ilNapolista

“Il guerriero”, la biografia di Salvatore Bagni

“Penso che quest’anno il Napoli di ADL possa fare il passo avanti per vincere. Speriamo che sia l’anno giusto”

“Il guerriero”, la biografia di Salvatore Bagni

“Penso che quest’anno il Napoli di ADL possa fare il passo avanti per vincere. Speriamo che sia l’anno giusto”. Così Salvatore Bagni sulla terrazza di Villa Fondi De Sangro a Piano di Sorrento alla presentazione del suo libro-biografia “Il guerriero (edizioni Absolutely Free)” scritto con Ignazio Senatore.

La serata organizzata dall’ente locale e dalla libreria “L’Indice” di Luigi De Rosa è stata molto partecipata ed il primo pensiero è stato per il Napoli che sembra possa con James Rodriguez e Kostas Manolas rafforzarsi per la lotta scudetto. “Anche se io preferisco Lozano perché sono uno che va per la sostanza ed io mi fido del messicano”.

Poi spazio alla sua vita con molti aneddoti ricordando le sue origini tra la Sicilia – la mamma è di Gela – e la Correggio dove ha vissuto fino ai 18 anni e dove frequentava la stessa Parrocchia di Vittorio Tondelli. Un uomo figlio di un operaio che amava giocare a calcio e che ha vinto la timidezza nel rettangolo di gioco dove è cambiato in meglio dopo i ventiquattro anni. Il Carpi, il Perugia, eppoi l’Inter di Fraizzoli dove gioca ala destra alla Callejon, ma Bagni vedeva la porta. Rino Marchesi (il Lord) lo inventa mediano centrale e dopo il bisticcio con Pellegrini approda al Napoli nel 1984-85 e finisce terzo in campionato.

Poi l’anno del primo scudetto: “Quando abbiamo capito che lo avremmo vinto? Dopo i rigori con il Tolosa che sbagliammo io e Diego. Poi andammo con regolarità avanti vincendo scudetto e Coppa Italia (prima bisognava giocare una decina di partire per vincerla)”. Il rapporto con Maradona: “Non è stato un campione nella sua vita? Bisognerebbe conoscerlo per giudicare. In realtà lui si allenava più degli altri, ma amava fare le partitelle, Si allenava giocando”.

“La sua vita fuori dal campo? Noi della droga non sapevamo niente. Lui comunque è stato salvato dall’affetto della gente, perché ha sempre amato stare con gli altri”. Poi il ricordo della tragedia del figlio Raffaele morto in circostanze tragiche: “Ho lottato per andare avanti con la mia famiglia e, senza dimenticare, me lo porto nel cuore”.

Il profilo che viene disegnato dalla sua storia è quella di uomo che ha messo sempre al primo posto la famiglia e gli amici d’infanzia che ancora frequenta. “In campo mi divertivo e menavo calci: ma ne ho preso pochi io perché gli avversari mi rispettavano”. Rappresentante di un altro calcio che ora vive come consulente di giocatori stranieri insieme al figlio agente.

ilnapolista © riproduzione riservata