FALLI DA DIETRO – 26esima giornata di campionato. Quagliarella ha raggiunto Ronaldo a 19 gol. Nel weekend peggio della Roma ha fatto solo Giachetti.
FALLI DA DIETRO – 26A GIORNATA
La plumbea atmosfera orwelliana che ammanta il campionato, accoglie al San Paolo la sfida fra le migliori di Oceania.
Lo psico-arbitro Rocchi, forse esagera nella cieca obbedienza al Big Brother e ai princìpi del Socing imperante.
Nell’intervallo qualche funzionario della psicopolizia del Ministero dell’Amore e della Verità lo richiamerà a una più sobria e meno smaccata direzione della gara.
Nella ripresa finalmente si gioca a calcio.
E giocando a calcio gli ergastolani saranno schiacciati nella propria area e non varcheranno mai la metà campo.
A parità di uomini, il Napoli vince sulla Vincitrice Eterna.
Bottino magro. Perché il risultato reale è un altro. E alla fine gli ergastolani scappano via, salutando, con i sedici punti, l’ennesimo scudetto in saccoccia.
Il risultato è un altro. Si può recriminare quanto si vuole.
Ma pesano molto gli errori del Cavolfiore Giallo e del Pibe di Fratta dal dischetto.
Gli ergastolani lasciano il campo da vincitori.
Ma è una vittoria fragile che lascia chili di inquieti presagi.
Avranno tempo per concentrarsi sull’Atletico e riflettere sulle proprie mediocrità. Tollerabili in Oceania, ma fatali in Eurasia.
Gli azzurri lasciano il campo sconfitti.
Ma è una sconfitta messaggera di serenità e di consapevolezza. Ora devono in fretta scrollarsi di dosso la delusione. Perché giovedì si farà sul serio.
Astori
Minuto 13.
Davide per tutti.
Il cinismo feroce ha bisogno di alibi.
Il campionato si ferma ad applaudire e a ricordare un campione timido e schivo. Applaudono in tutti gli stadi italiani.
Applaudono tutti. Lacrime sincere di Ilicic. Lacrime sincere di Nicola.
Applaudono tutti.
E tutti si fermano. A parte il Ceffo Sinisa, che di quel minuto approfitta per dare ordini in campo.
E’ la giornata del sorpasso dei rossoneri sui rivali Suninter a due settimane dal derby.
Al Sardinia Arena un goal fantastico di Leonardo Pavoletti spinge il Parapet nel baratro di una crisi profonda per l’Inter-minabile guerra mediatica con Wandicardi.
A San Siro Ringhio vince non meritatamente sui ceramisti che giocano meglio.
Segni di stanchezza un po’ dovunque, dopo due mesi passati a rincorrere.
Il sorprendente Paquetà dopo undici partite consecutive si ferma a prender fiato. Boccheggia, lingua in fuori, anche il sontuoso Bakayoko delle ultime gare. E fa segno di non averne più.
Ne ha ancora tanta di birra il bel Toro di Mazzarri, pronto al balzo europeo.
Squadra concreta, difesa super esaltata da Salvatore Sirigu che si conferma miglior portiere del campionato. Centrocampo muscolare e di sostanza. Poi lì davanti una coppia goal invidiabile.
Nella giornata brilla l’ennesima doppietta dell’eterno Quaglia, che spinge i ciclisti verso il sogno europeo.
Diciannove goal a 36 anni. Gli stessi goal del Toy Boy. Ma una freschezza, una serenità mentale, un’umiltà che il Nipote di Pessoa si sogna.
Che poi se Ronaldo è quello del San Paolo, forse alla fine era meglio tenersi Sturaro, piuttosto che indebitarsi fino al collo.
Roma è bianco-celeste. Ed è festa tutta la notte.
Gli Aquilotti nel Derby riaprono di colpo la porta sulla corsa Champions.
Lo fanno con i suoi campioni più strapazzati e sottovalutati.
Felipe Pantera Caicedo. I tifosi non gli hanno mai perdonato, contro il Crotone, il pallonetto che finì tra le mani del portiere. Errore che bruciò il sogno-Champions dell’altr’anno.
Ciro Immobile. Quello che non segnava più. E che spariva nelle gare che contano.
Danilo Cataldi, l’enfant du pais. Che dovette cercar spazio altrove.
Infilza Olsen con una bomba fantastica, e poi corre, pazzo di gioia, sotto la Nord che l’aveva rifiutato.
E lì si spoglia di tutte le incomprensioni, di tutti i rancori. Dimentico della lunga notte ai margini.
La Curva lo redime col suo boato, e lui rinasce a nuova vita.
Eusebio da Pescara sbaglia tutto. Spedisce Zaniolo isolato sull’out, e lo da in pasto al mastino Radu, lasciando al centro Cristante e Pellegrini in crisi totale.
Insomma nel weekend peggio della Roma ha fatto solo Giachetti.
Un milione e ottocentomila persone ai gazebo del PD per le primarie.
Ma la metà voleva solo l’autografo di Montalbano.