non essendoci ancora una perimetrazione ufficiale) zona arancione.

La panoramica dei danni è stata presentata ieri dal segretario generale della Camera di Commercio di Genova, Maurizio Caviglia, sulla base dei 425 modelli presentati: il totale è di 158.587.749 euro, di cui 94,7 solo per l’industria e 43,5 per il commercio.

La stima tiene conto solo dei danni provocati dal crollo di Ponte Morandi nelle aree immediatamente vicine o contigue alla zona del disastro. Altra cosa è la prima ricognizione effettuata sempre dalla Camera di Commercio poche settimane fa, che aveva tenuto conto di tutte le richieste arrivate attraverso i moduli dall’intera Liguria e che quantificava i danni subiti da imprese e professionisti in oltre 422 milioni di euro.

Certosa raccoglie le firme a favore di Autostrade

Poco importa che il governo abbia detto no ad Autostrade per la ricostruzione, i commercianti e gli artigiani battagliano affinché sia Aspi a ricostruire il viadotto, perché “lo sanno fare” e fin qui “sono stati gli unici a dare una mano a Genova”.

E così, una negoziante di Certosa, Grazia Torrielli, avvia la raccolta firme a favore di Aspi, racconta Il Secolo XIX: 120 in un giorno, porta a porta.

I firmatari dicono che le consegneranno alle istituzioni l’8 dicembre, quando verrà acceso l’albero di Natale. Sarà tardi, dato che il termine per la presentazione delle domande scadeva ieri: “Pazienza, noi vogliamo farci sentire”.

L’operazione di Autostrade che ha distribuito nei giorni scorsi la seconda tranche di aiuti – scrive Il Secolo – è “evidentemente azzeccata”. I commercianti lo dichiarano a gran voce: “Senza quei soldi, avremmo chiuso. I soldi del governo invece, sempre che arrivino, arriveranno dopo febbraio: troppo tardi perché gli affitti, i fornitori e i dipendenti si pagano ogni mese”.

Tra i contributi agli sfollati, la prima tranche di finanziamenti a fondo perso e questo secondo giro di risarcimenti Autostrade ha sborsato oltre dieci milioni di euro. “Abbiamo dato un minimo di 3.500 euro anche a chi aveva diritto a meno, e un massimo di 80mila euro” spiega Massimo Iossa, funzionario coordinatore dello sportello Aspi. Soldi che “abbiamo dato in anticipo per coprire i danni da qui a febbraio, anche se nel frattempo la situazione è migliorata”.

Appena escono dall’infopoint, i commercianti passano a firmare la petizione.

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