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Si pareggia a Ferrara. Un torbato, per favore. Mezzo pieno

Sarà anche dotato tecnicamente, ma Bernardeschi a pallone non sa giocare. Esposito il predestinato. Ospina in versione Gordon Banks.

Si pareggia a Ferrara. Un torbato, per favore. Mezzo pieno

FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 8° GIORNATA 

Loro un po’ ci provano.
A renderlo interessante il campionato.
Ma le altre manco osano.

Vanno a Lecce e lasciano a casa il Toy Boy.
Svuotato mentalmente, la motivazione.

Sor Polpetta ci prova. Manda in campo addirittura Danilo.

Ci prova anche la sorte.
Col Gordo che si spacca la testa.

E col Piccolo Principe che si stira la coscia.
E senza di lui – si sa – non è la stessa cosa.

Ci prova ancora De Ligt.
Stavolta le sue mani sono proprio da rigore.

Ci prova il Berna.
Che si mangia un paio di gol.
E conferma un sospetto eretico.
Sarà anche dotato tecnicamente e fisicamente.
Ma questo qui a pallone non sa proprio giocare.

Cosa devono fare di più?
A renderlo interessante sto campionato.

Tutti a San Siro per il sorpasso.
E se segna persino Candreva, vuol dire che le stelle dicono sì.

I Suninter sono primi.
Ma dura due minuti, l’ebbrezza.

Yann Karamoh si scatena e segna il suo secondo goal al Meazza.
Il primo lo fece nel febbraio scorso. Ma aveva la maglia nerazzurra a quei tempi.
Poi, non pago, pennella un assist d’oro per il vantaggio di Gervinho.

Ci prova il Var, allora.
Cinque minuti di consulti. E pareggio con tre interisti in fuorigioco.

Ci prova Sebastiano Esposito diciassettenne predestinato di Castellammare di Stabia con una sventola diagonale che se entrasse farebbe cadere lo stadio.
Ma la sventola non entra.
E finisce così.

Tutti al Mazza allora.
Per un Napoli che può ritornare in gioco.

Questa va vinta.
E invece al primo minuto c’è un legno di Petagna.

Il sinistro più feroce d’Europa ce l’ha lui, Arkadio l’Armadio di cristallo ed è vantaggio.

Bisogna gestire. Questa fa vinta.

E invece non c’è cattiveria agonistica, non c’è velocità, non c’è un filo di gioco.
E invece ci sono ancora una volta tanti calciatori fuori ruolo.
Cosa c’entra Elmas esterno, lo sa solo Re Carlo.
A cosa pensi il Signorinello Pallido lì sperduto e svagato in mezzo al campo lo sa solo lui.

Questa va vinta.

E invece dobbiamo accendere un cero a David Ospina da Itagui.
Tenerissimo campione silenzioso.
Sfodera il miracolo del secolo strappando d’istinto un pallone destinato dentro.

Qualcuno parla della più bella parata di tutti i tempi e rovista nella memoria e negli annali del calcio.

7 giugno del 1970 a Guadalajara.

L’Inghilterra affronta il sublime Brasile dei cinque numeri 10.

Splendido lancio verticale di Carlos Alberto per Jairzinho.
Scatto e cross al centro.

Stacco perfetto di Pelè.
E qui tutto si ferma.

Il tempo, il respiro, in quegli istanti tanto amati da Carmelo Bene.

Un dipinto immortale.
L’eterno in un attimo.

Dal colpo di testa del genio brasiliano alla parata di Gordon Banks.

Pelè colpisce come meglio non può e come nessuno potrà mai.

E Banks, in leggero controtempo perché, come dichiarò in futuro, pensava che il pallone sarebbe andato a Tostao, sul primo palo, toglie quel pallone sulla linea di porta e rispedisce nella strozza le urla di gioia dei tifosi brasiliani.

Forse è troppo.
Ma quello che ha fatto il colombiano sa di sovrumano.

Questa andava vinta.

E invece si ripone anche questa nel cassetto delle occasioni perdute.

E per estirpare il chiodo dal cuore, si pensa ad altre occasioni perdute nei bei versi di Charles Brassens e di Faber o nello struggente Guccini di Autogrill, per chi lo ricorda.

Si pareggia a Ferrara.
E il distacco dalla capolista è invariato.

Un torbato, per favore. Mezzo pieno.

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