Il quotidiano diretto da Calabresi: «Maroni si inimicò le curve, Salvini cancella quei provvedimenti e suona una melodia per le tifoserie organizzate»

Cancella Maroni
Repubblica commenta in prima pagina le parole di ieri di Matteo Salvini dopo il vertice sul calcio. E logicamente sottolinea come la conferenza del ministro dell’Interno sia stata un balsamo per le tifoserie organizzate. Ha parlato come uno di loro. Ecco cosa scrive Paolo Berizzi nel commento.
Dunque la ricetta di Matteo Salvini contro la violenza e il razzismo ultrà è ripristinare le trasferte di massa (magari coi treni speciali da vandalizzare) e lasciare che le curve si esibiscano nei cori discriminatori. Meraviglioso. Un capolavoro, verrebbe da dire. E se non lo diranno, di certo lo penseranno loro, i suoi amici ultrà. Che di meglio non potevano chiedere. Nell’aria da giorni, l’apertura del ministro dell’Interno è una melodia che le orecchie dei capi- tifoseria aspettavano da dieci anni: da quando un predecessore e collega di partito di Salvini, il “cattivo” Maroni, si inimicò il popolo del tifo organizzato varando la linea dura. Non che fossero provvedimenti thatcheriani. Ma tanto bastò, per esempio l’introduzione della tessera del tifoso — e cioè la schedatura di chi mette piede allo stadio, specie in trasferta — per scoraggiare gli esodi di massa. Quelle gite collettive che ogni domenica, tra gli anni ’ 90 e i primi Duemila, producevano guerriglie urbane, cariche, feriti e morti su entrambi i fronti ( teppisti e forze dell’ordine), molotov e pietre che nelle città — dalle stazioni ferroviarie agli stadi — volavano sopra le teste di cittadini inconsapevoli. Ora il capo del Viminale rivuole le transumanze ultrà.