Il Corrmezz spiega bene la vicenda dello studente cui è stato vietato l’ingresso alla Alpi-Levi di Scampia. La preside: «Ma ho sbagliato a non parlare con lui»

Ieri il caso: alla scuola Alpi-Levi di Scampia la preside vieta l’ingresso a un ragazzo di 12 anni a causa dei suoi capelli: ha le treccine blu.
Oggi il Corriere del Mezzogiorno torna diffusamente sull’argomento con alcune dichiarazioni delle persone e istituzioni coinvolte e la vicenda sembra assumere contorni più nitidi. Innanzitutto emerge l’esistenza di un regolamento che pone limiti di acconciatura e abbigliamento e anche che la preside, prima di cacciare il ragazzo da scuola, lo aveva già ammonito del fatto che stesse violando una regola dell’istituto.
La preside, che elogia l’inclinazione del ragazzo verso la musica e la matematica, spiega di aver chiamato la polizia solo dopo essere stata aggredita dalla madre. E ammette di aver commesso un solo errore:
“Dovevo parlare io con il ragazzo. Dovevo trascorrere con un lui un po’ di tempo e tutto ciò si sarebbe evitato. Ma avevo le convocazioni a scuola ed ero presa da mille cose. Purtroppo è la mamma che ha deciso per lui”.
Il genitore, spiega, firma un regolamento quando iscrive suo figlio a scuola e il regolamento vieta le tinture ai capelli, gli orecchini, il trucco esagerato, e anche i pantaloni strappati e le magliette troppo aderenti. Regole dettate dal territorio in cui opera la scuola, dice, tanto da comprendere anche la possibilità di denuncia per abbandono di minori ai genitori che si rendono irreperibili.
Il problema non è il colore dei capelli, ma la necessità di insegnare ai ragazzi il rispetto delle regole.
“Le regole vanno osservate. Solo così capiamo cos’è il rispetto e proviamo a cambiare vita”.
La preside promette di parlare con il ragazzo al rientro a scuola, lunedì e di convincerlo a cambiare acconciatura.
Il quotidiano riporta anche le parole della mamma del 12enne, che è ripetente e frequenta la seconda media. La donna dice che non intende retrocedere di un passo e chiede le scuse della preside.
“Voglio le scuse delle preside. Mio figlio tornerà a scuola senza treccine, ma essere chiamata “ignorante e senza cultura’’ è una cosa che proprio non doveva dire. Non si doveva permettere”.
Dichiara che il famigerato regolamento scolastico comprende solo dettami sull’abbigliamento e non altre cose, soprattutto nessuna indicazione sui capelli e che quindi quando il figlio, dopo le vacanze, ha manifestato l’intenzione di farsi le treccine blu, lei lo ha lasciato fare.
La preside però lo aveva avvertito di eliminare le treccine perché vietate, perché non lo ha fatto ed è tornato a scuola il giorno dopo con le treccine blu?
La madre risponde:
“A me pare che sia un segno di personalità”.
Ora, dice, il ragazzo toglierà le extension,
“ma pensa che comunque non sia giusto sottostare a questo obbligo”
Il quotidiano riporta anche le parole del direttore scolastico regionale, Luisa Franzese, che si schiera con la preside.
“La scuola è un’istituzione e pretende rispetto. Premessa però. Prima di dare qualunque giudizio ufficiale su una vicenda tanto delicata il mio ruolo mi impone l’accertamento dei fatti. Come responsabile regionale lo farò al più presto. Ascolterò la dirigente scolastica del Levi e lei ricostruirà l’accaduto”.
La Franzese sottolinea la piena fiducia nell’operato della dirigente scolastica e ammette di ritenere scorretto, da parte di un alunno di presentarsi in classe con i capelli colorati o altri segni tipo piercing e treccine:
“La scuola deve creare cittadini responsabili. Ci si può vestire anche sopra le righe in altri contesti, certamente noi educatori siamo consapevoli dei cambiamenti nelle mode e nelle abitudini. Ma la scuola
chiede e vuole rispetto”.