È mancata la qualità. Ancelotti è alla ricerca di un equilibrio difensivo, ne sta risentendo l’attacco. Ha inciso pure l’infortunio di Mario Rui ma non può essere un alibi che regge
La mancanza di qualità
Genk-Napoli è una partita facile da raccontare, soprattutto è facile da spiegare il mancato successo della squadra di Ancelotti. Per dirla brutalmente: è mancata la qualità. Non è una questione tattica, o puramente tattica. Oltre alle scelte dell’allenatore – che cercheremo di capire e interpretare razionalmente, come da abitudine in questo spazio –, è importante stabilire cosa non ha funzionato anche per quanto riguarda i giocatori. Nel Napoli visto in Belgio, lo ripetiamo ancora, è mancata la qualità. Con questo termine, intendiamo la precisione nella giocata: un tiro, un passaggio, un dribbling nel momento topico. Ecco, tutto questo non c’è stato nella quantità necessaria.
Un dato su tutti: il giocatore del Napoli più preciso nei passaggi è stato Mario Rui (96% di accuratezza). Facile, penserete voi: è stato in campo poco più di mezz’ora. Invece poi ti accorgi che tutto il Napoli ha accumulato una percentuale di appoggi riusciti dell’84%, una quota più bassa di cinque punti percentuali rispetto a quella del campionato – con il suo 89%, il Napoli è primo in questa particolare classifica domestica. Un altro dato: dei 18 tiri scoccati verso la porta di Coucke, solo 4 sono entrati nello specchio; in più, 2 di questi 4 fanno parte di una sola azione, quella confusa che nel primo tempo si è conclusa con il tiro di Milik finito a lambire la traversa (che sotto trovate in un video).
Ecco cosa intendiamo per mancanza di qualità. Il calcio di Ancelotti prevede che i giocatori siano responsabilizzati proprio in questi aspetti: pulizia e precisione delle giocate. Quando questi certi tendono al ribasso, viene fuori il lato oscuro del calcio liquido, ovvero l’impossibilità di fare riferimento a meccanismi fissi, tipici di allenatori più sistemici – ad esempio Sarri, ma anche Conte o Guardiola o Klopp.
Le scelte di Ancelotti
Ancelotti ha ripercorso pedissequamente le ultime due partite: 4-4-2 in fase difensiva, difesa a 3 uomini in fase di costruzione. La manovra offensiva doveva partire dalla sinistra: Fabián Ruiz partiva da posizione esterna per poi accentrarsi e liberare la corsia, con Callejón e Mario Rui nella ormai consueta posizione di centrocampisti a tutta fascia. Solo che l’infortunio del terzino portoghese ha stravolto il piano partita, perché Ghoulam non era in panchina (la Uefa utilizza ancora l’anacronismo dei 7 sostituti) e la scelta di Ancelotti è caduta su Malcuit invece che su Luperto.
Fin dai primissimi istanti di partita, il Napoli imposta con 3 difensori centrali.
Il Napoli è stato molto condizionato da questa trasformazione obbligata. Prima abbiamo scritto della (altissima) percentuale di passaggi riusciti di Mario Rui, ma anche il numero dei suoi palloni giocati è stato enorme: 40 in 32′, con una proiezione di 120 in 90′. Ancelotti si è ritrovato a dover usare un terzino destro adattato sull’altra fascia nel primo tempo (Malcuit) e nel secondo tempo (Di Lorenzo), perdendo fluidità nell’impostazione sul lato in cui era previsto dovesse esserci maggiore pressione, quindi maggiore precisione nei passaggi. Sul lato in cui sono nate le occasioni migliori del primo tempo, non a caso.
Sopra c’è il grafico con la distribuzione degli attacchi tra zona centrale e fasce laterali: il Napoli era stato pensato e mandato in campo per attaccare a sinistra, e ha continuato a farlo. Solo che non ha potuto contare su un terzino vero, perdendo spesso un tempo di gioco e la possibilità di crossare con precisione e pericolosità a centro area.
L’azione del doppio palo di Callejón e Milik nasce proprio da una perfetta sovrapposizione di Mario Rui.
