A un convegno a Reggio Emilia: «Per motivi di ordine pubblico la responsabilità dello stop non può essere dell’arbitro». Per Giorgetti chiudere gli stadi è sinonimo di sconfitta
Convegno a Reggio Emilia
Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, mette la parola fine sulla querelle della sospensione della partita in presenza di cori razzisti. Lo fa dal al Mapei Stadium di Reggio Emilia dove è in corso un convegno sulla violenza. “Sospendere una partita? La decisione finale spetta sempre a chi è responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica”.
E gli arbitri?
“Non voglio svilire il ruolo di un arbitro cui competono le decisioni di natura sportiva – ha continuato Gabrielli – sospendere una partita può causare conseguenze di gestione, come sul deflusso di migliaia di persone. Questioni che devono essere valutate da chi ha un occhio a 360 gradi sull’evento. Le norme ci sono e parlano chiaro”. Resta il nodo interruzione, sollevato ieri sera per l’ennesima volta da Carlo Ancelotti: «Non è un dramma interrompere le partite per razzismo». Pochi giorni fa, il presidente del Coni Giovanni Malagò ha dichiarato: «Spetta all’arbitro interrompere le partite, non al Napoli». Al momento, fa fede l’articolo 62 comma 6 del Noif
il responsabile dell’ordine pubblico dello stadio, designato dal ministero dell’Interno, il quale rileva uno o più striscioni esposti dai tifosi, cori, grida ed ogni altra manifestazione discriminatoria di cui al comma 3 (il quale concerne tutte le manifestazioni espressive di discriminazione per motivi di razza, di colore, di religione,di lingua, di sesso, di nazionalità, di origine territoriale o etnica ecc.) COSTITUENTI FATTO GRAVE, ordina all’arbitro, anche per il tramite del quarto ufficiale di gara o dell’assistente dell’arbitro, di non iniziare o sospendere la gara.
Giorgetti
Al convegno è intervenuto anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, per il quale chiudere gli stadi è una “sconfitta dello Stato: se lo Stato non è in grado di garantire la possibilità che uno spettacolo si possa tenere, dà un segnale di impotenza”. Sono decisioni, ha aggiunto, “che arrivano al confine con la giustizia sportiva. Ma la giustizia sportiva deve agire prima”.