Mercoledì Antonio Conte compie 50 anni. Oggi Il Giornale gli dedica un’ampia pagina. Da simbolo Juve ad anti-Mourinho. E in mezzo una carriera da vincente e quella volta che lo inseguirono dopo un torneo di calcetto

Mercoledì Antonio Conte compirà 50 anni e oggi Il Giornale gli dedica un’ampia pagina a firma di Guido de Carli, che ripercorre la sua carriera e racconta anche degli aneddoti divertenti.
Ai tempi della Premier quando era al Chelsea, Mourinho, allora tecnico dello United disse di lui:
“In panchina si divincola come un pagliaccio”.
Oggi che all’Inter il confronto con Mou è quasi inevitabile.
La conferenza stampa di presentazione
De Carli definisce la conferenza di presentazione di Conte all’Inter “una delle meno banali degli ultimi anni”.
Il tecnico si è dato l’uno per cento di possibilità di vincere ma ha anche detto che se la giocherà fino alla fine.
“Era un avviso ai ragazzi, sono in tanti, gioca chi suda”.
Conte non tollera pause, “finge di accettare gli errori ma poi se il traduttore sbaglia e non capisce niente, si gira e gli ruggisce in faccia fino a farlo cadere dalla sedia”
Il litigio con il traduttore
Come successe alla conferenza stampa di vigilia con il Newcastle, agli sgoccioli della sua esperienza al Chelsea, quando gli inglesi, per evitare di trovarsi di fronte la sua ira, ne parlarono per una settimana titolando “Simpatico siparietto fra Conte e il traduttore”.
Una “carriolata di trofei” quelli che ha alle spalle, sia da giocatore che da tecnico, eppure “adesso maschera e dice che ha poche certezze”.
Accanto a lui, in conferenza stampa, Marotta disse, sorridendo per la prima e unica volta in tutta la conferenza:
“Conosco i suoi pregi, e anche i suoi difetti. Tutti li abbiamo, anche lui”
L’investitura di Sala
E infatti lo conosce bene. Fino a poco tempo fa si odiavano, poi il sindaco Sala ha detto che “magari saranno proprio due juventini a riportare in alto l’Inter, una specie di investitura, e dietro c’era la fila dei tifosi allineati e coperti a strizzare gli occhi e stringere i pugni”.
“Conte lo batti, nessuno è invincibile, ma se ci riesci hai fatto un’impresa, è stata così tutta la sua vita nel calcio”
Uno così è difficile da digerire ma “si porta dietro l’esatto opposto della grande contraddizione bauscia, lui dove è andato ha vinto senza guardare in faccia nessuno, ha tirato giù la testa e ha pedalato, come gli piace dire”.
Quando lo volevano bastonare
Tanti gli aneddoti che lo riguardano, come quello di quando era sulla panchina del Bari, dopo essere stato calciatore nel Lecce. Una sera vinse un torneo di calcetto vicino Lecce e “tre energumeni armati di bastoni lo inseguono fino a casa per prenderlo a mazzate, salvato dagli amici e dalla Digos”.
Una vita tra gloria e vergogna
Al Siena gli successe di tutto. 1 anno e 3 mesi per l’inchiesta sul calcio scommesse. Diventati poi 4 mesi con il patteggiamento. Poi una denuncia per frode sportiva: assolto tre anni fa.
“Una vita in equilibrio fra la gloria e la vergogna con risvolti gossip”.
Il Giornale scrive che secondo tanti l’Inter stia inseguendo lo stile Juventus,
“cosa che manda in bestia, pare invece che sia più il progetto De Laurentiis a piacerle, un grande allenatore come Ancelotti e zero acquisti esplosivi nel primo anno, per ora ci siamo, anche se Conte si aspetta il botto subito, sembra che si guardi attorno e si chieda dov’è che stiamo andando, dov’è il progetto?”
La questione Icardi
Una sola cosa per ora è certa, l’esclusione di Icardi, “primo giocatore al mondo sul mercato per eccessiva esposizione mediatica della moglie”.
Conte ha detto che la decisione è stata della società e che l’allenatore ha fatto solo corpo unico, ma lui
“è uno che se vuole prende Icardi per un orecchio e gli dice tu adesso fai questo e quest’altro altrimenti ti spedisco a calci a Rosario a riabbracciare i tuoi cento delinquenti e poi stai fuori e resta fuori, perché se non rimani fuori ti faccio fuori”.
Una cosa è certa, conclude l’articolo,
“se l’Inter non vince neppure con lui può chiudere baracca e burattini per un po’, adesso fa 50 anni e si aspetta il regalo, magari Josè lo chiama e gli fa gli auguri. Giusto per ricordargli che prima lì c’era lui”.