Ovviamente, l’assenza di un calciatore non può rappresentare un alibi per una squadra come il Napoli, molto più forte rispetto al suo avversario di turno. Solo che l’assenza di un riferimento così importante in fase di costruzione ha finito per privare Ancelotti e i suoi uomini di una soluzione consolidata, una condizione che ha finito per rendere più evidente la mancanza di qualità di cui abbiamo parlato sopra. Ed è qui che è necessario spendere due righe su Milik e Callejón, non per farne capri espiatori di un pareggio amaro, piuttosto per inquadrarli come calciatori che hanno reso meno rispetto alle loro qualità. Entrambi hanno avuto occasioni nitide per fare gol, e non ci sono riusciti. Avessero segnato, il giudizio sulla prestazione del Napoli sarebbe stato inevitabilmente diverso. E forse anche le scelte – impopolari, alcune anche discutibili – di Ancelotti sarebbero state valutate in maniera differente.
Lozano, Mertens e Insigne
Veniamo alle scelte di Ancelotti, come detto in precedenza proveremo a darne una lettura razionale. Il tecnico del Napoli ha deciso di fare turn over, ma ha anche provato a creare dinamiche precise. Con Fabían Ruiz esterno che veniva a giocare in campo e la coppia Milik-Lozano, il tecnico del Napoli ha cercato di diversificare il più possibile la fase d’attacco: i cross di Mario Rui erano diretti al centravanti polacco, mentre al messicano ex Psv è stato assegnato il compito di puntare la difesa in verticale partendo in una zona più avanzata rispetto a quella del compagno di reparto, con naturale propensione ad allargarsi verso sinistra.
In alto, la heatmap di Milik; in basso, quella di Lozano. Il polacco ha cercato di associarsi di più con i compagni, di retrocedere maggiormente verso il centrocampo per giocare il pallone; il messicano, invece, è partito in posizione più avanzata.
Solo che Milik – come detto sopra – ha fallito le sue occasioni da gol, e Lozano non ha inciso. Per il messicano, 0 dribbling riusciti in 90 minuti e 0 tiri verso la porta nel primo tempo. Ed è da questi numeri che partiamo per introdurre l’altro tema della serata belga: le esclusioni eccellenti. Mertens è partito in panchina, Insigne è andato addirittura in tribuna. È facile parlare col senno di poi, ma la mancanza di giocate a effetto ed efficaci (il discorso di sopra che torna puntuale) poteva essere colmata con l’inserimento di almeno uno di questi due calciatori.
L’idea di Ancelotti, evidentemente, era quella di far riposare Mertens – il calciatore più in forma, ma anche l’uomo offensivo più utilizzato in questo avvio di stagione – e Insigne in vista del match di Torino. Solo che il tecnico azzurro non aveva fatto i conti con un avversario estremamente intenso e tutto schiacciato in fase difensiva, e con le difficoltà creative di alcuni suoi uomini chiave.
Lozano, per esempio, è parso più dentro al gioco quando è stato spostato nel ruolo di esterno, quando è riuscito a scambiarsi più volte la posizione con Mertens. Non a caso, i suoi tre tiri tentati verso la porta, sono arrivati tutti nella ripresa. Quindi non è fuori dal mondo pensare e scrivere che l’inserimento di un giocatore più tecnico fin dai primi minuti – Mertens, Insigne o anche Younes – accanto al messicano e al posto di Elmas o Allan, con Fabián Ruiz centrale, avrebbe reso più efficace la manovra offensiva del Napoli.
Conclusioni
Come contro il Cagliari, la squadra di Ancelotti ha sofferto lo scontro contro una squadra pensata e mandata in campo solo per bloccare il gioco degli avversari. Non a caso, il Genk ha tirato solo 5 volte verso la porta di Meret al termine di azioni manovrate; di queste conclusioni, solo una è arrivata dall’interno dell’area. La sensazione è che Ancelotti sia alla ricerca di un equilibrio tattico, e che le scelte fatte per migliorare il Napoli in difesa – il reparto in cui la squadra azzurra aveva palesato maggiori difficoltà – stiano rendendo più arido il gioco d’attacco.
I miglioramenti in fase passiva sono netti, dalla Sampdoria al Genk gli azzurri hanno subito 3 gol in 6 partite, di cui uno su rigore e uno su corner, entrambi ininfluenti. E poi hanno battuto il Liverpool, in una serata di grande bilanciamento tra difesa e attacco. Però sono arrivati anche la sconfitta con il Cagliari e questo pareggio amaro, in due partite molto simili che hanno evidenziato dei problemi offensivi. Col Lecce, invece, la presenza di Insigne, Fabian Ruiz, Llorente e Milik insieme dall’inizio ha portato a una netta vittoria per 4-1 Non a caso, viene da dire.