Non basta un Toy Boy e il ritorno di un tecnico pieno di gloria a recuperare la distanza italiana dall’Europa. Per la corsa all’oro occhi a San Siro
FALLI DA DIETRO – 33A GIORNATA
Salvate il calcio italiano.
Quarantaquattro gatti festeggiano il Piazza San Carlo un filOTTO che non fa notizia.
Il resto della tifoseria resta a casa. A ruminare la delusione europea che era il vero obbiettivo della stagione.
Salvate il calcio italiano da scudetti assegnati prima di cominciare
Dalla noia di una squadra fortissima nei singoli, ma che sviluppa nel collettivo un calcio inguardabile.
Salvate il calcio italiano. Dalla prepotenza di una società a una distanza economica e politica siderale rispetto alla concorrenza. E restituiteci un campionato con una più equa redistribuzione – per così dire – degli errori o delle “attenzioni” della classe arbitrale.
Attenzioni che si esaltano e trovano il culmine più evidente ed esilarante nel giorno della festa. E’ Sabato Santo e il direttore di gara prescelto si chiama Pasqua. Commovente.
Una più equa redistribuzione degli errori o delle “attenzioni”. Nulla cambierebbe . Incolmabile resterebbe il divario tecnico. Ma cambierebbe l’aria. E la leggerezza del cuore.
E se Benatia va espulso, che sia per una volta espulso. Se Alex Sandro atterra Zaza in area, che sia per una volta rigore. Se Saponara segna un goal allo Stadium, che sia per una volta goal.
Salvate il calcio italiano. Da un sistema che consente a una società inattaccabile di esibire impudente e impunita scudetti già revocati dalle istituzioni. Salvate il calcio italiano da bilanci gonfiati e plusvalenze farlocche. Finché c’è ancora tempo e prima che tutto bruci come brucia una Cattedrale sbranata dal fuoco.
Poco da festeggiare a Torino. Poco da raccontare altrove.
Non basta un Toy Boy e il ritorno di un tecnico pieno di gloria a recuperare la distanza italiana dall’Europa.
La delusione di giovedì e la brutta sconfitta di Pasquetta contro la Dea porta ad affrettati bilanci anche sul Golfo.
Contro Gasp il rognoso non la chiudono quando dovrebbero.
Poi entra uno Ilicic straripante che fa la differenza. Mentre la squadra si squaglia sotto una pioggia ostile.
Si finisce malamente con i fischi dello sparuto pubblico infastidito per la festa negata.
Ora resta un mese alla fine e sarà dura. Preoccupa la salute di una squadra in irreversibile crollo verticale sia fisico che mentale.
Ma è ancora troppo presto per i bilanci
Il Mister dalle mille vittorie non avrà fatto miracoli. Ma alla fine ha condotto un collettivo non suo, con un’identità di gioco difficile da smaltire, a un risultato tutto sommato onesto. Pur distante anni luce dagli Invincibili.
Ha regalato illusioni in un ottobre sfavillante. La vittoria inattesa contro i Reds di Klopp capolista in Premier, subito replicata dalla fulgente notte parigina.
Poi solo gradini di inesorabile discesa.
L’uscita sfortunata dalla Champions. L’addio del capitano silenzioso ma presente. Gli equilibri di spogliatoio instabili. La leadership dell’Imperatore Nero ingombrante per qualcuno. Il sogno parigino di Allanaladin. I malumori del Pibe di Fratta. Il mercato di gennaio solo in uscita. Al quale il mister non si oppose. E questa sì, fu una colpa. Una preparazione atletica discutibile.
Gradini in discesa. Fino alla sfida con i Gunners mai giocata. Fino al posticipo di lunedì mal giocato.
Troppo presto per bilanci.
L’estate ci dirà di più. Sapremo in estate come Re Carlo costruirà una squadra finalmente sua, sfrondando un gruppo ormai giunto al naturale esaurimento di un ciclo.
Poco da raccontare altrove.
L’evento più emozionante della stanca giornata pasquale è il calcio in culo che Serghei assesta a Stepinski dopo un duello a centrocampo. Aquilotti in dieci e sconfitta contro i retrocessi Pandoro. Risultato che compromette la corsa all’oro dei bianco-celesti.
E chissà se fa rizzare i capelli a qualche avventuroso scommettitore.
Per la corsa all’oro occhi a San Siro
Il Faraone regala il goal più bello. Azione personale, poi improvvisa conversione al centro dalla sinistra e magia a giro sul palo lontano. Risponderà nel secondo tempo Perisic, di testa. E sarà pareggio.
Un punto ciascuno, per entrambe prezioso. Si avanza piano ma si avanza, insomma. Sun-Inter a consolidare il terzo posto. Sangue-oro a confermare il quinto.
Emilio Audero Mulyadi è nato 21 anni fa a Mataram da padre indonesiano e madre italiana. Allievo di Michelangelo Rampulla, si fa notare presto per le sua qualità. Tanto che in Nazionale Under Di Biagio lo preferisce stabilmente a Alex Meret.
Ma al Dall’Ara non ne azzecca una. Un disastro a ogni intervento. Regalando tre punti ai dotti.
Oro colato per il ceffo Sinisa dalle Huevas de oro, guardando a Empoli, Udinese e Grifoni che ne fanno uno in tre.
I Grifoni lasciano le penne a Marassi contro il Toro non bello ma solido ed efficace di Mazzarri.
Goal classico dell’ex Ansaldi, poi sugli scudi Salvatore Sirigu con due interventi spaziali.
Sirigu è un successo tutto personale di Petrachi. Lo ripescò a Pamplona fra i pali dell’Osasuna quando sembrava destinato a un irrimediabile tramonto. Lo prese quasi gratis e lo portò via. Oggi è lui il miglior portiere del campionato.
Ormai i granata ci credono. Si candidano anch’essi all’Oro d’Europa. Sabato al Filadelfia, per la partita che i tifosi definiscono la più importante degli ultimi vent’anni, c’è il Milan del Pistolero. Se si vince è quasi Champions. Pasqua. Quel pistola di Salvini sui social armato. Oro, incenso e mitra.