Nonostante i fatturati, si deve credere che un’impresa sportiva sia sempre possibile. Per questo la regolarità del campionato va assicurata.
Anche i ricchi piangono
Anche i ricchi piangono e la Juve crolla a Bergamo (3 -0) contro l’Atalanta. Saranno giorni di passione per il Napoli dopo la sconfitta di Milano. Barcolla il Ciuccio che ha messo in mostra il suo attacco sgonfio e un’impresentabile difesa. Vincono i rossoneri, con una difesa stretta stretta, tagliando i viveri, segando ponti, mandando avanti solo Robocop, Terminator o Danko, fate voi. È bastato il sosia di Schwarzenegger, mentre i nostri piccoletti gli si arrampicavano addosso per fermarlo, a mettere il Napoli “largo”a tappeto. Questo il verdetto del campo.
E ora va in scena la Grande Recriminazione. Tifosi col muso, giocatori straniti e opinionisti in stato di agitazione. Ancelotti, quello che pensa se lo tiene per sé e ha commentato da diplomatico (“solo un incidente”) la partita persa. Una delle verità è che mezza squadra il prossimo giugno se ne andrà per fatti suoi. L’impegno sicuramente ci sarà per il prosieguo del campionato, ma mancheranno l’allegria, le ambizioni, la preda da raggiungere. Fortuna che c’è l’Europa League a tenerci svegli e non è cosa da poco.
Realisti e vittimisti
Questo il clima in casa Napoli. Ma non si può perdere di vista la questione arbitrale e disciplinare di un campionato che fa un po’ schifo con il suo Var a discrezione, le sospensioni sospese, i rigori non rigorosi e le espulsioni all’ultimo secondo. I realisti, che si sa, spesso lo sono più del re, non amano parlare di arbitri, anche se questi danno luogo a prestazioni indecorose. Meglio pensare – sostengono – ai propri meriti e demeriti. Niente alibi per favore e se al Nord ci “sfruculeano” l’unica risposta possibile è il campo.
E il campionato che sembra già finito? Che ne facciamo? Giochiamo al più comodo Fantacalcio, lasciando che la Juve si festeggi da sola? L’interesse nazionale, oggi molto in voga, sembra spostato tutto sulla Champions. La Juve, per gli investimenti fatti (Ronaldo e tutto il top che c’è sul mercato), deve vincerla. E cosa non c’è di meglio che arrivare all’appuntamento con il pieno dei punti e un campionato già vinto? Il resto è contorno: Napoli secondo, ma a meno undici, quattro posti per la zona europea, chi sarà capo-cannoniere, mercato dei sogni e cifre da incubo, la solita Beneamata che fa bingo.
Per non dimenticare
Fa specie considerare il campionato già chiuso. Ma non si può tacere su un’organizzazione arbitrale strabica, involuta e condizionante, che solo chi è affetto dalla sindrome di Stoccolma verso i propri carcerieri non riesce a vedere. Negli episodi scippapunti di Milano c’è tutto quello che non si dovrebbe fare se si vuole condurre in porto una civilissima e onesta partita di calcio (espulsioni gratuite, cartellini a volontà, falli inesistenti, il tutto in finale di gara e senza ausilio del Var). Poi c’è lo stile. In una delle gare contestate, Ancelotti avrà pure detto una “mala parola” (che oramai è alla portata di tutti), ma la sua “cacciata” a venti secondi dal termine di gara è sembrata ai più una villanìa verso un professionista, che oltre ai meriti e alla grande esperienza calcistica, si è esposto in prima persona in una battaglia di civiltà.
È vittimismo antropologico, complottismo, stancante refrain sulla discriminazione territoriale? Certo è che, con un “Dieguito” in campo, si vince e si supera in bellezza il problema. Si mette la palla dentro e finisce la storia. Ancora si dice: se la squadra fosse più “cattiva”, farebbe strage di risultati, non limitandosi a disputare una bella partita (quando c’è), ma ammazzandola “allegramente”, come si sostiene dalle parti di Torino. O, al contrario, se è la squadra a giocar male e a segnar poco, è inutile prendersela con presunte e fantasiose ingiustizie. Infine, la più ricorrente: se DeLa (che ha il dovere di un bilancio sano) non compra il top come si fa a competere? Si rischia piuttosto di mettere su un’Udinese di lusso.
Si dà il caso, però, che il Napoli è lì, sempre in alto in classifica. Senza la Juve, come giustamente si fa notare, il Ciuccio avrebbe vinto scudetti a volontà, con una Leagle europea ancora da scalciare. E invece viene lapidato al primo vero flop e a pochi mesi dall’ingaggio di Ancelotti.
Nonostante i fatturati, però, si deve credere che un’impresa sportiva sia sempre possibile. Per questo la regolarità del campionato va assicurata. Ma il governo del calcio, compresa la casta arbitrale, non è stato avaro di scandali, errori e omissioni. Non si tratta di vittimismo, ma di “legitima suspicione”.