Una risposta a Zambardino. Sarri non ha scelto di fare il capopolo. Si è ritrovato a cavalcare l’onda ma lo hanno scelto la città e i tifosi
![Sono un sarrista deluso e amareggiato. Ma sono stato onesto (forse ingenuo) Sono un sarrista deluso e amareggiato. Ma sono stato onesto (forse ingenuo)](https://www.ilnapolista.it/wp-content/uploads/2017/10/sarri-ciambelli-8.jpg)
Caro Vittorio, ti voglio bene e per questo ti scrivo dopo essermi imbattuto nella tua geniale lettura del momento sarrista partenopeo.
Imbarazzante, senza dubbio, per coloro i quali ne hanno fatto una cieca fede senza badare troppo alla sostanza. Ti scrivo da sarrista, innamorato cioè dell’idea soggettiva che mi sono fatto della filosofia calcistica dell’allenatore e dunque da tifoso del Napoli deluso ed amareggiato. Concordo su tutto tranne che su un aspetto. Io sono stato onesto, meglio dire ingenuo, poiché ho creduto fermamente nel romantico ritorno di un simbolo anti-eroe, che vuo ffà sono amante di certe sfumature. Sempre amato l’Arturo Bandini di Fante piuttosto che il conte di Montecristo, cosi come del cinema neorealista italiano mi hanno sempre fatto impazzire. De Sica e Visconti anziché il borghese Rossellini.
Ed in questo scenario che mi sono immaginato, Sarri mi appariva come un sciuscià che riscattava noi creduloni atipici, che l’unica puzza sotto al naso di cui ci vantiamo, è quella della monotona successione di eventi preconfezionati. In questo contesto, l’immagine di Sarri mi sembrava adatta ad ergersi a rappresentante unica, e divina. Tuttavia, dei sarristi, sono stato forse uno dei pochi a non mettersi in una ignorante trincea a sparare contro Ancelotti. Siamo d’accordo, la faziosità ha raggiunto livelli grotteschi, e si è passati in due anni in un baratro sempre più simile alla caduta del Pci, cioè da compagni, a moderati, a democristiani, solo che loro ci hanno impiegato più tempo, ma solo formalmente. Sarri è quello che ha meno colpe, in questa tarantella, ed è quello che ha dimostrato di essere, come ogni allenatore che sceglie di fare questo mestiere. Ambizioso e calcolatore.
Io non rinnego però, l’emozione che ci ha regalato per tre anni, e l’entusiasmo che ha saputo mescolare e regalare ad una città di urlatori, diffidenti ed innamorati, persi, incondizionatamente, innamorati della propria squadra. I capipopolo non scelgono di essere capipopolo, ma vengono eletti dalla gente, e di questi tempi converrai che la gente dimostra di averne poco di capacità in quanto a scelte di leader politici, e pertanto lui si è ritrovato a cavalcare l’onda, a dire ciò che voleva sentirsi dire il popolo del tifo, ad incendiare la piazza inneggiando contro il nemico comune. Ecco, in questo più che in altro mi ha deluso, nel suo disonesto giudizio sulla Juventus e la sua società. Qui ha perso, qui ha lasciato il bancariello dei sciuscià per accasarsi di diritto nei freddi salottini borghesi; qui è passato dall’essere un geniale Arturo Bandini, ad un commerciale, e anonimo personaggio alla Fabio Volo.
Caro Vittorio, ti voglio bene, e il titolo del mio libro resta, ma la Musica di Sarri si fermerà al primo album, in fondo anche eccezionali musicisti, cantanti, col successo talvolta diventano commerciali e senza qualità.