In un mondo in cui i genitori proteggono i figli a ogni costo, lei denuncia il figlio accusato di omicidio. Lo fa per salvarlo, per mostrargli la retta via
La storia dell’assassinio di Luca Sacchi è su tutti i giornali. Un ragazzo di 24 anni ucciso da altri due ragazzi, a Roma, nel quartiere Appio Latino, mercoledì sera. Sembrerebbe per una questione di droga, ma la ricostruzione dei fatti ancora non è del tutto chiara.
Per il suo omicidio sono stati arrestati in due: Valerio Del Grosso e Paolo Pirino. Entrambi hanno 21 anni. Al loro arresto si è arrivati grazie alla denuncia della mamma di De Grosso, che giovedì sera si è presentata al commissariato di polizia per raccontare ciò che aveva saputo dall’altro figlio, Andrea.
E’ lei, Giovanna, che si erge maestosamente in questa terribile vicenda di cronaca.
I fatti
Mercoledì sera, quartiere di Appio Latino. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Luca Sacchi è in compagnia della fidanzata, Anastasiya Kylemnyk. Lei ha nello zaino diverse mazzette da 20 e 50 euro (pare 2mila euro, ma nel decreto di fermo non c’è la cifra esatta). Vuole comprare della marijuana, ancora non si sa se per sé e Luca o per altri amici). Parlano con un certo Valerio Rispoli.
I due ragazzi hanno già parlato con Del Grosso. E’ lui che ha dato a Rispoli l’incarico di verificare se hanno i soldi per comprare la droga. La ragazza mostra il contenuto dello zaino a Rispoli, questi dà l’ok per l’affare. Intanto arriva una Smart con a bordo Del Grosso e Pirino: dicono di non avere la droga con sé. Promettono di andarla a prendere e di tornare.
A questo punto, secondo i racconti dei testimoni, la Smart insegue Luca e Anastasiya per un po’, poi Pirino scende e prova a sottrarre lo zaino alla ragazza. La colpisce con una mazza da baseball. Ma Luca, esperto di arti marziali, reagisce per difenderla. A quel punto Del Grosso gli spara un colpo calibro 38 alla nuca. Il colpo gli trapassa il cranio. Luca muore.
Del Grosso e Pirino scappano. Del Grosso esce con la fidanzata. Il giorno dopo va tranquillamente al lavoro, in pasticceria, poi scopre che Luca è morto e se ne va, con la scusa di non sentirsi bene.
La denuncia della mamma
E’ a questo punto che interviene la mamma Giovanna.
Arriva in commissariato nella serata di giovedì. Non è sola. Si presenta in compagnia del marito e dell’altro figlio, Andrea. E’ lui che è venuto a sapere, da amici, che Valerio è coinvolto nell’omicidio e lo ha raccontato alla madre.
Valerio non era tornato a casa, la notte dell’omicidio. La mamma aveva provato a chiamarlo e Valerio le aveva raccontato di essere fuggito, ma senza dirle perché e neppure dove si fosse nascosto.
Quando si presenta in commissariato ha gli occhi lucidi, poi scoppia a piangere. Si asciuga le lacrime con un fazzoletto di carta. I giornali la descrivono decisa, con la voce ferma, ma che non ha paura di mostrare le sue fragilità di mamma.
Ai poliziotti racconta ciò che le ha detto il figlio Andrea, che conferma la sua versione. Giovanna dice:
“Temo possa accadergli qualcosa, trovatelo”
E poi
“Meglio in galera che con gli spacciatori”.
L’arresto
Quella stessa notte la polizia trova Valerio in un residence di Tor Cervara. E’ la fidanzata Giorgia a raccontare dove si trova. Gli ha prenotato lei la camera. Valerio aveva detto, sia a lei che agli amici, che la sua intenzione era solo quella di spaventare Luca, non di ucciderlo.
Pirino, invece, viene trovato tra i cartoni nel sottotetto di un palazzo di Tor Pignatara.
