La preoccupazione era evitare il blocco del traffico. E i pm valutano se ipotizzare il “dolo eventuale”
Tra le centinaia di documenti esaminati dagli inquirenti spunta una mail che dimostrerebbe, scrive Il Secolo XIX, la preoccupazione dei tecnici per lo stato di salute del ponte Morandi, nonostante i report rassicuranti: “Occhio al carico su certi viadotti”, vi è scritto.
È stata inviata da un tecnico della Spea Engineering, controllata da Autostrade delegata a manutenzioni e monitoraggi, a un membro della Direzione del tronco regionale: dal suo contenuto sembra che il tecnico fosse preoccupato dall’imminente passaggio d’un trasporto eccezionale sui viadotti Gargassa e Pecetti, presenti sull’A26.
Il filone bis dell’inchiesta
Proprio il Gargassa e il Pecetti – ricorda il quotidiano – sono finiti al centro del filone bis d’indagine, nato dall’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi, quello che fa riferimento ai report fotocopia, rivisti puntualmente in modo da renderli più rassicuranti rispetto alle condizioni effettive dei ponti.
Evitare l’interruzione del traffico
Una delle ipotesi degli investigatori, la più battuta, avallata dal messaggio di posta elettronica di cui sopra, è che “l’artefatta sottovalutazione degli ammaloramenti servisse in primis a evitare lo stop ai trasporti eccezionali, sebbene non abbia messo in pericolo gli automobilisti che su quegli stessi viadotti, diversi dal Morandi, transitavano.
I soggetti incaricati dei controlli erano gli stessi
La perplessità degli inquirenti è la seguente, scrive Il Secolo: poiché il monitoraggio della rete ligure era affidato sempre alle stesse persone, compreso lo screening del Morandi, si può ritenere che “i dubbi sulla tenuta del viadotto poi distrutto fossero molto seri fra alcuni tecnici”.
Ecco perché in Procura si è discusso se iscrivere nuove persone sul registro degli indagati e se attribuire loro l’aggravante del dolo eventuale: “è la più grave – spiega il quotidiano – poiché indica che pur ritenendo possibile l’ipotesi estrema del disastro, qualcuno ha comunque evitato di assumere veri provvedimenti a tutela dell’utenza”.
I ventuno indagati ufficiali dell’inchiesta sono accusati di omicidio colposo e stradale, disastro e attentato alla sicurezza dei trasporti. Finora i pm genovesi hanno circoscritto l’aggravante della “colpa cosciente”: agli occhi dei pm i sospettati presero in considerazione l’ipotesi che il viadotto potesse crollare, ma alla fine ritennero che non sarebbe successo, correndo così quel “gravissimo azzardo” che si è rivelato fatale.
“È quindi chiaro – scrive il quotidiano – che se per alcuni nuovi inquisiti si concretizzasse il dolo eventuale, l’inchiesta compirebbe un salto di qualità”.
Autostrade sull’impalcato
Ieri Autostrade ha diffuso una nota per ribadire che le condizioni del segmento d’impalcato appena rimosso tra le pile 6 e 7 del moncone di ponente, sopravvissuto al cedimento, sono buone, cosa che, secondo Aspi, proverebbe la bontà delle manutenzioni eseguite nei periodi antecedenti la tragedia: “Si evidenzia l’assenza di segni di corrosione dei cavi di precompressione. Non sono state inoltre osservate anomalie in corrispondenza delle mensole di sostegno del nuovo carroponte… la struttura non presenta alcuna problematica dal punto di vista della staticità”.