Intervista a Le Parisien: «Le sue dichiarazioni sono violente quanto i buu razzisti. È come se avesse detto che i neri se lo meritano»
All’estero il caso è Bonucci
All’estero il caso Kean la fa da padrone. Le pagine di sport si occupano in maniera approfondita sia dei buu razzisti a Cagliari sia soprattutto delle parole di Leonardo Bonucci che nel post-partita ha parlato di colpe divise 50 e 50. In Italia, dove i quotidiani di solito sono densi di opinioni, sono stati piuttosto parchi nei giudizi sul difensore della Juventus e della Nazionale – che non una ma per ben due volte ha cercato di correggere il tiro sui social. All’estero è andata diversamente, come ampiamente descritto sul Napolista: sia sulla CNN sia sul Guardian. Ma gli esempi sono tantissimi.
Le Parisien, quotidiano francese, ha intervistato Lilian Thuram. Che sulle parole di Bonucci ha espresso lo stesso pensiero del Napolista: «Interessanti le sue dichiarazioni – ha detto con fare evidentemente sarcastico -, ha fondamentalmente detto quel che molti pensano: “I neri meritano quel che subiscono”. Persino un suo compagno di squadra dice che merita quei fischi e quindi che i tifosi possono continuare. La reazione di Bonucci è violenta come i buu razzisti. È come quando una giovane donna viene violentata e alcuni parlano del suo abbigliamento. È a causa di queste persone che non compiamo passi in avanti».
«Non è stupido»
Il giornalista gli chiede se Bonucci sia stupido.
Thuram, giustamente, non la pone sulla stupidità. «Bonucci non è stupido. ha una certa idea della società. I commenti di Bonucci sono vergognosi. Bisogna che siamo d’accordo sul razzismo. Questi buu sono il disprezzo nei confronti delle persone di colore, compresi i bambini».
Per Thuram, «Kean ha fatto bene a rimanere fiero e con la barra dritta nelle avversità. Cosa si deve fare per fermare il razzismo? Il contrario di quel che ha fatto Bonucci. I calciatori devono essere solidali con i compagni. La violenza che i calciatori di colore subiscono sul campo viene riflessa nella vita di tutti i giorni in tutto il mondo. Dovrebbe smettere di giocare, la realtà è che nessuno vuole farlo».
Thuram nega che sia un problema solo italiano.