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Ponte Morandi. Sdegno per la foto Fincantieri. Aspi finisce sotto la lente anche a Roma

Sui social esplode il caso della torta per l’inaugurazione dello stabilimento Fincantieri: l’ad Giuseppe Bono non è nuovo ad immagini del genere. Il mistero dell’amianto

Ponte Morandi. Sdegno per la foto Fincantieri. Aspi finisce sotto la lente anche a Roma

 

In attesa del piano di contenimento dell’amianto e del via libera da parte di Arpal e Asl, l’abbattimento della pila 8 del viadotto Polcevera prevista per sabato (inizialmente previsto per il 9 marzo e poi slittata di una settimana per il rischio di presenza di amianto nel pilone) è stato cancellato.

Repubblica Genova scrive che ad attestarlo è “una mail interna alla Siag di Parma”, la società di esplosivistica cui Omini, capofila dell’Ati di demolitori, ha dato in subappalto le operazioni di demolizione.

Occorre aspettare le integrazioni chieste da Asl e Arpal al piano di sicurezza per evitare la dispersione di amianto contenuto nel calcestruzzo.

Non è comunque detta l’ultima parola, scrive il quotidiano, poiché stamattina, in Prefettura, si riunirà la Commissione Esplosivi per dare il definitivo via libera o bloccare l’operazione.

Il mistero dietro l’amianto

L’interrogativo più pressante degli ultimi giorni è questo: come mai fino a due settimane fa Arpal e Asl hanno escluso la presenza di fibre di amianto e ora viene fuori il problema?

Ieri sera, sul suo sito, Arpal ha precisato che nel sopralluogo effettuato a settembre per conto dei vigili del fuoco, insieme ad Asl e polizia scientifica, ha prelevato in zona rossa alcuni campioni di detriti che “all’analisi al microscopio a scansione elettronica non hanno evidenziato presenza di amianto”. Stesso risultato per i detriti stoccati a San Biagio, in Valpolcevera, analizzati ad ottobre su incarico della Procura: né nell’aria né tra gli inerti erano state trovate tracce di sostanze pericolose.

Poi, 6 dei 24 campioni prelevati la settimana scorsa dalla pila 8, hanno mostrato tracce di amianto, anche se inferiori ai limiti di rilevabilità strumentali, con concentrazioni sotto i 120 mg/kg, sotto forma di conglomerato  cementizio.

“Arpal in ogni incontro pubblico – si legge nel comunicato – ha sempre parlato di assenza di amianto nelle analisi, confermando al tempo stesso come non se ne potesse escludere a priori la presenza”.

La torta Fincantieri

Ha destato scalpore e raccapriccio, ieri, sui social, la foto che ritrae il premier Conte mentre taglia una torta a forma di ponte Morandi in occasione del primo taglio della lamiera destinata alla costruzione del nuovo viadotto nello stabilimento di Fincantieri a Valeggio sul Mincio.

La torta, a detta di Fincantieri, rappresenta il logo di Fincantieri Infrastructure, il cui stabilimento si andava inaugurando.

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Il logo Fincantieri

Ma la rabbia dei parenti delle 43 vittime del crollo del 14 agosto e degli sfollati rimasti senza casa è esplosa potente.

Quello che ci lascia stupiti, oltre alla scelta poco opportuna di farsi ritrarre sorridenti e festosi davanti a una torta che assomigli anche solo lontanamente ad un ponte, è il volto dell’ad di Fincantieri, Giuseppe Bono, intento ad applaudire l’evento.

Lo ricordiamo: Bono è lo stesso che fu ritratto il 23 agosto, durante un sopralluogo sul Morandi, mentre si sganasciava dalle risate in compagnia di Giuseppe Zampini, ad di Ansaldo Energia. Pacche sulle spalle e facce serene e sorridenti a nemmeno dieci giorni dalla tragedia.

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All’Epoca, lo ricordiamo, Fincantieri rispose al Napolista dicendo che l’azienda non riteneva di dover dare una spiegazione a quella foto.

Forse un profilo più basso sarebbe più opportuno. Forse sarebbe preferibile, per un’azienda di tale livello e per il suo ad, mettersi meno nelle condizioni di diventare emblema del disgusto che ha pervaso tanti sui social.

