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Il Napoli è forte. I novemila abbonamenti sono una sorpresa solo per chi non conosce la città

Chiuso il calciomercato, è ripartito lo sfogatoio. Ormai c’è un tifo rivendicativo. Avremmo gradito più coraggio in uscita, ma va bene così

Il Napoli è forte. I novemila abbonamenti sono una sorpresa solo per chi non conosce la città

Come ogni anno, a Napoli la chiusura del calciomercato coincide con la orwelliana giornata dell’odio per De Laurentiis. Il pappone e tutto quel che sappiamo da anni. È inutile ripetere le stesse cose. Conoscete il pensiero di chi scrive. Che per questo è accusato di ricevere assegno mensile dal presidente del Napoli.

Ci annoiamo a ripetere sempre le stesse cose. Siamo di fronte a una tifoseria che, con prezzi ribassati del 30%, non supera i novemila abbonamenti (cifra che ha consentito al sottoscritto di vincere numerose scommesse, ndr). A Firenze – Firenze – sono 25mila. A Milano, per la prima dei rossoneri, hanno superato 51mila spettatori. Senza dilungarci – ripetiamo, ci annoiamo – Napoli è la città del luogo comune elevato a notizia. Nel male, quasi sempre, e nel bene. La retorica del grande tifo di Napoli è una barzelletta. Oggi in città ha preso piede una forma di tifo rivendicativo. È una reincarnazione dei disoccupati organizzati. Un tempo si reclamava ’o posto, oggi si rivendicano la vittoria (‘o scudetto) e l’esborso di denaro: cacc’e sorde.

Da questo punto di vista, è stata a dir poco sorprendente la dichiarazione del Napoli di quest’estate, il puntare a 40mila abbonamenti. È stato come se la società fosse arrivata da Marte. Non sappiamo da chi De Laurentiis si faccia raccontare Napoli. Ma credere di sottoscrivere 40mila abbonamenti grazie al ribasso dei prezzi, vuol dire non aver compreso minimamente quello che è accaduto in città negli ultimi quindici anni. E che noi – nel nostro piccolo e col solito corredo di insulti – abbiamo raccontato nel corso di questi anni. Francamente non ci saremmo aspettati da De Laurentiis la mancata comprensione del fenomeno del papponismo. Se il Napoli decidesse di effettuare un servizio a domicilio gratuito per lo stadio con l’elicottero, sarebbero non poche le lamentele per l’eccessivo rumore del mezzo di trasporto.

Napoli è la città di Donn’Amalia di “Napoli milionaria”, ma oggi di Eduardo De Filippo all’orizzonte non c’è nemmeno l’ombra. Probabilmente sarebbe anche aspramente contestato. Accusato di tradimento ideologico. Oggi gli intellettuali – o presunti tali – elogiano il tramonto e il lungomare a loro dire più bello del mondo. Quest’è lo stato dell’arte. E all’orizzonte non c’è nulla di diverso.

Torniamo al campo. Il Napoli è forte. Sì, è una squadra forte. Si è rafforzato rispetto allo scorso anno. Non ha venduto nessun big (a dispetto di tutti i beninformati) e ha messo a segno almeno due grandi colpi: Manolas e Lozano. Per nulla inferiori a Lukaku e Barella. Ma il peso mediatico di Milano è diverso da quello di Napoli. A Milano un allenatore come Ancelotti sarebbe osannato – come è stato – un giorno sì e l’altro pure. Da noi viene considerato debole con De Laurentiis per convenienze personali.

Il Napoli avrebbe dovuto – per chi scrive – osare di più in uscita. Avrebbe dovuto completare la metamorfosi della squadra. Sì, avrebbe dovuto vendere Insigne. Ma non perché Lorenzo è un calciatore scarso, tutt’altro ovviamente. Ma perché arriva un momento in cui le strade si separano. Come accaduto all’Inter per tre calciatori tutt’altro che irrilevanti come Icardi, Perisic e Nainggolan. La nostra impressione è che per far giocare Insigne dove preferisce, siamo costretti a far giocare fuori ruolo uno come Fabian Ruiz. Poi, però, il mercato è fatto anche di occasioni. E, tra l’altro, non siamo Ancelotti, lui ne sa molto più di noi. E se il Napoli è questo, è perché lui è convinto che così sia competitivo. Come peraltro ha dimostrato anche in una partita balorda come quella di Torino. E non vediamo l’ora di ammirare il Napoli in grado di ribaltare l’azione e andare in porta, come accaduto a Firenze e anche allo Stadium sul secondo gol che secondo è il biglietto da visita del Napoli di Ancelotti.

La Juventus non è riuscita a vendere alcun esubero, dovrà probabilmente lasciare Mandzukic – e non solo – fuori dalla Champions. Ha una squadra anagraficamente abbastanza anziana. La stessa Inter ha comunque vinto due partite contro Lecce e Cagliari, non ha certo affrontato Fiorentina e Juventus. Eppure in città c’è chi ci dà già fuori dalla lotta scudetto.

Tornando alla disaffezione, dispiace per i calciatori e per l’allenatore. Farebbero bene a entrare nell’ordine di idee che è come se giocassero il campionato in campo neutro. Al San Paolo, tranne rare occasioni, sarà così. E poi nemmeno è vero: perché chi c’è, si fa sentire (tifosi organizzati in primis). Il calore lo troveranno in trasferta. I napoletani che hanno lasciato Napoli, hanno tutt’altro modo di dimostrare il loro attaccamento. Fuori Napoli non c’è un tifo rivendicativo. C’è il tifo. C’è la passione. Ma ormai anche questi discorsi sono ripetitivi. Se il Napoli giocasse a Londra, riempirebbe lo stadio senza difficoltà.

La realtà è che il Napoli ha una squadra molto competitiva, anche senza James. Uno dei progetti calcistici più interessanti d’Italia, e non solo. Un allenatore preparatissimo e innovativo nonostante la sua lunga esperienza. Chi ha voglia di godersi il Napoli, se lo goda. Per gli altri, pazienza. Possono serenamente proseguire nella loro attività preferita: lo sfogo perpetuo.

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