ilNapolista

Dialogo tra Montalbano e Livia sull’amuri e sul matrimonio

Montalbano non fu mai così cuntentu di sentire Catarella, di andare ad una riunione del quistore, di mettersi sulle tracce del latitanti più anziano…   

Dialogo tra Montalbano e Livia sull’amuri e sul matrimonio

Il bus blue mare era appena sbucato dal tornante che immetteva secco sulla piazza Garibaldi del paisi e Montalbano era stranamente già lì ad aspettare che la sua zita Livia, scinnesse, per riabbracciarla, doppo che non si vidivano da du mesate.

Montalbano: “Livia, hai viaggiato bine?”.

Livia: “Salvo, benissimo. L’aereo a Punta Raisi è arrivato in perfetto orario. Ma ti trovo molto sciupato, Adelina non ti sta preparando niente di sostanzioso?”.

Prima sciarriatina senza neanche scendere dal predellino dell’autobus. Livia non si pigliava con la fimmina di casa di Montalbano, la mite Adelina che gli tiniva in ordine l’abitazione a Marinella e che gli lasciava in forno paste ‘ncasciate che avrebbero fatto risuscitare i morti in vivi.

Giunsero a Marinella e l’odore della rena e delle onde del mare che già presagivano l’Africa puliziò i pinseri mallitta e i due ziti maturi pensarono bene di consumari l’armistizio con una bella sessione sul lettone in ferro battuto.

Doppo l’amuri Montalbano pensò bine di fumarisi una sigaretta, sul caffè ristretto, che si era priprato con la consueta dovizia, seduto sulla verandina che guardava l’orizzunta.

L: “Allora Salvo?”.

M: “Allura chè, Livia?”-

L: “Dico, allora per aprire una discussione… “.

M: “Ah, allura!”.

L: “Senti Salvo vuoi smetterla di recitare la parte del siciliano e si può finalmente parlare distesamente… “.

M: “Io non recito nisciuna parti; io sicliano sugno”:

L: “Salvo, Salvo… Io intendevo fare quattro chiacchiere con il mio compagno: lei, commissario, me lo concede?”.

M: “Ma pirchì avimmo fari quattro chiacchiri, Livia? Taliamoci il mari e doppo ci preparamo e ce ne annamo a magnirisi qualichicosa da Enzo. E’ ragiunata come pinsata?”.

L:“Salvo, basta! Non fare il bambino: qui dobbiamo parlare di cose serie!”.

Montalbano principiò a biastimare a bassa voce per non farisi sentere dalla zita, ma quando Livia incornava non c’ira nenti da fare.

M: “Va bine, parliamo, ma di cosa?”.

L: “Salvo non fare il pesce nel barile, tu sai benissimo di cosa dobbiamo discutere. Io oramai viaggio ai confini della menopausa e tu – “Salvo mio” – ha già attraversato da tempo i confini di un’antropausa caratteriale che da quello che mi racconta Mimì rasenta la misantropia acuta…. “.

M: “Ma che minchia rasenti, Livia! Eppoi perché quel curnutazzo di Mimì non si liscia le sue di corna?”:

L: “Montalbano, ti pregherei di non parlare in questo modo di Mimì che è un nostro caro amico e che ti vuole un bene immenso e che per te ha un’ammirazione che confina con l’emulazione.”.

M: “Ma di quali emulazioni vai blatirando? Tu mi dici che dobbiamo parlari di noi e tu me parli di Mimì!”.

L: “Va bene, parliamo di noi: possiamo continuare a fare questa vita da ziti quando io ho passato i quarant’anni e tu hai già oltrepassato i sessanta?”.

M: “In primisi tu dimostri trent’anni, massimo. Io poi non ho attraversato un bel niente perché sessant’anni li faccio tra qualche anno ed anche se li avessi già compiuti me li porto una billizza. Ho delle analisi pulite ed il mio corpo nonostante qualche acciacco dovuto al servizi risponde ancora bine”.

L: “Nascondersi gli anni è infantile, Salvo, comunque resta il fatto che noi una legittimazione del nostro rapporto la dobbiamo trovare.”-

M: “Ma di quali ligitimazioni vaniggi? Noi stiamo benissimo assieme così: il prublema è la distanza: pirchì tu vivi a Boccadasse ed io a Vigata e mi sembra che nisciuno dei due voli rinunciari alla su vita”.

L: “Io so bene che la situazione lavorativa è di difficile soluzione, ma alludevo alla possibilità, stando così le cose, di regolamentare davanti alla legge degli uomini la nostra unione”.

M: “E, tu, Livia mia, mi pariva facissi l’architettu, ma ora stai parlando come un piemme in un’ordinanza o come un parlamintari in parlamentu”.

L: “Ma quali giudici e quali politici, Salvo, io ti sto parlando della nostra vita asssssiiiiieeeemme!”.

Seconda sciarriatina in appena tri orate: recordi nazionali? No, minagge sulito come se del resto fossimo già nsurati da timpo” (pinsò internamenti Montalbano, ma si tenne quel pinsero sottotraccia come si faciva negli anni ’70)”. Comunque ora la situazione era di tregua armata pirchì si stavano priparando per andare da Enzo a mangiari e tra le regole non scritte del loro rapporto c’era quella che non ci si potesse rovinare il mangiarisi.

Ritornati dalla mangiatina sirale da Enzo, Salvo e Livia rompono la tregua e davanti ad un amaro locale ritornano sui motivi del contendere. Principia Livia.

L: “Ché poi quello che chiedevo io era una cosa semplice Salvo: assumersi le proprie responsabilità istituzionalizzando la nostra coppia”.

M: “Ma pirchì simo una coppia clandistina?”.

L: “Salvo con te non si può fare un discorso serio: tendi a ridicolizzare tutto. Io non so proprio come prederti a volte”.

M: “Livia l’aggittivo sirio lascialo utilizzare ai politici. Io non riesco a capire perché vuoi che noi rendiamo pubblico con una cirimonia un rapporto che più solare non esiste: noi al di là di qualche sciarriatina che è una costante di noi esseri umani ci vogliamo bene e ci desideriamo. Io sinceramente non riesco a capacitarmi che tu voglia la forma come forma”.

L: “Montalbano intanto ti faccio notare che hai parlato quasi interaramente in italiano tranne qualche intervallo in vernacolo, forse stai cedendo… “.

M: “Sinti Livia… “:

Montalbano viene interrotto dal suono del telefono.

M: “Montalbano, sugno, chi è che scassa?”.

Catarella: “Dutturi, dutturi, scusasse. La chiamai anche in tarda sira pirchì il questuri convocò una riunioni urgenti per la cattura del latitanti più anziano… “.

Montalbano non fu mai così cuntentu di sentire Catarella, di andare ad una riunione del quistore, di mettersi sulle tracce del latitanti più anziano…

 

 

 

 

 

 

 

 

ilnapolista © riproduzione riservata