Dieci anni dopo, crolla il muro di omertà. Il vicebrigadiere Tedesco racconta tutto in Aula e il generale Nistri annuncia che i carabinieri saranno parte civile
Dieci anni dopo, arriva il giorno della verità. Il vicebrigadiere Francesco tedesco oggi in aula racconta com’è stato ucciso Stefano Cucchi che morì a Rebibbia il 22 ottobre 2009. Una storia che racconta perfettamente l’Italia -ma non solo – e il codice d’onore e di omertà dei corpi militari. Verità che non sarebbe mai emersa senza la battaglia condotta da Ilaria sorella di Stefano.
Oggi è stata anche resa pubblica la lettera del Comandante dei Carabinieri Nistri alla famiglia di Stefano Cucchi in cui annuncia che i carabinieri si costituiranno parte civile nel processo.
Il carabiniere Tedesco: “Quando ho letto nel capo di imputazione che la caduta di Cucchi ne ha determinato la morte, non sono più riuscito a tenermi questo peso” #Cucchi
— Maria Elena Vincenzi (@MEvincenzi) 8 aprile 2019
A parlare è il vicebrigadiere Francesco Tedesco che quel giorno c’era e ha assistito a tutto.
Al fotosegnalamento Cucchi si rifiutava di prendere le impronte, siamo usciti dalla stanza e il battibecco con Di Bernardo è proseguito. Di Bernardo era davanti e Cucchi dietro. A un certo Di Bernardo si gira e dà a Stefano uno schiaffo violento. Io dico: “ma che c… stai facendo? Smettila”. Di Bernardo spinge Cucchi e poi D’Alessandro dà un calcio a Cucchi all’altezza dell’ano. Io spingo Di Bernardo e nel frattempo Cucchi cade a terra, battendo la testa, tanto che ho sentito il rumore. Poi D’Alessandro dà un calcio in faccia a Stefano.
#Cucchi Il pm al carabiniere Tedesco: “Ha influito nella sua decisione di parlare aver letto il capo di imputazione in cui la mandavo a giudizio per l’omicidio preterintenzionale di Stefano?”. “Si. In quel momento capii che non riuscivo più a tenermi dentro questo peso”.
— Carlo Bonini (@carlobonini) 8 aprile 2019
Tedesco ribadisce l’accusa nei confronti degli altri due coimputati: i carabinieri Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo, accusati di avere picchiato Cucchi. «Non era facile denunciare i colleghi».
#Cucchi ll pm Musaró al carabiniere Tedesco: “Perché ha aspettato nove anni a parlare”. “Perché ero in una morsa. Dopo essere stato costretto a mentire pensavo che nessuno mi avrebbe creduto”
— Carlo Bonini (@carlobonini) 8 aprile 2019
«Non era facile denunciare i miei colleghi. Il primo a cui ho raccontato quanto è successo è stato il mio avvocato. In dieci anni della mia vita non lo avevo ancora raccontato a nessuno – dice – Chiedo scusa alla famiglia Cucchi e agli agenti della polizia penitenziaria, imputati al primo processo. Per me questi anni sono stati un muro insormontabile”.
Il caso Cucchi, il generale Nistri scrive a Ilaria: ‘Si faccia piena luce’ La sorella del giovane morto: “Bellissima l’ipotesi che l’Arma sia parte civile sul depistaggio” https://t.co/MVRcNOLVvP #cucchi #ANSA @_Carabinieri_
— maurograsselli (@MauroGrasselli) 8 aprile 2019
Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto di Cucchi e calunnia assieme al maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l’arresto di Cucchi la notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009.
C’è poi il carabiniere Vincenzo Nicolardi accusato di calunnia con gli altri due, nei confronti dei tre agenti di polizia penitenziaria processati a conclusione della prima inchiesta e sempre assolti.