Un ex ultrà al Corriere di Torino. Scritte contro Agnelli. Sono gli strascichi dell’inchiesta Alto Piemonte, il caro biglietti non c’entra niente
Gli strascichi dell’inchiesta “Alto Piemonte”
Il fenomeno è comune. Da una lato la tifoseria genuina, che per andare allo stadio paga il biglietto e ci va per assistere alla partita e tifare per la propria squadra. Dall’altra chi ha fatto del tifo un lavoro e segue logiche incomprensibili per chi vuole trascorrere due ore a guardare una partita di calcio e i propri beniamini.
È successo anche a Torino, all’Allianz Stadium dove l’altra sera la Curva Sud è stata fischiata dai tifosi normali, da quelli che non ne hanno fatto una professione.
Le confessioni di un ex ultrà
Oggi il Corriere di Torino – che segue con molta attenzione lo sport e non solo – pubblica un interessante approfondimento a firma Massimiliano Nerozzi. Ci sono i virgolettati di un ex ultrà:
«È stata la ribellione contro la Curva, una cosa mai successa», racconta un tifoso, per vent’anni ultrà e ora abbonato in Curva Nord, il versante opposto, base della tribuna family e di tutti quelli che si sono rotti, per età o insofferenza, della legge ultrà, appunto.
La ribellione – scrive il Corriere – è stata presa malissimo dagli ultrà. Che hanno riempito i muri di scritte contro Andrea Agnelli.
«Ma non protestano mica per il caro biglietti — spiega l’ex ultrà — ma perché li stanno lentamente escludendo: sempre meno biglietti e più controlli». Morale: «Stanno perdendo posizioni e soldi». Insomma, in ballo c’è il potere dei gruppi all’interno della stessa Curva Sud e, quindi, dell’Allianz Stadium, e quello nei confronti del club bianconero, con cui i rapporti sono cambiati, nelle ultime due stagioni.
Il calcio non c’entra nulla. È finita un’epoca, anche e soprattutto dopo l’inchiesta “Alto Piemonte”.
Le inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Torino hanno spalancato scenari preoccupanti, da anni: a partire da quel processo «Alto Piemonte» che ha acceso i riflettori sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte e nella curva juventina. E sul modo, a volte disinvolto, con cui il club consegnava biglietti al tifo organizzato, finendo così per alimentare il bagarinaggio. Quello che fruttava dai 3 ai 5 mila euro a partita, fino ai 20.000 per i big match di Champions. Per non parlare delle forze dell’ordine che adesso offrono meno margini di trattativa, e più repressione, con i Daspo. Martedì, con l’Atletico, altra battaglia.