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Ponte Morandi. Autostrade trasferisce gli indagati. Gli accordi escludono i familiari delle vittime dal processo

Settimana decisiva per il viadotto, tra demolizione e incidente probatorio. Il nuovo ponte sarà tra i più cari d’Italia

Ponte Morandi. Autostrade trasferisce gli indagati. Gli accordi escludono i familiari delle vittime dal processo

Una settimana decisiva per il ponte Morandi. Da una parte inizia la demolizione dei primi 40 metri del viadotto, dall’altra, l’8 febbraio, c’è la seconda udienza dell’incidente probatorio. Intanto Autostrade ha completato il trasferimento di tutti i principali manager accusati del crollo e sono in via di definizione gli accordi con i familiari delle vittime: chi accetta i rimborsi non avrà più voce in capitolo nel processo.

La demolizione

Inizieranno venerdì i lavori di smontaggio di ciò che resta del ponte Morandi.

L’operazione durerà circa otto ore, scrive Repubblica Genova: “Una gru poserà a terra una trave ‘gerber’ (elemento di sostegno dell’impalcato) di circa 40 metri”. Poi si procederà con il sezionamento, con la tecnica dello “strand jack”, “già sperimentata dalla cordata Omini-Fagioli nei lavori sul relitto della Concordia.

In un secondo momento l’azienda specializzata Siag utilizzerà gli esplosivi, probabilmente, scrive il quotidiano, dal 20 febbraio in poi.

Il troncone est, invece, quello che insiste sulle case, è ancora sotto sequestro e sarà liberato solo quando periti e consulenti della Procura saranno saliti sul viadotto per fare tutte le analisi necessarie. Prima, però, bisogna mettere in sicurezza il troncone, con ponteggi e impalcature adeguati.

L’intervista a mister Dinamite

Sul Secolo XIX un’intervista a Danilo Coppe, fondatore e progettista della Siag di Parma.

Mister Dinamite, come viene soprannominato nell’ambiente, dichiara che non ci sono ancora indicazioni precise su quando verranno piazzate le cariche di esplosivo per la demolizione.

La società ha ricevuto il via libera dalla magistratura per effettuare i primi sopralluoghi, oggi ci sarà una riunione operativa per definire maggiori dettagli. “Partiremo da Ponente – dichiara Coppe – Verrà fatta crollare la campata numero otto. Poi ci sposteremo dall’altra parte del viadotto, a Levante. Qui piazzeremo l’esplosivo per abbattere le campate numero dieci e undici”.

Sui tempi: “La demolizione, il crollo del viadotto, durerà pochi secondi”. Ma la fase di preparazione durerà diversi giorni: “Quanti, di preciso, lo potremo sapere solo dopo avere fatto i sopralluoghi e le dovute considerazioni. Molto dipenderà, infatti, dalla consistenza del cemento del Morandi e da quello che analizzeremo una volta che potremo effettuare i primi rilevamenti sul campo. Da quello che troveremo dipenderà anche la quantità di esplosivo che dovremo utilizzare”.

Coppe spiega che verranno posizionate diverse micro-cariche in più punti strategici.

L’incidente probatorio

Venerdì 8 ci sarà l’incidente probatorio. I tre periti nominati dal gip Angela Nutini dovranno indicare la data entro la quale consegnare la relazione definitiva sullo stato di salute del ponte, “sia dei frammenti crollati, sia delle parti rimaste in piedi”, scrive Repubblica Genova.

Sul moncone ovest in questi giorni sono in corso i carotaggi per estrarre il materiale da spedire poi in laboratorio. Quando ci sarà una data per la consegna definitiva della relazione dei periti si potrà indicare con certezza la fine del primo incidente probatorio.

Il quotidiano genovese scrive che non è escluso, “anzi è probabile”, che il secondo incidente (che avrà come oggetto non più lo stato di salute, ma le cause che hanno fatto crollare il viadotto) “possa comunque iniziare nelle prossime settimane, “sovrapponendosi in linea temporale al primo”.

Il blitz silenzioso di Autostrade

Autostrade ha intanto trasferito tutti i principali manager accusati del crollo. Lo scrive Il Secolo XIX. Gli spostamenti si sono materializzati tra dicembre e gennaio.

Il direttore centrale operativo Paolo Berti è passato ad Aeroporti di Roma spa, controllata da Atlantia: indagato per la strage di Genova, è anche stato condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi per i 40 morti del pullman precipitato dal viadotto di Acqualonga nel 2013.

Nuove mansioni anche per Stefano Marigliani, ex direttore del tronco ligure, inviato a Milano, e Paolo Strazzullo, responsabile delle ristrutturazioni pianificate sul viadotto crollato e mai eseguite, distaccato a Roma.

Altri due personaggi nodali, Riccardo Rigacci, predecessore di Marigliani, e Mario Bergamo, che ricopriva un ruolo simile a Strazzullo, avevano già lasciato Aspi.

Per il responsabile nazionale manutenzioni, Michele Donferri Mitelli, memoria storica e depositario d’ogni informazione in materia di sicurezza, sarà definito entro pochi giorni il nuovo incarico, come conferma l’azienda stessa.

Gli unici rimasti al loro posto sono due tecnici di rango inferiore, scrive il quotidiano.

Autostrade esclude che ci sia una correlazione fra i trasferimenti e l’accelerazione dei pm, “visto che da qualche settimana aleggiava lo spauracchio di possibili richieste interdittive nei confronti di figure apicali rimaste al loro posto” e si limita a confermare gli spostamenti.

