Il sottosegretario fa, si spera, chiarezza dopo la confusione alimentata da Salvini. «È stato adottato anche dalla Figc. Il modello inglese? A me piace quello olandese»
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio
La confusione regna sovrana. La conferenza stampa di Salvini di due giorni fa ha solo contribuito a confondere le acque. Tant’è vero che oggi è stato costretto a intervenire Giancarlo Giorgetti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport. Che tra l’altro due giorni fa era presente alla conferenza.
Giorgetti ha smentito Salvini e ha chiarito che «È necessario evitare di fare confusione tra le diverse responsabilità del funzionario di pubblica sicurezza e dell’arbitro, per non creare imbarazzo nella gestione delle gare. È giusto che le regole sportive facciano il loro corso: ci sono protocolli Uefa e Fifa in materia, che la Figc si impegna giustamente a tradurre all’interno del nostro ordinamento calcistico». Quindi per le partite di Serie A vale il protocollo Uefa che non è stato rispettato per Inter-Napoli. A questo punto, le parole di Salvini possono essere archiviate alla voce “parere personale del ministro dell’Interno”. Parole decisamente in contrapposizione a quelle del presidente della Repubblica Mattarella. Valgono ovviamente i regolamenti esistenti.
Il modello inglese
Poi Giorgetti ha proseguito a proposito della violenza legata al mondo del calcio.
«Sono d’accordo col cosiddetto modello inglese, ma aggiungo anche che per applicarlo ci vorrebbero la polizia e i giudici inglesi. Non stiamo sottovalutando il fenomeno della violenza negli stadi, ma è vero che ciascun paese ha la propria cultura giuridica e sportiva».
Le trasferte organizzate
«In Olanda chi vuole seguire la squadra in trasferta, ha un biglietto integrato che comprende l’ingresso allo stadio e il titolo di viaggio. In questo modo la polizia è conoscenza di tutti gli spostamenti e può identificare i tifosi che stanno viaggiando. Possiamo prendere esempio e tradurre questa norma in Italia. Poi è chiaro che una volta approvata, la legge va applicata».
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