Ha gestito sé stesso e poi gli avversari, dopo averli fatti sfogare. È una squadra che ha enorme qualità individuali e grandi conoscenze tattiche
Ancelotti ha determinato il 3-5-2
Pazienza e piano partita. Sono i due termini chiave per descrivere la vittoria del Napoli in casa del Salisburgo, una squadra che è incredibilmente migliorata rispetto alla scorsa stagione e ha già mostrato la sua qualità in questa Champions League – segnare tre gol al Liverpool, ad Anfield, non capita proprio a tutti. Ancelotti ha preparato il match con una consapevolezza: gli avversari non avrebbero fatto ragionare il suo Napoli. A costo di sprecare tutte le energie, tutte insieme. Già nel primo tempo. E allora ha deciso di navigare sul flusso di gioco, ha predisposto la sua squadra perché rinculasse quando c’era da rinculare e poi costruisse manovre offensive a una certa maniera. Ovvero, cercando di sfruttare i punti deboli degli avversari.
Il 4-4-2 lineare del Napoli in fase difensiva. In questa azione, il baricentro della squadra di Ancelotti è molto alto
Iniziamo dall’inquadrare le scelte di Ancelotti: nello screen sopra si percepisce chiaramente il 4-4-2 del Napoli in fase difensiva. Ormai è una certezza inderogabile. Quando c’è da avviare e costruire il gioco, invece, la squadra di Ancelotti si è schierata con una linea a tre. Solo che stavolta era il terzino sinistro (Di Lorenzo) a mettersi vicino ai due centrali; dall’altra parte, Malcuit andava a sovrapporsi a Callejón, che in molte fasi della partita ha giocato da mezzala destra di un centrocampo a tre. Questa è stata la grande novità tattica della partita: i giocatori scelti da Ancelotti hanno determinato un 3-5-2 in fase di possesso. Le spaziature portavano Zielinski e Malcuit ad agire come esterni a tutta fascia; Fabián Ruiz e Callejón nei mezzi spazi, rispettivamente di centrosinistra e centrodestra; Allan centrale; Mertens e Lozano in avanti, con il belga che si spostava verso destra e il messicano che tendeva ad aprirsi verso sinistra.
In alto, le posizioni medie del Napoli disegnano un 3-5-2. Sopra, un’azione ricorrente: il Napoli sfrutta l’orientamento sul pallone della difesa del Salisburgo, cambia fascia e trova Callejón che riceve palla in posizione di mezzala. Malcuit ha spazio per sovrapporsi sulla sua fascia.
Le motivazioni di queste scelte sono da ricercare nello schieramento e nell’atteggiamento del Salisburgo: il 4-4-2 ipercinetico di Marsch difende attaccando, attraverso un pressing aggressivo e continuo. L’idea di Ancelotti era quella di “attirare” almeno due uomini in zona palla, soprattutto sugli esterni (laddove è più difficile pressare e dove il Napoli ha costruito addirittura il 78% delle sue azioni) e di avere, subito dopo e dalla trequarti in poi, più soluzioni di passaggio in zone interne. L’ampiezza avanzata per sfidare uno contro uno i centrali difensivi sarebbe stata garantita da due attaccanti veloci, sguscianti, bravi ad attaccare la profondità. Praticamente, l’identikit di Lozano e Mertens.
Un gol preparato a tavolino.
Gli interscambi tra le due mezzali e le punte, da entrambi i lati, avrebbero dovuto mandato in tilt la pressione codificata del Salisburgo. Un’ipotesi che si è realizzata, come si vede chiaramente dall’azione che ha portato il Napoli in vantaggio. La palla parte dal piede Malcuit e arriva a Callejón, che galleggia in posizione di interno destro. Sul terzino francese è uscito l’esterno basso del Salisburgo, a quel punto Mertens è uno contro uno con il centrale del suo lato. L’intelligenza e la qualità dell’attaccante belga in fase conclusiva fanno la differenza. E portano il Napoli in vantaggio con una giocata evidentemente costruita a tavolino.
Il gioco (e la difesa) di selezione
Anche gli altri due gol nascono dalla fascia destra, e dallo sfruttamento degli ampi spazi concessi da una squadra che deve allungarsi e avanzare per difendere. È il bug di sistema di chi pratica un certo calcio: il Salisburgo (come tutte le squadre dell’universo Red Bull) è pensato e costruito per giocare così, ha un’identità profonda e radicata che va oltre il nome dell’allenatore, e che ha messo in difficoltà il Napoli.
