Voleva essere lui a liberare le caretta caretta in mare, non andò così. Si incazzò moltissimo. Noi eravamo in campeggio, sentimmo un elicottero. Poi, la sera dopo, uno di noi chiamò a casa
L’estate del 94, a Lampedusa: lasciammo Domenico Modugno infuriato col Wwf (e non lo vedemmo più)
Andammo a Lampedusa senza consapevolezza. Ignari di assistere a un episodio a suo modo storico. Andammo a Lampedusa più o meno così, perché ci venne. Era l’estate del 1994. Nello stesso giorno di quell’anno, il 27 marzo, noi tifosi del Napoli provammo un brivido da Viagra, uno di quelli inattesi, cui non eravamo più abituati. Non stiamo qui a dilungarci, lo fece Di Canio contro Maldini e Baresi. E la sera le urne produssero l’incubo dell’Italia che ancora oggi continua a ritenersi geneticamente superiore.
Quell’estate del 94, le tv delle case di Lampedusa rilanciavano lo spot governativo “fatto!” che con molto senso dell’equilibrio veniva più o meno equiparato ai campi di Dachau.
Il condor Agostini
Ma noi andavamo in campeggio. Due tende. Molto relax. La tensione calcistica era improntata al realismo, il Corriere dello Sport nemmeno tutti i giorni. Quell’anno il Napoli acquistò come centravanti il Condor Agostini. Era un programma di governo. In panchina, per il dopo Lippi, arrivò Guerini che poi durò sei giornate e fece spazio a Boskov con cui almeno ci divertivamo.
La vita era quella di campeggio. Mi sa che noleggiammo due motorini. E scendevamo all’isola dei conigli dove sulla spiaggia era stata costruita una villa di un certo rilievo. Da lì, ogni giorno, verso le 18, usciva un’automobile che arrivava fin dove poteva. Si fermava. Un uomo scendeva, apriva lo sportello e ne prendeva in braccio un altro – di uomo – e lo portava fino a mare. Una volta in acqua, quel signore che aveva fatto la storia della canzone italiana, cominciava a nuotare senza sosta fin quasi a sparire all’orizzonte. Non scherziamo. Tornava almeno un’ora dopo.
Domenico Modugno e la liberazione delle tartarughe
Il chiacchiericcio di paese, cui comunque non prestavamo particolare attenzione, narrava di una lite annosa tra Domenico Modugno e il Wwf. Per quella villa, per l’abusivismo edilizio, per la contaminazione dell’ambiente preferito dalle tartarughe caretta caretta che lì andavano a depositare le uova. A Lampedusa le tartarughe caretta caretta incombono, sono argomento di conversazione. Anche per chi, in fondo, non se ne frega assolutamente nulla.
Un giorno, proprio il 6 agosto del 1994, all’Isola dei Conigli era prevista la liberazione in mare delle tartarughe Caretta Caretta che erano state curate in un ospedale attrezzato dal Wwf. Che facciamo, aspettiamo? Ma sì, tanto l’approccio mentale è quello degli anziani fuori al bar. Le tartarughe piacciono. Aspettiamo.
Nel frattempo, dalla villa, era arrivato – stavolta sulla sedia a rotelle – il monumento della canzone italiana. Faceva sempre un certo effetto vederlo lì. Sembrava sorridente. Cominciavano a radunarsi un po’ di persone. Ecco quelli del Wwf. Era uno strano spettacolo, tutti dietro le tartarughe. Che dopo una preparazione un po’ affannosa, modello Palio di Siena, venivano liberate. Con la coda dell’occhio riuscimmo a notare che in prima fila c’era sempre Domenico Modugno. Poi fummo sopraffatti dagli eventi.
Domenico Modugno si incazzò
Le tartarughe vennero liberate, il Palio era partito. E la folla le seguì. E scoprì, innanzitutto, che le tartarughe non sono per nulla lente. Nemmeno sulla spiaggia. In mare, si sa. Tuffi, rincorse. Qualcuno scattava fotografie. I telefonini non c’erano, i selfie con le tartarughe ce li risparmiammo. Tornando sulla spiaggia, però, trovammo un altro spettacolo. Domenico Modugno urlava, urlava a più non posso. Era imbufalito. Ce l’aveva con quelli del Wwf. Frasi del genere “i soliti traditori, sapevo che non dovevo fidarmi di voi, eravamo d’accordo che la prima tartaruga l’avrei appoggiata io sulla sabbia”. Anche con frasi più colorite. Non si teneva. Era nero. Rosso a dire il vero. All’epoca il pettegolezzo era questo: pare che si fossero accordati come effettivamente lamentava Modugno ma la moglie, per timore che non reggesse il peso e che potesse fargli male, chiese a quelli del Wwf di rilasciarle direttamente. Chissà.
Non avevamo mai visto Modugno arrabbiato. Non avevamo mai visto Modugno, punto. Di certo quella sera era molto incazzato. Anche eccessivamente per il nostro mood da “vacanza a Lampedusa” col pensiero alla cena della sera. Qualcuno provò a raccontarci che si trattava di un dissidio lungo anni. Radio Lampedusa narrava che quella sera fosse stata la moglie a chiedere a quelli del Wwf di non mettere la tartaruga in braccio al marito per paura che l’animale fosse troppo pesante. Ovviamente non sappiamo se sia vero, non abbiamo indagato.
L’elicottero
Ricordiamo solo che quella sera, la sera di una vacanza del 1994 anno in cui Bill Gates era ancora un perfetto sconosciuto. Il campo era quello di tennis, o al massimo di bocce. Quella sera, verso le otto, saranno state le nove, diciamo mentre stava bollendo l’acqua della pasta (“mi raccomando, apri anche il secondo pacco”), distrattamente udimmo il rumore delle pale di un elicottero. Sguardi interrogativi che morirono al momento del colapasta.
Era l’estate del 1994, l’indomani evidentemente fu giorno no per l’edicola. Non ricordo se tornammo all’isola dei conigli, forse andammo in barca. C’erano le cabine telefoniche. E Roberto accompagnò Rosaria a chiamare la madre. Ci fu un tempo in cui si chiamava casa alla cabina telefonica. Quegli aggeggi che i bambini oggi indicano per strada: “Che sono quelle?”. Non c’era da chiedere che ha fatto il Napoli. Nemmeno per le amichevoli. C’era sempre il condor Agostini.
Al ritorno, Roberto disse: “Sai chi è morto? Non indovinerai mai”. E ci guardammo. E pensammo che nessuno avrebbe mai creduto a quella storia. E il giorno dopo, allora, tornammo all’isola dei conigli. Ma lui non uscì più da quella villa. E ci rimanemmo male.