I due ora sono a Regina Coeli. Non hanno confessato. Paolo Pirino ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee. Valerio Del Grosso, invece, è rimasto in silenzio. Oggi saranno ascoltati dal gip per la convalida dell’arresto.
La notte dell’arresto, però, Del Grosso ha condotto polizia e carabinieri dove aveva nascosto la borsa, la mazza da baseball e il tamburo della pistola, smontata e distrutta.
Chi sono Del Grosso e Pirino
Paolo Pirino è il più duro tra i due arrestati, scrivono i giornali. Ha tatuaggi di donne e pistole. Sopra l’ombelico la scritta Hollywood. Sulle dita della mano destra la scritta 1998, il suo anno di nascita. “Devil” sulla spalla sinistra, “Angel” su quella destra. E’ un fan di Gomorra e Scarface. Imita i suoi idoli anche nel look: frangetta a metà fronte e sopracciglia ritoccate. Il suo profilo Facebook è pieno di giovani a volto coperto che puntano pistole.
Valerio Del Grosso viene da una famiglia semplice. Il padre fa l’autista. La mamma si occupa dei figli e della casa. Valerio ha due fratelli più grandi e una sorella più piccola, di 14 anni. Ha una figlia di sei mesi, una denuncia per percosse alla compagna e un ordine di allontanamento disposto dal giudice. Abita in una villetta a schiera a Casal Monastero, un quartiere di periferia a nord-est della Capitale, a due passi dal rione di San Basilio, in mano ai clan e agli spacciatori.
Chi conosce la famiglia, descrive Valerio come un bravo ragazzo che quando faceva qualche stupidaggine, da adolescente, aveva sempre la madre dietro che lo scopriva e lo riportava sulla retta via.
Una madre che salva il figlio
Tutti parlano di Giovanna come di una madre molto attenta al figlio che aveva poca voglia di studiare, ma che dopo l’alberghiero aveva trovato un posto in cucina in un ristorante in centro. Poi quello in pasticceria.
Valerio è un bravo ragazzo che ha avuto solo la sfortuna di fare brutte amicizie.
Giovanna vive per occuparsi di lui e degli altri figli, ma anche del bimbo di Valerio. Sogna di crescere anche lui.
Anche stavolta Giovanna ha provato a prendersi cura di Valerio, di rimetterlo in riga. Quando va al commissariato dice che appena ha saputo in cosa era coinvolto Valerio:
“Non volevo crederci ma non potevo non venire qui perché non posso far finta di non sapere”
E aggiunge:
“Lo abbiamo aiutato tante volte e anche adesso lo stiamo facendo perché questa è la cosa più giusta”.
Una donna che si erge maestosa in un universo di mamme (e di papà) che non fanno altro che difendere i figli, a scuola, davanti alle insegnanti, o nei casi di cronaca sempre più spesso alla ribalta. Giovanna è una mosca rara in un mondo omertoso, in cui ai figli è concesso tutto, anche di picchiare persone deboli come a Manduria, o di uccidere per divertimento, noia, come in tanti altri casi. In cui si dice, di questi ragazzi perduti e violenti, colpevoli di terribili atrocità, che hanno commesso solo una bravata. Come se fosse possibile derubricare la violenza a questo.
Giovanna no. Si presenta, composta e dignitosa, con buona parte della famiglia al seguito, a denunciare il figlio, ad ammettere le sue colpe, a denunciarle, gridarle a chi, forse, può salvarlo dove lei non riesce più, dove non è riuscita finora.
Ha capito che l’unico modo che aveva per provare a salvare almeno un po’ quel bravo ragazzo dalle amicizie cattive era consegnarlo alle forze dell’ordine.
Un personaggio sontuoso, Giovanna, di fronte al quale bisognerebbe inchinarsi e dire grazie. Prendere esempio. Una donna che ti fa sentire nelle viscere la potenza dell’essere madre. Qualcosa che l’avrà stravolta fin nelle budella. Su cui riflettere.