L’ultramaratona. Ha percorso in montagna 170 chilometri in 43 ore e mezzo. «La cosa grandiosa di essere una neomamma è che sei abituata a non dormire»
Fa Power di cognome ed è un’ultrarunner. Ultra ancor più di runner. Sophie Power è un’ultramamma. Ha completato l’Ultra-Trail du Mont Blanc (UTMB), un’ultramaratona da 170 chilometri in montagna, in 43 ore e 33 minuti allattando suo figlio di 3 mesi durante la gara. La sua foto in una sosta a Courmayeur col piccolo Cormac attaccato al seno ha immediatamente fatto il giro del mondo, beccandosi anche un’immancabile selva di sgradevoli commenti online, dal “che schifo” al “non puoi farlo in un posto più privato?”.
“Gli atleti durante la gara fanno continuamente pipì a bordo strada, quindi non ero preoccupata di cacciare le tette”, scrive lei stessa sul Telegraph. Di più: consapevole che la sua storia riassuma in un colpo solo la bellezza dello sport estremo e la delicatezza del triplo ruolo mamma-lavoratrice-sportiva, l’atleta 37enne inglese ha deciso di utilizzare questa fragorosa notorietà per promuovere sulle sue piattaforme social i benefici dello sport in gravidanza.
Intanto il racconto di questa ultra-maternità è da capogiro: “L’UTMB – spiega con una tranquillità disarmante – è un’ultra-maratona, ma si cammina molto e si sale ogni 10.000 metri. Durante la gara ero costretta a tirar su la maglietta e il reggiseno sportivo per tirare a mano il latte dietro gli alberi, praticamente ovunque potevo, perché i miei seni erano gonfi e dolorosi. La prima volta che ho potuto allattare al seno è stata dopo 16 ore di gara ed ero in agonia. Mio marito non ha potuto raggiungermi prima con mio figlio Cormac di tre mesi perché durante la gara non ti è permesso incontrare il tuo team. Ci sono solo circa sei o sette punti in cui puoi fermarti con il tuo supporto. Se li incontri al di fuori di questi, sei squalificata. A nessuno importava che stavo allattando, ma un fotografo ha chiesto a mio marito se poteva fare una foto…”.
La foto però ferma un momento, e può nascondere un contesto. “Se avessi potuto ampliare lo scatto, avreste visto che il mio amico Matt stava contemporaneamente cambiando le batterie nella mia torcia per la testa e rifornendo la mia borsa con più cibo, mentre mio marito stava cercando di darmi da mangiare un sandwich all’avocado”. E poi, chi l’ha detto che essere mamma per un’atleta deve per forza essere uno svantaggio? “So di poter superare una notte di ultra-maratona senza bisogno di dormire, anche se la seconda notte dell’UTMB vedevo i demoni e le mie allucinazioni erano orrende: vedevo piumoni attaccati agli alberi. La cosa grandiosa di essere una neomamma è che sei abituata a non dormire: la partenza della gara è alle 6 di sera, che è un momento terribile per iniziare una gara. La maggior parte delle persone si sarebbe alzata in tarda mattinata, ma io avevo due bambini piccoli, quindi siamo saliti sul ghiacciaio e abbiamo fatto delle escursioni lì intorno durante il giorno. Il secondo giorno di gara stavo salendo un sentiero molto ripido per Champex-lac, e mio marito mi aspettava lì con un tiralatte. Ho fatto un pisolino di 20 minuti e mi sono sentita una persona diversa”.
Una situazione “normale” se non fosse già estrema di per sé. Il punto però è che una volta pubblicata sul profilo Twitter della rivista americana Runners World, la foto ha scatenato una sequela di reazioni negative. “Ho pensato – continua Power – che fosse davvero triste. Ma accettando di condividere la foto abbiamo visto quale impatto straordinariamente positivo potrebbe avere sulle donne di tutto il mondo. Si tratta di promuovere il lato della salute della gravidanza, e anche dopo il parto. La storia non parla di me, non si tratta dell’allattamento al seno durante una gara, ma di quanto sia incredibile il corpo femminile. Si tratta di come le donne incredibilmente forti possano essere dopo il parto e come, in realtà, dovremmo essere in grado di tornare in forma. Abbiamo solo bisogno di supporto”.