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Eccesso di asfalto sul ponte Morandi. Concausa del crollo o segno di cattive manutenzioni?

La scoperta durante le operazioni di smantellamento del viadotto. Atlantia si incarta sul comitato nomine

Eccesso di asfalto sul ponte Morandi. Concausa del crollo o segno di cattive manutenzioni?

Un nuovo colpo di scena nell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi. Nel corso dei lavori di smantellamento dei monconi del viadotto è stata rilevata una quantità anomala di asfalto. Toccherà alla Procura, adesso, accertare se l’eccesso di bitume, con il suo peso, possa aver contribuito al cedimento.

La scoperta

La quantità anomala di asfalto rinvenuta sul ponte è stata inserita dai consulenti dei pm, Renato Malerba e Piergiorgio Buratti nel dossier consegnato alla Procura “non come fattore determinante del crollo – scrive Repubblica Genova – ma come concausa su una struttura già provata dalla corrosione dei trefoli di acciaio e dalla scarsa manutenzione”.

Il quotidiano genovese scrive di aver contattato alcuni periti che però non si sono sbottonati sulla reale dimensione dello spessore dello strato di bitume. Tuttavia, “chi era presente negli scorsi giorni al sopralluogo di tecnici e consulenti, racconta lo stupore di questi ultimi durante la scarificazione del manto stradale iniziata giovedì scorso”.

L’elemento è sotto la lente degli investigatori perché potrebbe aver procurato il cedimento con il suo peso ma anche perché, scrive Il Secolo XIX, gli strati superflui di bitume potrebbero essere segno di “manutenzioni non eseguite a regola d’arte”.

È possibile, infatti, che, nel corso degli anni, la Pavimental, società del gruppo Atlantia che provvede alle asfaltature (una delle ditte impegnate sul ponte la notte precedente il crollo, ndr), invece di scarificare gli strati deteriorati, cioè togliere il bitume sostituendolo con altro nuovo, abbia scelto di ricoprirlo con nuovo asfalto per velocizzare le operazioni, creando in tal modo uno spessore elevato e pesante.

Repubblica Genova scrive che nelle ultime ore i pm avrebbero chiesto delle perizie tecniche sul punto per accertare la reale situazione.

L’incidente probatorio

L’8 febbraio ci sarà la seconda udienza dell’incidente probatorio. Per velocizzare i tempi di ricostruzione, i magistrati hanno scelto di scorporare due momenti fondamentali di questa udienza: una prima fase, scrive Il Secolo, più snella, ha permesso di dare indicazioni sullo smantellamento dei monconi, la seconda, che inizia adesso, riguarderà la ricerca effettiva delle cause del crollo.

Atlantia si incarta sul comitato nomine interno

Secondo quanto scrive Milano Finanza, la holding sarebbe inciampata sul caso della creazione del comitato nomine interno.

Secondo quanto trapelato nelle sale operative, la società aveva avviato la procedura per l’individuazione e la nomina dei componenti del comitato, composto da cinque membri del cda, “ma qualcosa si deve essere inceppato se è vero che il tema dovrà tornare nuovamente d’attualità nei prossimi consigli d’amministrazione”.

Il processo si sarebbe arenato, scrive il quotidiano, perché erano stato indicati tre possibili componenti: il presidente di Atlantia, Fabio Cerchiai, l’ad Giovanni Castellucci e il consigliere Marco Patuano, ceo della holding Edizione. Oltre ad altri due indipendenti. A questo punto, però, il percorso è stato fermato perché occorre avere la maggioranza di consiglieri indipendenti all’interno del comitato nomine.

Il nodo che si trova a sciogliere la holding è: chi deve far parte dell’organo interno? Il prossimo cda dovrà tornare sul punto. Sicuramente saranno individuati altri tre consiglieri indipendenti, che rappresenteranno la maggioranza del comitato, ma uno tra Cerchiai, Castellucci e Patuano dovrà restare fuori.

FOTO IL SECOLO XIX

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