Nel primo tempo, fin quando i giocatori di casa hanno avuto le energie per tenere distanze ridotte tra loro, e per pressare in maniera armonica e intensa, il Napoli non ha avuto modo di ragionare – se non in pochissimi momenti. Poi però questa superiorità atletica è venuta meno. Basta leggere i numeri: 11 dei 18 tiri del Salisburgo sono arrivati nel primo tempo; delle 7 conclusioni tentate nella ripresa, 3 sono arrivate in cinque minuti, a cavallo tra il 70esimo e il 75esimo. In pratica, il Salisburgo ha tirato 4 volte verso la porta di Meret in 40 minuti della seconda frazione. Questo per dire: la spinta della squadra di casa è stata travolgente soprattutto nel primo tempo, quando c’era la forza per sostenere un certo tipo di gioco.
Pur senza retrocedere troppo, il Napoli non alza il pressing e rimane compatto a presidiare gli spazi.
Un gioco a cui il Napoli ha risposto in maniera differenziata: come si vede sopra, ci sono stati alcuni momenti in cui la squadra di Ancelotti ha scelto di rimanere bassa, compatta nella sua metà campo. Piuttosto che provare ad attaccare gli avversari, i giocatori azzurri hanno deciso di difendersi a ridosso della propria area di rigore – senza schiacciarsi dentro i 16 metri. Una scelta differente rispetto al passato, che denota maggiore flessibilità rispetto a un’identità fissa, tipica di allenatori sistemici come Sarri.
È il gioco di selezione che Ancelotti ha cercato di imporre a questa squadra, un esperimento che gli è riuscito a fasi alterne, e che prevede e pretende un Napoli in grado di scegliere un approccio al gioco variabile – a seconda dell’avversario, ma anche all’interno della stessa partita. Ieri sera è andata abbastanza bene, per esempio il cambio di posizione Zielinski-Fabián Ruiz a un certo punto della ripresa ha migliorato la qualità del possesso sull’esterno destro e ha permesso a Zielinski di entrare più nel vivo del gioco, perché a quel punto il Salisburgo era stanco e faceva più fatica a coprire tutti gli spazi centrali.
Anche la difesa, ripetiamo, è stata efficace: alla fine, solo 5 delle 17 conclusioni tentate dal Salisburgo sono entrate nello specchio della porta. Ovvero i due gol, che nascono da errori individuali evidenti, e le 3 grandi parate di Meret nel primo tempo. Il resto delle occasioni non è stato nitido, e in questo senso la partita di tutti i difensori è stata esemplare nella tattica collettiva, Malcuit, Koulibaly un ottimo Luperto e Di Lorenzo sono stati perfetti nelle scalate e nelle coperture preventive – non a caso i due gol di Haaland nascono da un duello individuale perso da Malcuit e da un colpo di testa mancato di Koulibaly.
La vittoria emotiva
Quando il Salisburgo ha inevitabilmente abbassato la sua intensità, il Napoli ha preso il comando della partita. A modo suo, però: la natura variabile della squadra di Ancelotti (vedi sopra) cancella la sensazione del dominio assoluto sul gioco, soprattutto perché il possesso palla è meno meccanico e sicuro rispetto al passato, quindi è come se il Napoli desse la sensazione di soffrire sempre, di esporsi più frequentemente agli attacchi avversari. In realtà, come detto, il Salisburgo ha costruito pochissime occasioni nella ripresa, anzi nei secondi 45′ di gioco è stato il Napoli a dettare i ritmi di gioco. E, soprattutto, ha controllato emotivamente la gara.
Questo è il terzo concetto chiave, che in realtà contiene e riassume gli altri due, pazienza e piano partita: il Napoli ha vinto una partita emotiva a Salisburgo. Ha gestito sé stesso e poi gli avversari, dopo averli fatti sfogare. È una squadra che ha enorme qualità individuali e grandi conoscenze tattiche. E che in virtù di questo è stata programmata per essere varia e completa nella sua proposta di gioco. La maturità definitiva è ancora lontana, ma per questo tipo di progetto tattico passa da vittorie costruite in questo modo, soprattutto contro squadre che spiccano per freschezza e intensità atletica. In realtà, però, il Salisburgo è anche qualità: non perdeva in casa da 60 partite, tra campionato austriaco e soprattutto coppe europee (16 vittorie e 3 pareggi negli ultimi 19 incontri internazionali alla Red Bull Arena). Per un Napoli che ha già battuto il Liverpool in casa, la vittoria di ieri sera è una conferma significativa, contro un avversario davvero competitivo.