Ha sbancato il box office, ma risulta una pellicola insufficiente
“Arrivederci professore” è il film che nella scorsa settimana ha sbancato il boxoffice. Merito della presenza del protagonista Jhonny Deep – le cui vicende personali hanno molto interessato i giornali di gossip. Alla visione il film lascia un po’ perplessi per tante ragioni che cercheremo di spiegare.
Richard Brown è un professore di ruolo in letteratura in un college esclusivo e gli viene diagnosticato un cancro. Ha un bella famiglia: Veronica (Rosemarie DeWitt), sua moglie è un’artista d’arte contemporanea, ed una bella figlia Olivia (Odessa Young). In realtà Richard svolge “un ruolo tranquillo nella tragedia che è il suo matrimonio” e sua moglie non riesce a ad accettare l’omosessualità della figlia. In compenso Veronica ha una relazione con il preside del College Harry. La notizia della malattia fa cadere questo velo di alcolica ipocrisia e Richard comincia nella sua vita di docente a vivere secondo i suoi dettami: decide di insegnare solo a chi ne ha voglia, di fare l’amore con chi gli aggrada, di dire ciò che pensa. La vicenda si strascina stancamente fino al redde rationem finale.
L’interpretazione di Depp è forse l’unica cosa che si salva nel film, insieme al dolore autentico dell’amico Peter (Danny Huston). Qualche somiglianza con “L’attimo fuggente” ha fatto gridare al già visto, ma io ritengo che l’insufficienza di questo film sia dovuta alla mancanza di un crescendo nella narrazione che è a tratti sincopata. Si salvano però molti dialoghi ed intuizioni, soprattutto si apprezza il contrasto tra la burocrazia che uccide nella sua forma senza vita, e la ricerca della “verità primordiale” che Richard tenta di capire. Il finale richiama una poesia di Yeats. (Nella prima parte del film il doppiaggio è fatto male, poi si riprende).