Le nomine saranno ufficializzate il 30 gennaio. Firmato ieri il contratto unico per il nuovo ponte
È deciso: il nuovo presidente di Autostrade sarà Giuliano Mari, l’amministratore delegato invece sarà Roberto Tomasi. Il cambio al vertice della società è stato sancito dal cda della concessionaria tenutosi ieri. Mari prende il posto di Fabio Cerchiai e Tomasi di Giovanni Castellucci.
Nomine nel segno della continuità
Una staffetta nel segno della continuità, scrive Il Sole 24 Ore: Mari è consigliere di amministrazione indipendente di Atlantia dal 23 aprile 2009 e Tomasi è stato recentemente nominato direttore generale di Aspi. Il nuovo ceo è entrato in Autostrade nel 2015, scelto dall’amministratore delegato di Atlantia.
Le nomine saranno ufficializzate dal consiglio di amministrazione di Aspi, che si terrà dopo l’assemblea degli azionisti convocata per il 30 gennaio.
In virtù del nuovo incarico, Mari ha preannunciato le proprie dimissioni da presidente del comitato controllo rischi e corporate governance e da presidente e membro del comitato degli amministratori indipendenti per le operazioni con le parti correlate, con decorrenza dall’efficacia della nuova carica.
Castellucci, che aveva annunciato le dimissioni a fine novembre, resta amministratore delegato di Atlantia.
Firmato il contratto unico
Adesso la data di riapertura del ponte è scritta nero su bianco: la consegna dell’impalcato è prevista per la fine del 2019, la sua percorribilità, invece, è fissata per il 15 aprile 2020, una volta conclusi i collaudi e le pratiche burocratiche.
Al tavolo delle firme del contratto unico si sono riuniti, ieri, Renzo Piano, il commissario Marco Bucci, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono. Mancava Salini-Impregilo.
I lavori, spiega Il Secolo, inizieranno alla fine di marzo sul moncone Est e procederanno di pari passo con l’avanzamento della demolizione, “che sul versante strallato è destinata a concludersi non prima di fine luglio”.
Il retroscena
Il Secolo racconta un curioso retroscena. “Quando ormai la tensione si è sciolta e le firme sono in calce alle centinaia di pagine di contratto – scrive il quotidiano – uno dei partecipanti ai tavoli sorride: ‘Nemmeno in Cina ci hanno trattato così. Chiusi in una stanza, per ore, senza nemmeno un bicchiere d’acqua’”.
Sarebbe accaduto nel rush finale delle trattative, la sera tra giovedì e venerdì, prima di arrivare al traguardo della chiusura dell’accordo.
Le penali e l’addio di Vernazza
Le penali sono state fissate intorno ai 250 mila euro per ogni giorno di ritardo. Per questo motivo, lo raccontavamo ieri, dalla cordata si è sfilata Vernazza, non intenzionata a rischiare di farsi carico di sanzioni riconducibili a ragioni esterne.
Per sancire l’uscita di Vernazza, è nata una nuova associazione temporanea d’impresa con Omini, Fagioli, Ipe progetti e Ireos. La parte di lavoro che avrebbe dovuto portare a termine Vernazza sarà coperta da Fagioli, ha spiegato Vittorio Omini, della Fratelli Omini Spa, società capofila dei demolitori, a Repubblica Genova.
Sulle penali ha scherzato l’ad di Fincantieri, Giuseppe Bono: “Non ci saranno penali per i ritardi – ha detto, riporta Il Secolo – perché non ci saranno ritardi”.