Dallo show punitivo in tv all’elogio in conferenza. In mezzo c’è stata la strigliata dell’Inter e di Marotta non a caso oggi elogiato dall’allenatore
L’elogio di Marotta
Tu chiamale, se vuoi, inversioni a U. In trentasei ore, il pensiero di Luciano Spalletti a proposito di Mauro Icardi è cambiato radicalmente. Dallo show punitivo andato in onda a Sky Sport subito dopo la sconfitta con la Lazio («Icardi meritava di non giocare, non è né Messi né Ronaldo, queste partite le abbiamo perse anche con Icardi») alla sviolinata di questa mattina nella conferenza alla vigilia di Genoa-Inter: («Domani è titolare, ha avuto la reazione giusta, dentro il contesto di una squadra vale più di Messi e Ronaldo messi insieme, soprattutto per noi»). In mezzo, c’è stato quel che hanno raccontato i quotidiani oggi in edicola, e cioè il liscio e busso di Marotta che non ha affatto gradito la performance televisiva di Spalletti che non a caso ha citato il dirigente in conferenza: «Quello svolto da Marotta è stato un lavoro determinante, chi ha voluto mettere le mie parole in contrapposizione ha dato una lettura distorta». Spalletti si è prontamente rimesso in riga.
Il linguaggio machista del tecnico toscano
Spalletti come al solito l’ha spiegata col suo linguaggio machista: «Domenica si è allenato da solo, ieri è venuto a prendere le randellate, a sudare con tutti. Ora lui ci crede nella maniera giusta, sa che non tutto dipende da lui. In ogni momento, in ogni istante bisogna stare dalla parte dell’Inter. E lui adesso lo è».
Ha parlato di confronto reale e non virtuale. Ma ha anche aggiunto: «Certo se la mediazione è stata chiesta per mettere delle condizioni diventa tutto più complicato, perché ad ascoltare c’è una squadra, una tifoseria e per ultimo un allenatore. E sono componenti che hanno cuore e orecchie, e quindi un valore. Icardi è sì un giocatore fantastico ma con la goccia di sudore sulla tempia».
Ha anche detto: «Ha pagato quello che doveva pagare. Icardi non solo può aiutare l’Inter, ma può trascinarla. Deve però starci dentro, non a dieci chilometri di distanza sennò si fa fatica».