Stasera da Bergamo ci si aspetta il rispetto delle regole. Ma cosa comporterà l’improvvisa applicazione di regole fin qui sempre ignorate?
La prova di Bergamo
È la prima volta per me che vado stasera allo stadio di Bergamo. È un po’ come andare nella fossa dei leoni, sapendo che sarà complicato difendere i colori della mia squadra. Stadio ostile, che se la batte con Torino. Lascio agli esperti, ai sociologi, ai tifosi sapienti qualsiasi ragionamento. Per me, la rabbia degli juventini contro di noi napoletani è rabbia allo stato puro. Roba da schiuma alla bocca. È cattiveria (ma gli juventini potrebbero obiettare che loro vivono lo stesso clima quando vengono bersagliati dai napoletani).
Immagino che questa ostilità cattiva che con il tifo guascone di Gasperini non ha nulla a che vedere, lo sia anche a Bergamo. Mi chiedo però se c’entri davvero la “discriminazione territoriale”. Se si possa riproporre quello scontro tra Nord e Sud che ha animato la vita politica negli ultimi trent’anni e conseguentemente anche le manifestazioni sportive hanno vissuto questa contrapposizione.
Proprio sul Napolista qualche giorno fa abbiamo pubblicato una inchiesta su un anno vissuto vergognosamente negli stadi. Tra cori soprattutto contro il Napoli e i Napoletani e i grugniti, belati etc contro i giocatori di colore. Che indossano qualsiasi maglia, dalla Juventus al Napoli.
In Francia
C’è qualcosa da mettere a fuoco meglio, ma le nostre curve, mi chiedo, hanno a che fare con quello che sta succedendo a Parigi, in Francia? I “casseurs”, gli sfasciatutto parigini che hanno una matrice razziale e culturale ben precisa, e per una volta i neri delle banlieue non c’entrano nulla, sono gli stessi che ritroviamo nelle nostre curve? Pare di capire che i francesi che hanno messo a ferro e a fuoco Parigi non c’entrino nulla con i promotori delle proteste dei “gilets”. È una forma di protesta violenta della piazza contro il potere.
Manifestazioni simili a quelle dei Black bloc della fine del secolo scorso. Da noi queste forme di violenza gratuita ci sono state in passato e anche nel passato recente. Vorrei ricordare però quello che accadde a Roma l’11 novembre del 2007, quando gruppi di tifosi assaltarono la caserma del reparto volanti della polizia, il Coni e altre istituzioni sportive.
Oggi quel tasso di violenza “spontaneista” che pure si sta accumulando nel Paese, quel radicalismo a parole, quel consenso diffuso a forme estreme di autodifesa o di intolleranza nei confronti dei migranti, non degenera ancora. Parlando nei giorni scorsi con uno dei dirigenti della Lega di Matteo Salvini, questi rivendicava la tenuta democratica del Paese proprio grazie al loro “estremismo verbale” che non ha mai fatto degenerare la situazione.
La preoccupazione
Questo ragionamento c’entra qualcosa con Atalanta-Napoli, la insofferenza delle curve, le,”discriminazioni territoriali”? Non foss’altro che per il clima, la risposta non può che non essere positiva. Ecco ma se il ragionamento del leghista nei fatti porta alla conclusione che sia necessario “abbaiare per non mordere” (male minore), la sfida lanciata dal mister del Napoli, Carlo Ancelotti – che ovviamente noi abbiamo condiviso e condividiamo senza titubanze -, di sospendere le partite a ogni coro razzista è una giusta reazione o rischia paradossalmente di diventare una “provocazione” dagli esiti incalcolabili? Siamo pronti per l’applicazione delle norme, per una linea condivisa dal calcio europeo?
La preoccupazione per Atalanta-Napoli è questa. A Bergamo si confronteranno coerenza e opportunismo. Per i napoletani il tasso di umiliazione ha raggiunto livelli di guardia ed è facile che per un non nulla si trasformi in risposta violenta. Ma proprio per questo Napoli si aspetta stasera che l’arbitro sospenda la partita nel caso in cui quei cori dovessero partire dalle curve dell’Atalanta.