La società chiarisce che il testimone interrogato a Praga non può comunque aver visto nulla
È proprio il caso di dire che l’affaire bobina è duro a morire.
Aspi risponde a Repubblica Genova, che ieri aveva dato la notizia – da noi riportata nella nostra rassegna – dell’interrogatorio del camionista ceco che seguiva di una ventina di metri il tir della Mcm che trasportava il fantomatico coil additato come possibile causa del crollo del 14 agosto. L’interrogatorio è avvenuto a Praga nei giorni scorsi. Martin Kucera, questo il nome dell’autista, aveva negato di vedere la bobina staccarsi dal tir.
La nota di Autostrade
“In merito alle indiscrezioni pubblicate sulla stampa – scrive Aspi nella sua nota – Autostrade per l’Italia ricorda che l’ipotesi del crollo – come conseguenza della caduta di un coil d’acciaio trasportato dal rimorchio di un TIR – è stata pubblicamente avanzata non dalla società, ma da alcuni soggetti esterni all’azienda, anche del mondo accademico, presumibilmente in considerazione della particolare posizione a terra del coil”.
Il primo a parlare della bobina fu, in effetti, l’ingegnere Agostino Marioni, esperto di ponti ed ex presidente della società che nel 1993 si occupò dei lavori di rinforzo della pila 11 del viadotto. Ma all’inizio di gennaio sia Il Secolo XIX che Repubblica Genova scrissero che la bobina era stata chiamata in causa dai periti di Autostrade. Non sappiamo si quali basi.
Kucera non può aver visto
Nella nota, comunque, Aspi pur negando di aver mai dichiarato che la bobina potesse essere una causa del crollo del viadotto, scardina la testimonianza di Martin Kucera: “È opportuno ricordare che il veicolo da lui guidato è stato ritrovato a terra ad almeno 160 metri di distanza dal TIR che trasportava il coil, e che tra i due camion erano presenti numerosi altri veicoli, inclusi mezzi pesanti, peraltro in una condizione di minima visibilità, a causa dell’intensa pioggia in atto”.
Kucera, secondo la società concessionaria, non può aver visto proprio niente.
Aspi conclude la sua nota dicendo che “formalizzerà alle autorità competenti una ipotesi sul crollo non appena i consulenti della società avranno terminato di analizzare le informazioni disponibili per ricostruire le possibili cause, debitamente supportate da analisi numeriche e strutturali”.