Caro Sarri ci rimane una storia quasi unica ma anche il rischio di non riconoscerti più (comunque vada). Come è già successo mercoledì sera con i tuoi discorsi sulla professionalità
Complimenti Maurizio! E grazie. Sei stato davvero gentile ad evitare il trasferimento dal Napoli ad un’altra squadra italiana già al termine della scorsa stagione. Speriamo non ti sia costato troppo, sia economicamente che personalmente, evitarci quel dispettuccio. D’altra parte, il triennio con il Napoli ha avuto un’importanza decisiva nel tuo percorso. Finalmente, con giocatori di livello alto, e con un paio di campioni presenti in squadra, hai avuto infatti l’occasione di farti notare in tutto il mondo. Merito tuo, certo, ma anche del contesto che ti ha scelto e ti ha letteralmente “ri-adottato”, a te che sei un toscano mezzo napoletano, creando per di più un vero e proprio sodalizio, umano e sportivo. Cose abbastanza rare nello sport.
E ancora grazie, anche per averci ricordato che i sentimenti ed il rispetto verso la città e verso i tifosi non mancheranno mai. Fai bene a precisarlo, vista l’aria che tira. Forse credevi che noi avremmo potuto dimenticarcene?! Ma no, stai tranquillo, anche noi ti vorremo sempre bene, e ti rispetteremo.
E grazie infine per la dedica. Ma come sai, vincere qui da noi non è “l’unica cosa che conta”. Per essere contenti ci è bastato capire, a cominciare da quel Napoli – Sampdoria 2-2 di quasi quattro anni fa, che con te avremmo visto un grande calcio, e che tu avresti fatto di tutto per andare fino in fondo. E poi, diciamoci le cose come stanno, in realtà abbiamo vinto e come. Lo scudetto era nostro, dei napoletani e tuo. E quaggiù nel golfo noi stiamo ancora a domandarci chi mai sarà stato quel “birbacchione” che ce lo ha soffiato. Anzi, se tu per caso sai qualcosa in proposito?! Qual è il nome del fantasma che vi ha derubato di tutte le speranze in quel benedetto albergo di Firenze?!
Ci resta giusto una piccola incertezza, a proposito di quel discorso sulla professionalità, che potrebbe portarti in direzioni imprevedibili, anche proprio lì, dove i sentimenti e il rispetto di cui parli non sono tanto di casa, almeno non verso di noi. Ricorderai bene l’accoglienza ricevuta un anno fa, alla quale tu reagisti con un certo fastidio, e per la quale quasi tutti urlarono alla tua inadeguatezza. Cosa pensava mai di fare quell’allenatore di tuta e barba incolta vestito, quel tipaccio pieno di insolenza e parolacce, che da del “frocio” al collega con la sciarpetta di cachemire e si tocca i cabasisi in conferenza stampa per scaramanzia?! Aveva mica intenzione di vincere il campionato?! Piuttosto che lasciartelo fare, caro mister, avrebbero probabilmente lavato col fuoco anche te!
Ti salutiamo Maurizio. Da condividere, comunque vadano le cose, ci rimane una storia quasi unica. Quella di una squadra forte, che per poco non è diventata leggendaria. Ma dentro quel “poco” c’era uno spazio enorme che purtroppo ha occupato qualcun altro. E allora speriamo che la faccia dell’occupante un giorno non finisca per coincidere proprio con la tua. Che poi alla fine rischieremmo addirittura di non riconoscerti più. Un po’ come è accaduto mercoledì sera, ascoltando le tue parole. Forse dipende dal fatto che la faccia hai cominciato a trasmutarla (perderla?) già. E infatti, come vedi, ci hanno divisi già. E, di nuovo, hanno vinto già!