La liberalizzazione selvaggia dell’albo degli agenti pone le basi di derive a dir poco pericolose. Come nel caso di Pastorello che gestisce gli interessi di Conte, Lukaku, Lazaro e Candreva

Sul Fatto Quotidiano, Paolo Ziliani torna ancora sull’argomento procuratori del calcio. In particolare sul loro strapotere. Ne aveva parlato già ieri, definendoli i veri top player, e lodando De Laurentiis che, resistendo alle loro pretese ha rinunciato a Pépé. Oggi li descrive come il quarto potere arrivando ad affermare che “Il calcio è ‘cosa loro'”.
Fino al primo aprile 2015, scrive Ziliani, la Figc vietava ai procuratori di rappresentare calciatori ed allenatori insieme. Il divieto nasceva da un palese conflitto di interessi.
La liberalizzazione selvaggia
Oggi, invece, c’è la liberalizzazione dell’albo degli agenti, “fatta in modo selvaggio”, che pone le basi di derive a dir poco pericolose.
E allora succede, ad esempio, che Federico Pastorello gestisca gli interessi di Antonio Conte, Romelu Lukaku, Valentino Lazaro e Antonio Candreva.
Il caso Pastorello
Fino a poco tempo fa, Pastorello assisteva solo Candreva, poi,
“dopo essere diventato l’agente dell’ex allenatore del Chelsea ha ottenuto in pratica il passe-partout per arrivare ai giocatori che desidera, o meglio, a quelli che desidera l’allenatore finito sotto la sua procura”.
Così, se Conte vuole Lukaku, Pastorello ha buon gioco nel convincere il bomber del Manchester ad affidargli la sua procura.
Conte vuole Lazaro? Pastorello, in quanto agente di Conte, convince l’agente del calciatore austriaco, Max Hagmayer, a trasferire in regime di “cooperazione” Lazaro dall’Herta Berlino all’Inter.
L’Inter vuole disfarsi di Candreva ma a Conte il calciatore non dispiace? Scatta “l’operazione mutuo soccorso tutta interna alla scuderia” e Candreva “diventa, d’incanto, titolare inamovibile dell’Inter in tutte le amichevoli estive passando da zimbello dei tifosi a idolo ritrovato”.
Alessandro Lucci e Montella
Per le nuove regole è tutto regolare. E Pastorello è solo uno dei tanti. Alessandro Lucci, ad esempio, agente procuratore della “WSA”, dopo aver assunto la procura di Vincenzo Montella, ha portato nei club allenati dal tecnico una serie di giocatori della scuderia: Badelj ( Fiorentina), Muriel (Sampdoria), Suso (Milan).
La Gea
La liberalizzazione dell’albo degli agenti ha riportato in vita la Gea, “la piovra dei procuratori “figli di” (c’erano i figli di Moggi, di Geronzi, di Tanzi, di Calleri, di De Mita) che manovrava centinaia di calciatori oltre a molti allenatori”. Bandita e dichiarata morta il primo agosto 2006, in pieno scandalo-Calciopoli, “la Gea (o quantomeno svariati suoi cloni) ha ripreso a vivere, nel sempre più disastrato, economicamente ed eticamente, calcio italiano senza che nessuno dicesse bah”.
Messi e CR7 a confronto, sono dilettanti
Questo è ciò che succede in Italia, ma nel mondo è un pullulare di agenzie. Una recente classifica dei procuratori con il parco-giocatori più ricco, mette ai primi cinque posti cinque agenzie straniere.
Prima la “Stellar Football” dell’inglese Jonathan Barnett, che gestisce calciatori per un valore di 1,11 miliardi di euro (tra cui Szczesny, Trippier, Andersen, Loftus-Cheek, Bale, tanto per citarne alcuni). Seguono la “Gesti fute” di Jorge Mendes (1,03 miliardi), la “Lian Sport” di Damjanac e Ramadani (681,7 milioni) e Mino Raiola.
“Secondo Forbes, nel 2018 il solo Mendes ha guadagnato di commissioni 100 milioni, Barnett 79,5 e Raiola 62,9. Per capirci, Messi ne guadagna 42 e CR7 31. Dilettanti, al confronto”.