Il presidente della Repubblica aveva detto: “Il modello di vita dell’Italia non è quello degli ultras”. Ieri il no di Salvini alla sospensione delle partite per razzismo e il sì ai treni speciali per i tifosi
“Il modello di vita dell’Italia non è quello degli ultras”
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non avrà gradito la conferenza di ieri di Matteo Salvini al termine del vertice di ieri sul calcio. La sera del 31 dicembre, nel consueto discorso di fine anno, aveva parlato dell’emergenza calcio. Gli scontri di Milano, con una vittima, e i cori razzisti nei confronti di Koulibaly avevano scosso l’opinione pubblica. E in maniera sorprendente l’argomento era entrato nei temi toccati dal presidente della Repubblica.
“Il modello di vita dell’Italia non può essere e non sarà mai quello degli ultras violenti degli stadi di calcio, estremisti travestiti da tifosi. Alimentano focolai di odio settario, di discriminazione, di teppismo. Fenomeni che i pubblici poteri e le società di calcio hanno il dovere di contrastare e debellare. Lo sport è un’altra cosa”.
Salvini e la rivalità di quartiere
Parole che non certo sovrapponibili a quelle pronunciate dal ministro dell’Interno. Che ha sì dichiarato che non ci sarà alcuna tolleranza nei confronti dei violenti – quantificati in seimila – ma si è detto contrario alla sospensione delle partite per razzismo o cori discriminatori, così come alla chiusura degli stadi e ha riproposto i treni speciali per i tifosi. Per Salvini, l’odio settario, la discriminazione sono semplice rivalità di quartiere, ed è arduo stabilire il confine tra razzismo e rivalità. Parole da cui il Napoli oggi ha preso le distanze.