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Ormeggio selvaggio nel golfo di Napoli: tremila barche in seconda e terza fila

Reportage de La Stampa. Perdita di 9 milioni di euro per le casse pubbliche. Più camorra e più inquinamento. Legambiente: «Non riusciamo nemmeno a pulire le spiagge»

Ormeggio selvaggio nel golfo di Napoli: tremila barche in seconda e terza fila

Tremila barche ormeggiate abusivamente. Una perdita di 9 milioni di euro per le casse pubbliche (e a vantaggio della camorra) e una discreta quantità di inquinamento. E’ il bilancio del reportage che oggi La Stampa dedica all’ormeggio di barche nel golfo di Napoli.

L’ormeggio selvaggio interessa diverse zone del litorale partenopeo, dal Borgo Marinari di Santa Lucia a Mergellina, dal lungomare Caracciolo a Nisida-Coroglio.

Secondo Gennaro Amato, presidente dell’Associazione nautica regionale campana,

“Esistono oltre 5.000 imbarcazioni immatricolate e gli ormeggi a disposizione sono 3.800, è ovvio che oltre 1.200 trovano posto in qualche maniera non regolare”.

A queste vanno aggiunti i natanti sotto i 10 metri, ecco perché si arriva a quota 3mila.

Secondo l’Anrc la responsabilità è della Soprintendenza:

La Soprintendenza ha letteralmente ingessato lo sviluppo nautico e pensa che vietare la realizzazione, anche solo stagionale, di marine organizzate sia la soluzione migliore. D’altronde è stato persino negato il consenso a un salone nautico in programma a ottobre, ennesima dimostrazione che da noi il mare è un confine e non una risorsa”.

La Capitaneria di Porto fa quello che può. Pochi giorni fa ha scoperto che uno specchio d’acqua di 400 metri quadri era occupato in modo totalmente abusivo. La questione si è risolta, come sempre accade in questi casi, scrive il quotidiano, con la contestazione di diverse violazioni al Codice della navigazione e relative multe.

“Poca roba per chi si fa pagare anche 400 euro al giorno dai diportisti di passaggio e cinquemila al mese dai “capitani” autoctoni che nel weekend amano esibire le loro prue tra le isole del golfo, ovvero l’area che dopo quella di Hong Kong ha una delle più alte densità di traffico marino del mondo”.

Nella baia di Bagnoli, a ridosso della collina di Posillipo, la Procura, qualche anno fa, sequestrò 8.000 metri di litorale per occupazione abusiva. A Mergellina, nel 2012, un’inchiesta dei pm Corona e Woodcock portò al sequestro di boe e pontili nell’area di approdo degli aliscafi. Era implicato il clan Piccirillo. Prima di loro c’erano state altre cosche: gli Alfano, i Frizziero, i Lepre, i Pesce e gli Elia.

La presidente di Legambiente Campania, Maria Teresa Imparato, dice a La Stampa:

“In effetti il mare continua a non bagnare Napoli e, come ai tempi della Ortese, gli unici che possono davvero goderne sono i ricchi. Oltre gli ormeggi abusivi, fenomeno diffuso anche nel resto della regione, ci sono le tante emergenze che ogni anno sono evidenziate dai nostri dossier, come il “Mare Monstrum” appena reso noto. Un paradosso tra i tanti? L’aria più irrespirabile è quella vicina al mare, nel porto, per via dei traghetti e delle grandi navi, come quelle dove ora alloggiano gli atleti delle Universiadi”.

Agghiacciante ciò che dice la presidente:

“Quando ci chiamano le scuole per fare pulizia degli arenili dobbiamo dire di no perché le spiagge, come quelle di Bagnoli, sono interdette. Troppo grave l’inquinamento della sabbia, compresa quella dei fondali”.

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