Le parole del ministro dell’Interno hanno spiazzato tutti, a partire da Palazzo Chigi. Lo scetticismo di calciatori e allenatori
A Porta a porta
La conferenza stampa dell’altro giorno di Matteo Salvini ha spiazzato il mondo del calcio e non solo. Le parole del ministro dell’Interno, improntate a una deregulation (con la intenzione, va da sé, di essere intransigenti con i violenti), non hanno convinto. Innanzitutto il Napoli che ha fatto sapere di non aver cambiato idea, e quindi di essere pronto a fermarsi in caso di cori razzisti. Anche perché non sono cambiate le regole. Quella di Salvini è stata una semplice conferenza stampa. Valgono le leggi.
Ma non hanno convinto nemmeno il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che già in passato aveva rilasciato sul tema dichiarazioni distanti dal pensiero di Salvini. È vero, ha convenuto Conte a Porta a Porta, che la sconfitta degli stadi sarebbe una sconfitta, ma «in certe circostanze, dove le violenze sono così insistite, penso che una soluzione del genere andrebbe considerata».
La Gazzetta riporta le riflessioni di Renzo Ulivieri che è il rappresentante degli allenatori e di Damiano Tommasi del sindacato calciatori. Tommasi già ieri aveva rilasciato numerose interviste. Anche Tommasi si aspettava di più dal vertice di lunedì, sperava in «un po’ più di incisività su determinate scelte, cioè su chi vogliamo allo stadio, quali cori vogliamo vivere e in quale clima». Per Ulivieri «non c’è so lo la violenza di San Siro ma anche quella nel mondo dilettantistico e nel calcio giovanile. Il discorso deve essere più ampio, non lo possiamo risolvere né con misure restrittive né con co se come i treni speciali per gli ultrà. Per la tifoseria organizzata ci può stare ma a me non piacciono, anche perché erano stati dismessi, dato che erano successe cose gravi».