Forse i sorrisi andrebbero conservati per altre occasioni. Come pure quello sguardo che, insieme all’immagine delle mani di Bono intente nell’atto di applaudire o di strofinarsi (non si capisce bene, dalla foto), dai più maliziosi potrebbe essere interpretato come un “che bella questa torta che ci stiamo spartendo”.

Aspi sotto la lente anche a Roma

Lo racconta il Sole 24 Ore. A Roma sono in corso verifiche tecniche su quindici svincoli autostradali.

Anche nelle carte della Procura romana spuntano i sospetti di sottovalutazione dei rischi in Autostrade per l’Italia e di aggiustamento di verifiche tecniche.

Sotto la lente, nella capitale, i lavori svolti da imprese riconducibili alla famiglia Vuolo, “con legami di camorra”, scrive Il Sole, che nella seconda metà dello scorso decennio ha costruito 15 nuovi svincoli (cavalcavia, caselli e portali segnaletici), con tre crolli.

Gli stessi nomi dell’inchiesta genovese

Nelle carte romane si ritrovano alcuni nomi delle indagini di Genova e presunte carenze di sei ponti in tutta Italia. C’è persino un richiamo al bus precipitato dal viadotto Acqualonga.

L’inchiesta di Roma parte dalle denunce di un ex dipendente dei Vuolo. A maggio ci sarà l’udienza preliminare, sul rinvio a giudizio di 11 persone, tra cui due dipendenti Aspi (Vittorio Giovannercole e Gianni Marchi) e due Pavimental (stesso gruppo).

Aspi è parte lesa, definisce “assolutamente positive” le indagini su propri dipendenti (riservandosi sanzioni disciplinari) e nota che il contenuto di molte intercettazioni è stato ritenuto penalmente irrilevante. L’indagine non è andata molto in profondità, ma mostra prassi discutibili già nel 2012- 2014.

“Come quando Marchi parla di documenti fittizi o simulati – racconta Il Sole – O quando, nella chiusura di collaudi dopo due anni dai lavori, ci si accorge che un collaudatore è in pensione e si fa firmare al suo posto il direttore tecnico Pavimental. L’iniziativa è di Marco Vezil, ingegnere Spea (la società del gruppo che fa progetti e controlli), ora fra gli indagati dell’inchiesta-bis di Genova su sei ponti (report di sicurezza edulcorati).

Vezil appare sempre attivo per sistemare problemi. Non è l’unico a prodigarsi: è diffusa la cura per l’immagine aziendale, anche a costo di nascondere problemi. Come quando, nell’autunno 2013, ci si lamenta del sequestro del cavalcavia di Ferentino e si smontano di nascosto i vicini portali segnaletici. Due anni prima, un portale, sempre dei Vuolo, era crollato sulla stessa autostrada.

Aspi non aveva ancora eliminato tutti i difetti, operazione affidata allo stesso Marchi, a Vezil e a Maurizio Ceneri, oggi sospettato di aver edulcorato i report sul Morandi e coinvolto anche nella terza inchiesta nata da quella del Ponte. Né ha allontanato subito i più coinvolti: la scorsa estate Marchi era responsabile procedimento (Rup) in lavori di sicurezza.

La preoccupazione di nascondere c’è anche al sequestro del cavalcavia, quando viene resa poco visibile agli agenti una mail con “troppi nomi”. Tra essi quelli dell’allora direttore generale, Riccardo Mollo, e di Enrico Valeri, dirigente al centro del giallo sulla mail con cui il Cesi “assolveva” Aspi sugli stralli del Morandi già la notte dopo il crollo.

Tra le conversazioni di Marchi, l’affermazione che dopo la strage di Acqualonga Aspi avrebbe responsabilizzato di più i direttori di tronco, dandogli capacità di spesa illimitata, scelta premiata dalla sentenza di primo grado di Avellino che ha assolto i vertici aziendali.

Aspi smentisce e l’ex ad, Giovanni Castellucci, giovedì scorso ha dichiarato agli analisti che la rete è “assolutamente sicura”.

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