Gli accordi con le famiglie delle vittime

Aspi sta anche ultimando la chiusura degli accordi con centinaia di famigliari delle vittime, per una cifra che dovrebbe infine rasentare i 50 milioni “e di fatto – scrive sempre Il Secolo XIX – escluderebbe le parti civili dal processo, nel quale i loro avvocati non avranno più voce in capitolo e facoltà d’intervento, pur potendo presenziare”.

Il quotidiano racconta di essere in possesso di documenti che dimostrano che “chi accetta dichiara di non avere più nulla a pretendere” nei confronti degli amministratori, dipendenti e consulenti di Aspi, di Atlantia, e nei confronti delle altre società del Gruppo Atlantia ovvero dei rispettivi amministratori, dipendenti e consulenti, per qualsiasi ragione o titolo”, in merito al crollo del ponte. “E, più in generale, in merito ai fatti di cui al sinistro e comunque in relazione a tutti i danni richiesti, e/o ad ogni pretesa anche non formulata, ma astrattamente azionabile, in qualsivoglia sede (civile, penale e amministrativa), sia iure proprio sia iure hereditatis… con ciò rinunciando ad ogni diritto, azione, domanda, anche di regresso o manleva e/o eccezione”.

Il nuovo ponte sul Polcevera sarà uno dei più cari d’Italia

Interessante disamina, su Republica, dei costi del nuovo ponte di Genova. Sarà uno dei più cari d’Italia, scrive il quotidiano: “Fatte le debite proporzioni, batterà perfino il viadotto autostradale più alto d’Europa, il mitico gigante di Millau, in Francia, progettato da Lord Norman Foster”.

Il costo del nuovo ponte è di 202 milioni di euro e i paragoni con progetti analoghi “hanno suscitato interrogativi tra gli addetti ai lavori”, scrive Repubblica.

Come si calcola il prezzo di un ponte? “Il costo dei viadotti di solito si aggira su una media di 3mila euro al metro quadro di impalcato di transito, ossia di piano stradale – spiega un docente di ingegneria civile al quotidiano – Questo valore varia in funzione del materiale, dell’importanza delle fondazioni, dell’altezza delle pile e della distanza fra due appoggi consecutivi”.

Repubblica fa anche due esempi di opere ordinarie: il viadotto sul Taro, lungo la Tirreno-Brennero, quasi due chilometri di struttura mista acciaio-calcestruzzo, con 40 pile alte 6-7 metri e luci di 100 metri, costa 80,3 milioni di euro per 35 mesi di lavoro, poco più di 2.300 euro al metro quadro. Il viadotto in calcestruzzo sul Tagliamento lungo la A4, doppio impalcato di un chilometro e mezzo per 40 metri di larghezza su 19 pile con luce massima di 84 metri, costa 4.800 euro al metro quadro.

“Il viadotto di Genova è tutta un’altra cosa – scrive il quotidiano – per il valore simbolico dell’opera, la fretta di ricostruire e le difficoltà operative del cantiere. Lungo circa 1.100 metri, largo 30, con 19 pile alte in media 40 metri e “luci” da 50 a 100 metri, costerà 6.100 euro al metro quadro di impalcato. In condizioni normali, questo sarebbe il valore di un ponte molto più complesso”.

E viene citato un esempio che un esperto definisce “caso paradossale”: il viadotto strallato di Millau, sulla valle del Tarn, nell’Aveyron.

Corre per 2.460 metri a un’altezza massima di 270 metri sostenuto da sette piloni. Il più alto supera la Tour Eiffel ed è record mondiale: 343 metri.

Il progetto è del britannico Foster e del francese Michel Virlogeux ed ha visto la luce dopo 14 anni di studi preliminari. Per realizzarlo ci sono voluti tre anni e seicento lavoratori.

L’opera è costata 394 milioni del 2004, 470 milioni di oggi: 6.000 euro al metro quadro, un po’ meno rispetto al nuovo viadotto sul Polcevera.

Il viadotto Gargassa

Il Secolo XIX rivela che il 31 gennaio Autostrade ha firmato il contratto con la ditta ravennate Giovetti Sistam srl per assegnare la realizzazione di lavori per 230mila euro sul viadotto Gargassa, sull’A26, una delle cinque infrastrutture nel mirino della procura per le certificazioni sui controlli che sarebbe state ritoccate.

Dalla direzione tronco di Genova di Aspi fanno sapere che il bando per questo intervento era stato fatto a marzo dello scorso anno “e sottolineano che non si tratta di lavori di messa in sicurezza statica ma di un intervento di natura geotecnica ed idraulica in corrispondenza di due pile, di natura esclusivamente conservativa e preventiva, che servirà a isolare completamente le strutture da potenziali rischi di erosione rispetto a infiltrazioni d’acqua”.

Che il viadotto Gargassa avesse bisogno di corposi interventi di manutenzione – fa notare il quotidiano – lo dimostra il fatto che lo scorso 16 novembre Aspi avesse pubblicato un bando di gara per un intervento di manutenzione conservativa e di sostituzione barriere del valore di circa 4,4 milioni di euro.

Anche in questo caso dalla direzione tronco di Genova fanno sapere che “l’intervento non riguarda in alcun modo la staticità e la sicurezza del ponte”, ma “l’asportazione delle porzioni di calcestruzzo ammalorate ed il loro successivo ripristino. Verranno anche sostituiti e ammodernati gli attuali new jersey”.

FOTO REPUBBLICA GENOVA

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