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Napoli ha ormai bisogno di una seconda squadra

La frattura con la presidenza De Laurentiis è evidente. Urge un club che soddisfi le esigenze di quelli che “vince solo lui” (cioè i papponisti)

Napoli ha ormai bisogno di una seconda squadra
De Laurentiis in un disegno di Fubi

Il record negativo di spettatori al San Paolo

Nei giorni scorsi mi sono imbattuto, via social, in un pensiero del direttore Massimiliano Gallo: “A Napoli i tempi sono maturi per la nascita di una seconda squadra di calcio”. Ho preso del tempo per riflettere sulla portata di una simile affermazione, valutando cosa potrebbe comportare in termini di crescita nei vari aspetti legati al mondo del calcio. Ho concluso che non esiste un solo aspetto negativo ed è assolutamente così: Napoli non è matura, ma ha proprio bisogno di una seconda squadra. Milano, Torino, Roma, Genova: tutte le grandi città italiane hanno un doppio sbocco, un doppio sfogo, nell’energia economica che portano due club sullo stesso territorio. Milan e Inter, Torino e Juventus, Roma e Lazio, Genoa e Samp, Napoli e… “Partenope”.

In occasione della gara di domani al San Paolo contro il Torino, solo in extremis si riuscirà – probabilmente – ad evitare il nuovo record negativo di presenze (nonostante lo squillo europeo sul campo dello Zurigo ed un secondo posto blindato e al riparo dalle squadre che in estate avrebbero dovuto stracciare il Napoli in base a strampalate valutazioni legate al calciomercato). Le motivazioni che allontanano le persone dal San Paolo (traffico, stadio fatiscente, parcheggiatori, prezzi ecc.) crollano appena a Fuorigrotta mette piede un cosiddetto “top club”. Il sold-out, in quei casi, è dietro l’angolo ed il San Paolo diventa un teatro o un tempio, il traffico sparisce, i parcheggiatori vengono arrestati, in tasca compaiono soldi e potere d’acquisto.

“Vince solo lui”

In realtà, credo che la frattura tra parte della tifoseria con l’attuale società abbia toccato diversi aspetti: il calciomercato, il non aver costruito un nuovo stadio, lo stop all’elargizione dei biglietti omaggio, l’allontanamento dei calciatori dalle frange più estreme o delinquenziali: in definitiva, la modalità gestione del club. Una società che ha i conti in regola, i bilanci sani, che opera nel rispetto delle leggi e del fair play finanziario, viene considerata una società senza fame di vittorie.

“Vince solo lui” è il leit-motiv dell’ignoranza allo stato puro, del non-ragionamento, del vacuo, del superficiale.

La nascita di un secondo club calcistico a Napoli, gestito secondo logiche legate ad un calcio che non esiste più, potrebbe calmierare i papponisti della prima ora (ma anche quelli di nuova generazione). Un club che torni ad elargire i biglietti omaggio, che consenta ai calciatori di portare avanti frequentazioni ambigue, che non rispetti i bilanci investendo oltre le proprie possibilità per vincere un anno e poi tornare nella mediocrità per evitare il fallimento vendendo i pezzi pregiati senza reinvestire, che costruisca uno stadio da centomila spettatori.

Non è più questione di tempo maturi: c’è proprio esigenza, ormai, di un imprenditore che decida di creare un club che risponda a queste esigenze. La nascita di una seconda società consentirebbe, poi, di avere ogni domenica una partita da vivere in città, ci sarebbe maggior attenzione mediatica – forse – a livello nazionale, il “derby” napoletano potrebbe distogliere l’attenzione dallo scomodo (infantile ed inutile) paragone con la Juventus. Si faccia avanti chi, nel nostro territorio, riuscirà a fare meglio di quanto De Laurentiis abbia fatto in questi anni di gestione societaria. Si crei una seconda squadra, quanto prima.

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