Nel suo specchio deformante, Napoli si vede Berlino. Poi arriva Sconcerti e dice cose elementari, come la tabellina del due, e a noi sembra un inarrivabile pensatore
Dissociazione urbanistica
Napoli soffre di quella che possiamo chiamare dissociazione urbanistica. Si guarda allo specchio, in uno specchio evidentemente deformante, e si vede Berlino. Tecnologica. Innovativa. Ricca. Perennemente in movimento. Cuore pulsante dell’Europa. E quindi dell’Occidente.
È uno specchio che tutti vorremmo avere. Quando siamo un filo giù di morale, ci facciamo un giro e oplà la nostra visione cambia. Sarebbe una delle più grandi attrazioni turistiche della città. Altro che bocca della verità a Roma.
In questo specchio deformante, Napoli – generalizziamo, è inevitabile, non riusciamo a fare un censimento – quella Napoli che noi qui sul Napolista per brevità e non solo amiamo definire papponista (ossia che definisce De Laurentiis un pappone), stravolge la realtà. E la storia. Non è stato Aurelio De Laurentiis a rilevare il Napoli dalla Serie C e a portarlo a essere stabilmente la seconda forza del campionato e tra le prime venti squadre del ranking Uefa. No! È un falso! È stata Napoli che ha reso ricco e florido l’Aurelio. Napoli che ha consentito all’Aurelio di farsi bello grazie alle nostre meraviglie che da sole brillano e che fanno della città il centro di gravità permanente dell’universo. Altro che teoria eliocentrica. Il mondo ruota attorno a Napoli.
Ed è spiazzante che ogni tanto in quest’universo deformato compaia qualche alieno che ricorda la figura del bambino del Re nudo. Alieno che con i suoi ragionamenti – non si offenderà se li definiamo elementari, tanto sono anche i nostri, siamo alla tabellina del due, non di più – ci lascia a bocca aperta come avrebbe potuto fare Ludwig Wittgenstein.
La tabellina del due
È impressionante guardare Mario Sconcerti negli studi di Canale 21 (già lo elogiammo tre mesi fa quando disse: «Siete indietro di vent’anni»). Dice cose semplicemente di buon senso. Ripetiamo: è come se declinasse la tabellina del due. Due per uno due. Due per due quattro. Due per tre sei. E noi lì sul divano a bocca aperta mentre Wittgenstein ci affascina con le Osservazioni sui fondamenti della matematica.
Quando, in un crescendo rossiniano, con voce evidentemente alterata, chiede: «Secondo voi De Laurentiis quanto dovrebbe mettere? Venti milioni o duecento? Che cosa chiedete a De Laurentiis? Quanti soldi? Ah non lo sapete. Non sapete chi deve essere il presidente della società, non sapete quanti soldi ci vogliono, che parlate a fare?»
L’ha detto! L’ha detto! Lo abbiamo ascoltato! Le lacrime rigano il nostro volto mentre siamo sul divano. E a quel punto una voce ci riporta alla realtà. «La Juventus ha preso Ronaldo e noi non siamo riusciti a prenderlo!». Eccolo! Il mondo reale. Di Marzio ci sveglia dal sonno e dal sogno.
Ma Sconcerti tiene botta. È alieno. «Non mi puoi paragonare il Napoli alla Juventus. La Juventus ha una multinazionale alle spalle. Quel calcio lì è finito. Il mecenatismo è finito. Voi a Napoli siete figli di un calcio vecchio. Tu non fai i conti? E che cosa fai? Avete rotto le scatole parlando solo per il popolo! Parlate solo per la gente».
E qui non resistiamo. Non possiamo Scatta il trenino brasiliano. Peppepeepppepepeppepepeppee.
Grazie Sconcerti Wittgenstein. È stato breve ma intenso. Indimenticabile.