Se per Salvini l’“errore” è fermare le partite per razzismo, il Napoli si metta dalla parte della ragione. Lasciamo il ministro ai suoi stadi colorati e coloriti
L’immagine del Mundial
A fare un giro sui social o ad ascoltare il telegiornale, risulta chiaro che la storia insegna, ma ognuno di noi impara solo ciò che gli fa comodo e dimentica il resto.
Oggettivamente però a farla la storia è solo chi ha il coraggio, l’incoscienza e la prepotenza di compiere azioni eclatanti e raramente condivise, quelle che lasciano un’impronta, che segnano un punto di svolta.
La svolta che ho in mente e che porterei volentieri all’attenzione di De Laurentiis risale al 1982.
Ve lo ricordate il Mundial spagnolo? Ve lo ricordate.
Ve lo ricordate per i gol di Rossi, per l’urlo di Tardelli, per Bearzot e Pertini, Nando Martellini, i tuffi nelle fontane, la gioia, il mal di gola forte come quello dopo il gol di Koulibaly a Torino.
Kalidou tutto questo è anche per te! E’ figl so’ piezz e core, che siano figli del Vesuvio o, come dice il mio amico e maestro Enzo Avitabile, “pierzichi nire nire ‘e mamma africana”.
Ora concentratevi su quella competizione, furono gli azzurri a tracciare un solco? No.
Fu un uomo solo: lo sceicco Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah, presidente della Federcalcio e del Comitato Olimpico del Kuwait.
Gli “errori” e la “ragione”
Quell’anno il Kuwait ottenne la sua prima storica qualificazione al Mondiale, il 21 giugno a Valladolid affronta la Francia di Hidalgo. In 45 minuti i galletti ne fanno due, alla ripresa è subito tris, Al-Buloushi segna il gol della bandiera, ma nel resto sta la storia. Alain Giresse firma il 4 a 1 in maniera palesemente regolare, eppure, i difensori avversari si fermano, accusano l’arbitro di aver avvertito un fischio. Il fischio non c’era stato. Stupar (l’arbitro) non sente ragioni, è gol.
Bene, ora, se fossi Aleksandar Baljak, presidente del circolo Aforistico di Belgrado, vi direi che un’altra cosa che la storia ci insegna è che i più grandi “errori” sono stati commessi da coloro che hanno sempre avuto “ragione”.
Lunedì, la conferenza stampa di Salvini ci ha detto che gli stadi non si chiudono, è giusto che siano colorati e “coloriti”. È giusto che si sfotta perché è tutto solo sfottò, perché non è pericoloso anzi si migliora. È giusto perché, ai suoi tempi, anche il ministro dell’Interno ha subito cori e li ha cantati (chi se li scorda è complice). È giusto che lo stesso ministro dell’Interno delegittimi le leggi della Uefa, della Fifa, del suo Paese, delle sue stesse forze di Polizia.
La prima vera opposizione politica del Paese
Oggi l’unico e solo “errore” è fermare le partite per razzismo. Non ci si ferma, è sbagliato.
Allora la “ragione” è del Napoli, di De Laurentiis, di Ancelotti.
Salvini dica quello che vuole, saremo la prima vera opposizione politica del Paese.
La messa in atto di qualsiasi tipo di discriminazione porterà all’interruzione della partita.
Il Presidente faccia lo sceicco, sarà sconsiderato, sarà ‘o malamente, confermerà l’opinione di chi lo considera solo un gradasso. Abbandonerà la tribuna di qualsiasi stadio, calpesterà l’erba con le sue sneaker bianche, metterà a disagio la terna arbitrale, quelli del Var, gli ispettori Figc e si prenderà il pallone, come si faceva in piazza da piccoli scugnizzi urlando “Chist è o mij” oppure “jammuncenn’ ‘a miez’ ‘o campo !”. La squadra uscirà dal campo.
Agli altri assegneranno i tre punti a tavolino, a noi la storia. Il mondo e le norme sono con noi, quello solo sarà il Ministro.