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Zuchtriegel (Paestum): “Un museo deve fare ricerca, non può vivere solo di marketing”

Il direttore del Parco Archeologico intervistato da Il Fatto. Sugli scavi clandestini: “New York ha dei nostri reperti. I Musei non vogliono sapere o fingono di non conoscere la provenienza delle opere”

Zuchtriegel (Paestum): “Un museo deve fare ricerca, non può vivere solo di marketing”

Il Fatto Quotidiano intervista Gabriel Zuchtriegel, appena confermato alla direzione del Parco Archeologico di Paestum. Quattro anni fa, quando gli fu dato incarico per il primo mandato, fu il direttore più giovane di Italia. Da allora ha lavorato incessantemente ed ha avvicinato il Museo e gli Scavi al pubblico aumentando notevolmente il numero di visitatori.

Zuchtriegel non nasconde la felicità nel sapere di essere stato confermato.

“Così posso proseguire con quanto realizzato finora”.

La legge di tutela

Proseguire vuol dire, nell’immediato, spiega, ragionare sulla legge di tutela del 1957 e sul divieto di edificabilità e di modifica delle strutture che sono a un chilometro del sito.

“Quella legge del 1957 è stata violata migliaia di volte con abusi drammatici: è inutile parlare di valorizzazione e tutela se il paesaggio attorno è distrutto. Ciò compromette la fruizione e la valorizzazione, e di conseguenza viene meno la ricerca archeologica”.

Zuchtriegel si dichiara ottimista in proposito poiché

“il Segretario generale del ministero della Cultura, per la prima volta da sessant’anni, ci ha dato priorità e attenzione rispetto a questa problematica”.

Una miniera inesplorata

Il direttore racconta che Paestum contiene ancora tantissimi tesori inesplorati che aspettano solo di essere riportati alla luce. E’ solo di qualche mese fa il ritrovamento di alcuni frammenti di un edificio dorico, durante dei lavori di disboscamento attorno alle mura. Ora quei reperti sono restaurati all’interno del museo, davanti ai visitatori.

Musei e università

Zuchtriegel vorrebbe poter portare avanti la ricerca nel campo dell’archeologia, invece dice, è tutto in mano alle Università:

“La ricerca è affidata esclusivamente alle università e non ai musei: per me la pluralità sarebbe più importante, perché ognuno ha un proprio approccio. I musei sono istituti con competenze legate alla ricerca, ma queste competenze non vengono riconosciute dal Miur, così non possiamo candidarci per i progetti e i finanziamenti europei”.

E’ un problema grave, dichiara:

“Sono cambiati i tempi: un museo che non si occupa di ricerca è destinato a morire; non si può vivere solo di marketing”.

Ci tiene a chiarire che se i Musei avessero questa autonomia non entrerebbero in conflitto con le università:

“Sarebbe competizione, e la considero sana. E grazie all’Europa aumenterebbero i budget”.

Il personale ridotto

Zuchtriegel racconta anche dei mezzi a sua disposizione. I dipendenti, ad esempio, sono notevolmente ridotti rispetto al passato. Il personale è costituito da 80 persone a tempo indeterminato più gli stagionali:

“ma un tempo solo per i custodi erano 140”

Gli scavi clandestini

E poi racconta del grave problema degli scavi clandestini:

“Il fenomeno esiste ancora, per fortuna ridotto rispetto ai decenni 70 e 90. La colpa non è più solo dei collezionisti con villa e yacht, ma anche dei musei stranieri e pure importanti. Non vogliono sapere l’origine o fingono di non conoscerla. Al Getty di New York è esposto un Lisippo, al Metropolitan una lastra dipinta che arriva da Paestum e sull’etichetta è specificato solo “Campania””.

Racconta che la lastra è arrivata al Getty nel 1994, come acquisto da collezione privata, senza altra informazione, e aggiunge:

“Comunque ora c’è la questione Internet, che ha allargato il mercato parallelo verso oriente”.

“Non bisogna solo far parte del gregge”

Infine, qualche numero sui visitatori: con Zuchtriegel si è passati dai 300mila del 2015 ai 430mila del 2018. Un risultato che lo stesso direttore giudica positivo:

“ma non bisogna esagerare: chi entra in un museo deve avere la piena possibilità di goderne, crescere, avvertire l’esperienza culturale. Altrimenti si è solo parte di un gregge”.

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