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Luigi De Laurentiis: “Non essere tifosi di calcio è stato un punto di forza”

Intervista al Corriere dello Sport: “Fare debiti non è mai stato nella cultura della mia famiglia”

Luigi De Laurentiis: “Non essere tifosi di calcio è stato un punto di forza”

Il Corriere dello Sport intervista Luigi De Laurentiis, figlio di Aurelio e presidente del Bari. Racconta come è nata l’idea di acquisire il club pugliese:

“Il sindaco Decaro ha chiamato improvvisamente mio padre, mio padre ha chiamato me. Un bel trenino. La città è importante e noi da un po’ cercavamo un’altra squadra da acquisire. Ai primi dell’agosto 2018 mi sono ritrovato con il lavoro che mi esplodeva tra le mani. C’era da mettere in piedi una squadra intera, in poche settimane. Per fortuna l’inizio del campionato è slittato. Allo stadio abbiamo dovuto portare gli asciugamani, le panchine nuove. E assicurarci che le docce funzionassero”.

De Laurentiis spiega perché la scelta del padre è ricaduta su di lui:

“Perché lavoro in azienda da quindici anni e mi sono trovato sempre in sintonia con mio padre. Da piccolo ascoltavo la gente ridere durante i film prodotti da lui e da mio nonno e ne ero orgoglioso. Marchio e merchandising sono sempre stati le mie passioni. Il lato tecnico-sportivo francamente m’interessava meno. In famiglia fino al 2004, quando mio padre prese il Napoli, il calcio non si guardava neppure”.

Avere due squadre in famiglia, dice, moltiplica le opportunità di sviluppo e può aiutare a rendere ancora più virtuosa la gestione. Il punto di forza dei De Laurentiis è stato quello di non essere tifosi di calcio:

“Si mantiene la testa fredda nel prendere decisioni. Fare debiti non è mai stato nella cultura della mia famiglia”.

Ma la passione, dopo quindici anni, viene per forza, aggiunge.

“Il gol di Koulibaly alla Juventus non lo dimenticherò mai. Saltammo dalle poltrone come se l’Italia avesse vinto il Mondiale”.

Si può fare azienda con il calcio?

“Un turno di Champions vale un dato economico significativo all’interno di un bilancio. Una singola partita vale milioni di euro. Quindi sì, cerchiamo di non pensarci ma un pallone dentro o fuori sposta parecchio”.

De Laurentiis spiega anche i progetti futuri per il Bari.

“Stiamo costruendo e il Bari è un brand. C’è l’immagine e c’è il successo sportivo, ma anche i tifosi chiedono che il club abbia la prima oltre che il secondo. Intanto creiamo valore sul territorio, con le academy che raccolgono 2.400 bambini, con 22 scuole calcio affi liate. Stiamo migliorando tutte le aree della società, pian piano rimetteremo in sesto lo stadio insieme con il Comune. E il Bari apparirà come deve apparire”.

I principi del Napoli, che hanno funzionato, spiega, sono applicati anche al Bari, che tra l’altro è una piazza reattiva. E sul ruolo del padre Aurelio nella gestione del club pugliese dice che non interviene:

“Non ce ne sarebbe stato neppure motivo, visti i risultati dei primi mesi. Quest’anno sarà più dura. E’ stata una sofferenza per lui dover esonerare l’allenatore. Di sicuro ci confrontiamo. Siamo abituati a lavorare in coppia. Luigi e Aurelio De Laurentiis presentano”.

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