Il Ponte, all’altezza di Capodichino, è ammalorato. Responsabile delle manutenzione è la Spea che ha dirigenti arrestati per falsi report su manutenzioni. E anche da noi c’è qualcosa che non torna
Capita, a Napoli, di svegliarsi una mattina e di ritrovarsi ad assomigliare un po’ a Genova.
Niente Lanterna, Acquario, niente via del Campo cantata da De Andrè. Ma un analogo ponte sospeso sulle case.
Quello genovese, miseramente crollato il 14 agosto dello scorso anno, travolgendo 43 vite. Il nostro, sulla Tangenziale, ad altezza Capodichino, alto 60 metri e sottoposto a circolazione limitata perché… ammalorato.
Atlantia e Spea
Le similitudini non finiscono qua. Tangenziale Spa è controllata da Atlantia, la stessa che ha in concessione la rete autostradale, la stessa che oggi è sotto inchiesta per il crollo del Ponte Morandi. Non solo, la responsabile di verifiche e manutenzioni, per il tratto napoletano, è sempre la Spea Engineering che vanta diversi arrestati tra i suoi dirigenti per aver redatto report falsi sulla manutenzione di ponti e viadotti.
A pensar male si fa peccato, scriveva il saggio, ma certo, alla luce delle cronache, viene voglia di evitare quel tratto di tangenziale napoletana oggi limitato a due corsie per senso di marcia. Di dire a familiari e amici, che forse è meglio deviare per il centro città, si perde un po’ più di tempo, si resta imbottigliati nel traffico, ma almeno si è certi (per quanto lo si possa essere a Napoli) di portare a casa la pelle.
Le manutenzioni del 2017
Restando al saggio. C’è qualcuno che diceva che “del diman non c’è certezza”, oggi sicuramente non si può avere certezza che ci siano le manutenzioni.
In base a quanto scrive il Mattino, sul viadotto di Capodichino nel 2017 è stato compiuto un intervento di adeguazione sismica e di manutenzione. Come mai, si chiede il quotidiano (e pure noi), non sono emersi allora i problemi del viadotto?
Gli ammaloramenti di cui oggi parliamo, e cioè giunti metallici corrosi, bulloni e dadi che si sfaldano al tocco e perdite di resistenza sull’acciaio, raccontano un degrado diffuso che compromette l’integrità del viadotto tanto da limitare su di esso la circolazione e i carichi pesanti.
La contestazione del Mit a Tangenziale
A questo sommiamo che, nel giugno dell’anno scorso, il Mit ha contestato a Tangenziale inadempienze relative alla manutenzione e alcune carenze sulle condizioni di sicurezza dell’infrastruttura. Erano i mesi immediatamente successivi al crollo del Morandi, e gli uomini del Ministero erano impegnati nelle verifiche su ponti e viadotti dell’intera rete.
E’ la stessa società Tangenziale che lo scrive sul suo sito, nella relazione del bilancio 2018.
La Società, dichiara di avere risposto formalmente al Ministero, sottolineando che le difformità rilevate
“erano tutte riferite a situazioni puntuali, risolte dalla Società, ed in parte non condivise nell’ambito delle visite ispettive in contraddittorio, obiezioni in parte riconosciute dallo stesso Concedente nell’ambito dell’istruttoria ai sensi dell’allegato N della Convenzione”.
Quasi come se si fosse trattato di un’incomprensione, un dettaglio. Tutto risolto, o comunque dibattuto.
La Società continua scrivendo
“con riguardo gli aspetti autorizzativi dei piani di manutenzione, ha osservato che gli stessi ai sensi dei patti convenzionali non sono soggetti ad approvazione ad eccezione di quelli afferenti la manutenzione straordinaria”.
Manutenzione ordinaria e straordinaria
La solita distinzione tra manutenzione ordinaria e straordinaria. E anche qui viene in mente il Ponte Morandi. Perché occupandoci del caso per mesi (ormai più di un anno), abbiamo capito che la qualifica di manutenzione ordinaria e straordinaria può essere “pilotata” tranquillamente dalla società che deve effettuare i lavori. Il progetto di retrofitting che sarebbe dovuto partire a novembre dell’anno scorso, e che avrebbe rinsaldato il viadotto sul Polcevera, fu ritardato proprio perché posto nell’ottica dell’intervento ordinario (locale) e non straordinario.
Tangenziale inoltre spiega di aver aderito alla richiesta del Ministero di verificare ogni infrastruttura dopo la tragedia di Genova dando corso
“ad una due diligence riguardo lo stato di conservazione di 9 opere principali individuate per tipologia, stato di conservazione e importanza strutturale avvalendosi della collaborazione di esperti di livello universitario la cui conclusione è prevista nel corso dell’esercizio 2019”.
L’esercizio finisce nel 2019. Il sopralluogo che ha riscontrato l’ammaloramento della tangenziale è di venerdì scorso, in pieno ottobre. Tangenziale ha aspettato troppo? Possibile che, prima, nessuno si fosse accorto dei danni? Qualcuno ha controllato?
Qualche domanda su controlli e manutenzione, insomma, sembra lecito farsela.
Il direttore dei lavori alla tangenziale
Il Mattino ha oggi in pagina anche una lunga intervista a Umberto Cioffi che negli anni ’70 era dirigente dell’Infradus Progetti che costruì la tangenziale. Era uno dei direttori tecnici, spettava a lui garantire che il ponte fosse solido e inattaccabile dagli agenti esterni.
A domanda su come sia possibile che siano stati riscontrati ammaloramenti sulla struttura, risponde:
“Lei sa perché è successa la tragedia del ponte Morandi a Genova? Perché il metallo si è gonfiato. Io continuo ad essere certo che sul viadotto Capodichino questo non è possibile, a meno che non ci sia stata totale incuria dal 1975, quando l’abbiamo inaugurato, ad oggi. Ma lo ripeto, non crederò mai che in tutti questi anni nessuno è andato a guardare cosa succedeva nei meandri del viadotto”.
Non ci crederà mai, dice. Sarebbe impensabile anche per noi. Ma neppure nei cassoni sottostanti il Ponte Morandi nessuno è mai andato a controllare. Costava troppo, c’erano pochi uomini.
La domanda è sempre la stessa: possibile che si debba vivere nell’incertezza che le cose funzionino, in Italia, che si controlli, che le manutenzioni siano fatte a regola d’arte, che non si muoia passando con l’auto sopra un ponte? Ci appelliamo al Ministero, affinché controlli davvero, stavolta.
Affinché non sia troppo tardi. Per Genova lo è stato.