Sul CorSport: “Su di lui un vero plotone d’esecuzione, in assenza di cause che lo giustifichino. A meno che “la causa” non sia lei, la ragazza di nome Wanda e le sue note esuberanze”
Sul Corriere dello Sport
Giustamente il Corriere dello Sport, con Giancarlo Dotto, si sofferma su un atteggiamento a dir poco assurdo del calcio italiano. Che ha emarginata e sta trattando come un reietto Mauro Icardi.
Giancarlo Dotto scrive:
Su Mauro Icardi è caduta una specie di fatwa. L’ultimo anatema, in ordine di tempo, quello di Arrigo Sacchi. Che, nella sua più recente lectio magistralis, fa pollice verso all’indirizzo del ragazzo di Rosario, la Croce Rossa fatta calciatore di questi tempi, additato come “lo specialista” che dannerebbe il calcio totale oltre che l’ispirazione di Cristiano Ronaldo. «…Gli acquisti devono corrispondere a valori morali e caratteriali» ammonisce severo Arrigo.
Dotto scrive “di un vero plotone d’esecuzione, in assenza di cause che lo giustifichino”.
A meno che “la causa” non sia lei, la ragazza di nomeWanda e le sue note esuberanze.
Ma il calcio italiano fa orecchie da mercante. Ammorba con inutili discussioni sulla parità calcistica – questo lo scriviamo noi – e di fronte a discriminazione così evidente, tace. Perché – lo scriviamo sempre noi – Wanda Nara sta sul piffero a molti. E lei sì ha messo becco dove le donne non possono: nel mondo degli affari. Altro che parità calcistica.
Brutalità autolesionistica
Ma torniamo a Dotto. “Ha fatto impressione la brutalità autolesionistica con cui Icardi, è stato accompagnato alla porta dal club che lo aveva eletto capitano a 22 anni, Mancini in panchina. Trattato come un appestato (…). Stiamo parlando di un ragazzo che, a 26 anni, ha segnato 135 gol in 252 partite. E lo ha fatto nel calcio di gran lunga più tossico per gli attaccanti”.
Dotto si chiede:
Plausibile davvero che il problema sia lei, la “Cosa” che gli gira intorno, l’Ape Regina che sottende destini e contratti di Maurito? Ci rifiutiamo di credere che club come Inter, Juventus, Napoli o Roma non siano in grado, per buona pace di Sacchi, di assegnare regole, delimitare confini, ge-stire insomma una coppia certo esuberante, forse un po’ patologica, non certo i Bonnie e i Clyde del calcio come da qualche parte vengono raccontati. Senza dover per forza usare la mazza ferrata. Ciecamente e, in questo caso, tafazzianamente.