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Severgnini sul caso Under: i calciatori sono dipendenti, i club li tengano lontani dalla politica

Sul Corriere della Sera parla di Under schierato a favore della Turchia: perché la A.S. Roma tace? Solo perché il 28 novembre deve giocare a Istanbul?

Severgnini sul caso Under: i calciatori sono dipendenti, i club li tengano lontani dalla politica

Sul Corriere della Sera Beppe Severgnini scrive a proposito del caso Under. Il calciatore della Roma si è schierato a favore della Turchia su Twitter.

Bisognerebbe spiegargli bene la questione, scrive. Dirgli che l’assalto turco ai curdi in Siria

“rischia di liberare migliaia di prigionieri dell’Isis, che potrebbero tornare a commettere abomini in Europa”.

Occorrerebbe spiegargli che il ricatto della Turchia all’Europa è disgustoso e che inneggiare alle imprese di Erdogan

“aggiunge fastidio all’orrore”.

Ma, soprattutto, qualcuno dovrebbe dirgli che i calciatori dovrebbero restare fuori da certe faccende.

“Non è una violazione della loro libertà di espressione. È che non possono usare così la popolarità acquisita attraverso lo sport. È scorretto, come minimo”.

E’ sbagliato che i calciatori si immischino in questioni politiche perché i loro comportamenti coinvolgono squadre, tifoserie e città e provocano a loro volta reazioni passionali e politiche di cui gli stadi non hanno bisogno.

La cosa più sorprendente, scrive, è che

“le società non riescano a tenere sotto controllo le esuberanze social dei propri giocatori. Sono aziende, in fin dei conti; e i calciatori sono (ricchi) dipendenti. Dubito che un dipendente della Ferrero o della Volkswagen possa inneggiare a una guerra, indossando la divisa aziendale”.

Under non ha alcun diritto di trascinare la Roma a schierarsi in una tragedia come quella curda.

“E perché la A.S. Roma tace? Solo perché il 28 novembre deve giocare a Istanbul?”

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