L’analisi tattica di Arsenal-Napoli: il tecnico del Napoli sorpreso dall’esuberanza fisica dei Gunners che ha puntato sugli errori in costruzione degli azzurri
Le scelte di Emery
Per analizzare tatticamente la partita tra Napoli e Arsenal, si deve necessariamente partire dalle scelte iniziali dei due allenatori. Ancelotti ha scelto di confermare lo schieramento classico della sua squadra, con una sostanziale novità: Milik in panchina e (ri)lancio dell’attacco leggero con Mertens e Insigne. Anche Emery ha confermato il suo modello classico e tentato una soluzione offensiva differente rispetto alle previsioni: Aubameyang e Lacazette hanno formato il reparto avanzato con Ozil, in un 3-4-1-2 estremamente fluido, soprattutto per quanto riguarda connessioni e posizionamenti dei tre uomini offensivi.
Le strategie dei due allenatori erano legate a una precisa volontà: Ancelotti voleva ricreare il contesto di Parigi, con due attaccanti veloci da lanciare in verticale, alle spalle della difesa avversaria, in modo da scavalcare la pressione sulle prime giocate. Torneremo su questo punto più avanti. Dal canto suo, Emery ha scelto un sistema che garantiva all’Arsenal di avere superiorità numerica in tutte le zone del campo escluse la porzione inferiore delle fasce, in modo da poter pressare con intensità estrema la costruzione del gioco avversario, e da creare situazioni di due contro uno in alcune zone difensive del campo. Sotto, un frame della partita che spiega questa dinamica.
Pochi istanti prima del gol di Ramsey: nel quadrato rosso, Lacazette lascia il centro della zona offensiva e si sovrappone esternamente a Maitland-Niles: in questo modo, Koulibaly e Mario Rui (in fase di rientro dopo la palla persa) sono costretti a difendere in situazione di parità/inferiorità numerica.
Il ruolo di Aubameyang e Lacazette
Gli uomini decisivi dell’Arsenal, coloro che hanno reso pericoloso la fase offensiva della squadra di Emery, sono stati Aubameyang e Lacazette: piuttosto che agire come punte pure, hanno lavorato come uomini offensivi a tutto campo, soprattutto hanno creato superiorità numerica sulle fasce con continui movimenti ad esplorare la zona laterale del campo. In questo modo, il 3-4-1-2 nominale di Emery si trasformava in un 3-4-3 senza punti di riferimento offensiva, aumentando così le contrapposizioni in scompenso da parte del Napoli. Con due uomini sulle fasce, sia l’esterno basso che quello alto erano costretti a tornare in difesa; a centrocampo restava il due contro due (Allan-Fabian Ruiz contro Xhaka-Torreira), con Ozil liberissimo di ricevere il pallone tra le linee, i due attaccanti di Ancelotti si trovavano a dover affrontare tre difensori centrali.
Emery ha svuotato il centro del campo in fase offensiva, ha tenuto altissimi i ritmi e in questo modo ha potuto sfruttare tutti gli errori del Napoli in fase di costruzione. Non a caso, il 73% delle azioni dei Gunners è nata su una delle due corsie; le due reti sono arrivate dopo altrettante palle perse con i padroni di casa schierati in difesa e poi pronto a ripartire; infine, la sensazione di superiorità fisica da parte dei padroni di casa è stata accentuata da un confronto impari tra i due schieramenti, come spiegato finora. Sotto, i campetti posizionali medi di Aubameyang e Lacazette.
Lacazette (a sinistra) e Aubameyang: attaccanti, ma soprattutto uomini a tutto campo.
Tornando alla strategia del Napoli, Ancelotti non ha cambiato la disposizione del suo Napoli, contando di compensare le contrapposizioni in difetto tra i due moduli (4-4-2 contro 3-4-3) attraverso una risalita immediata dal campo, che dai terzini arrivava direttamente ai quattro attaccanti (Mertens, Insigne e i due esterni di centrocampo). Una scelta che a Parigi aveva funzionato benissimo, e che in realtà ha pagato i suoi dividendi pure a Londra: le occasioni create dal Napoli (soprattutto la clamorose occasioni fallite da Insigne e Zielinski) nascono proprio da questa dinamica. In entrambe le occasioni, un lancio alle spalle ha sorpreso Monreal, poi il pallone è arrivato a centro area per una conclusione comoda.
Ancelotti, quindi, ha letto bene la miglior soluzione da attuare nella pura fase offensiva. Solo che non aveva fatto i conti con l’esuberanza fisica dell’Arsenal, con un pressing portato avanti con estrema intensità e che ha potuto contare su duelli uno contro uno ricreati volutamente a tutto campo, ad ogni azione che partiva da dietro. In questo modo, i Gunners sono riusciti a rendere inoffensive le giocate dei due terzini: Mario Rui ha il peggior dato di precisione negli appoggi della squadra di Ancelotti (74%), Hysaj non ha le qualità per impostare il gioco eppure ha giocato 108 volte il pallone, quota record nel Napoli. In pratica, l’Arsenal ha imbrigliato sul nascere l’idea su cui Ancelotti aveva lavorato in questa partita – il sito Ultimo Uomo ha scritto della partita e ha titolato l’articolo con le parole “L’Arsenal ha soffocato il Napoli”, perfettamente centrate. Lo smarrimento derivato da una partita nata e sviluppatasi male dal punto di vista tattico ha finito per inficiare il rendimento di altri giocatori di talento. L’errore di Fabian Ruiz, da questo punto di vista, vale più di mille analisi.
L’Arsenal porta sette uomini di movimento nella metà campo del Napoli, che fa fatica a costruire gioco. Qui Hysaj viene pressato da Lacazette, e non ha lo spazio per impostare con un passaggio corto, tantomeno per effettuare un lancio lungo.
Chiudiamo con una domanda: perché Ancelotti ha preparato la partita in questo modo e non ha cambiato dopo l’inizio shock? Si tratta di un quesito ideologicamente corretto, ma che va contestualizzato rispetto al lavoro di un allenatore. Il piano partita del tecnico emiliano è stato sopraffatto dagli avversari e dagli episodi, a cose fatte è facile pensare/scrivere che abbia sbagliato. In ogni caso, però, il Napoli ha questi giocatori ed è stato costruito/allenato per attuare certi meccanismi. La scelta di non schierare Milik potrebbe essere contestata, solo che la soluzione alternativa scelta da Ancelotti nasceva dall’esigenza di voler applicare un’altra idea. Non ha funzionato, perché le occasioni costruite sono state fallite e perché la tenuta psicologica e difensiva del Napoli non ha saputo sostenere la forza dell’avversario. Che ha i suoi meriti, ma che però ha trovato anche il contesto giusto per potersi esprimere. Le sensazioni riferite alla ripresa possono essere esplicative, in questo senso: venuta meno la foga dei Gunners, la partita si è giocata quasi alla pari, nonostante le scelte di Ancelotti.