Il no al progetto Agnelli è un passaggio politico importante. De Laurentiis ha capito che siamo a uno snodo fondamentale. L’ambiente è invece orgogliosamente nel Novecento
Un’intervista può contenere più notizie. Quella del Corriere della Sera (a firma Monica Scozzafava) a De Laurentiis ne contiene almeno tre. La prima è che il presidente del Napoli ha ben chiaro dove sta andando il calcio e sa bene che la partita che si giocando – la SuperLega – è una partita che può rivelarsi esiziale per il club. Come in quelle corse ciclistiche condizionate dal forte vento, il gruppo rischia di dividersi, di spaccarsi. E una volta dietro, diventa praticamente impossibile recuperare.
La tempesta di vento è cominciata e De Laurentiis ha capito che deve giocarsi tutte le carte per rimanere nel gruppo di testa, altrimenti per il Napoli sarà la fine dei giochi. È il concetto di cui vi abbiamo più volte scritto sul Napolista e che ieri è stato messo in luce nell’intervista ad Angelo Carotenuto. Il Napoli non ha un brand. Deve diventare la squadra dei napoletani non di Napoli. E deve aprirsi ai napoletani emigrati che hanno maggior capacità di spesa. Il Napoli e De Laurentiis lo hanno capito perfettamente. Il video Amazon con Ancelotti postino venne girato a Milano, non fu certo un caso. Il futuro del Napoli è quello.
La seconda notizia è che De Laurentiis è andato, per quanto garbatamente, all’attacco di Agnelli. E oggi a Madrid cercherà sponde, e non farà fatica a trovarne: il progetto SuperLega – essendo per pochi – piace a pochi anche se quei pochi sono i più ricchi. Ha capito che Agnelli vuole firmare la sua morte (non fisica, ovviamente). Per essere più corretti, il progetto della Superlega sarebbe la morte economico-finanziaria del Napoli. Napoli ne sarebbe fuori. Il Napoli non è la Juventus, non è Milano e non è nemmeno Roma. Sì, è un colpo al cuore per chi considera Napoli al centro del mondo, ma fuori non hanno la stessa idea.
La terza notizia è che De Laurentiis ha capito che questa è una battaglia deve giocare in prima persona e a livello nazionale. Con toni pacati e visione imprenditoriale. Concede un’intervista in cui dedica al Napoli tre righe. Ed è sacrosanto. Si sta giocando una partita decisamente più importante.
Partita di cui – ahinoi – tanti tifosi non hanno compreso la portata. E, quel che è peggio, non vogliono comprenderla. A loro non interessa, fanno i tifosi. Sono su un treno e non hanno capito che il macchinista vuole sganciare la loro carrozza. Mentre continuano a strepitare contro il capo della loro delegazione perché a loro avviso avrebbero diritto allo champagne anziché allo spumante (sia pure di alta qualità), rischiano di ritrovarsi fermi sul binario, nel deserto. E a quel punto, il problema sarebbe riuscire a trovare un po’ d’acqua.