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Ancelotti e lo spettro di Calciopoli, la parola è stata sdoganata

Ne ha scritto il Corriere della Sera. Il Napoli vede cose strane ma non c’è rassegnazione. Ancelotti, come tutti i miti, è tutt’altro che arrendevole. L’unità tra presidente e allenatore

Ancelotti e lo spettro di Calciopoli, la parola è stata sdoganata

Calciopoli. La parola è stata sdoganata. Verbalmente a Castel Volturno. Anche su carta. L’ha scritta oggi Monica Scozzafava sul Corriere della Sera. È il triste pensiero che aleggia sul Napoli. E che ha fatto Carlo Ancelotti. Lui che c’era in quel periodo. Che ha notato situazioni che gli hanno fatto scattare qualcosa.

Strani pensieri corrono veloci nella testa dell’allenatore che ha vissuto, da spettatore, l’epoca di Calciopoli. E che rientrato in Italia fa fatica ad accettare anche il solo sospetto che tutto sia tornato come prima. Non ci sta a pensar male, ma qualche domanda inizia a farsela. Si è sentito trattato come uno qualunque in un campo qualunque.

E sempre oggi sul Corriere dello Sport Antonio Giordano racconta quel che è accaduto dopo il match con l’arbitro Giacomelli che ha chiesto un incontro con Ancelotti e poi però a parlare è stato Banti. Fino al punto in cui Ancelotti gli ha detto: «Ma che c’entri tu, non ha arbitrato lui?».

Non a caso mercoledì sera Ancelotti ha detto che oggi le partite sono arbitrate dal Var. Seguendo questo metro, ha diretto un arbitro in pensione: Luca Banti. Che però è stato riassorbito al Var. Lo scorso anno diresse Juventus-Napoli, con l’espulsione di Mario Rui per doppia ammonizione e una gestione dei cartellini che qualcuno definì scientifica. Circolò un video sui due pesi e le due misure di Banti in quella partita. Non arbitrò più il Napoli in Serie A. Se poi dovessimo andare più indietro, l’anno della corsa scudetto con Sarri in panchina, Banti arbitrò Lazio-Juventus con rigore evidente di Benatia su Lucas Leiva (ovviamente non fischiato) ed era al Var in Juventus-Cagliari con fallo di mano in area di Bernardeschi (ovviamente non fischiato).

Sono loschi pensieri. Ma pensieri che arrivano dopo una lunga, lunghissima, catena di stranezze arbitrali, di doppiopesismi. Giusto per rimanere all’ultima partita, mercoledì sera la doppia ammonizione di Cassata in Juventus-Genoa è stata quantomeno generosa per non dire altro. Il rigore di Ronaldo, con un evidente tuffo del portoghese, non è stato minimamente messo in discussione.

Rizzoli e Nicchi ufficialmente non hanno detto nulla dell’arbitraggio di Giacomelli e Banti. Hanno fatto filtrare le loro idee. Il potere agisce così. Soprattutto quando si ritiene intoccabile. Convinto che il mondo non sia cambiato, anche quello mediatico. Il potere, per definizione, non si rende mai conto quando qualcosa attorno comincia a cambiare. Non stiamo qui a fare il Bignami di storia.

Nel Napoli comincia a farsi strada la sensazione che si giochi a un gioco che non sempre è uguale per tutti. Ma – e qui è il passaggio rilevante – non c’è rassegnazione. Mercoledì sera il Napoli ha reagito in maniera composta ma ferma a quella che ha considerato e considera una grave ingiustizia subita. Oggi ha preso atto che né Nicchi né Rizzoli hanno ritenuto di dover rispondere pubblicamente. Lo sapevano, Ancelotti aveva previsto tutto.

Ancelotti è un ostinato. È tutt’altro che un uomo arrendevole. È un mite. Come tutti i miti, guai a farlo arrabbiare. Ai vertici dell’Aia si consiglia la visione di “Cane di paglia”. Ancelotti non alza la voce. Anche senza alzare la voce, ha costretto il calcio italiano alla rincorsa sul razzismo. Nei fatti nulla è cambiato. Ma mediaticamente il calcio italiano è finito sui giornali di tutto il mondo. E non ha certo rimediato una bella figura. Ancelotti è anche uno che è nel calcio da una vita. Ha l’occhio, come si diceva un tempo. Prima della valanga di dati. Contava l’occhio, contavano le sensazioni. Contano ancora. E ha anche il peso. È uno che è considerato all’estero. Molto considerato.

La nuvola dei tristi pensieri è lì, sopra Castel Volturno. Forse è il caso che qualcuno in Federazione si muova prima che la situazione raggiunga un punto di difficile ritorno. De Laurentiis ha agito in maniera ineccepibile. Andando in tv quando era il momento di farlo. Usando le parole giuste, anche se qualcuno è rimasto dalle “patate pelate”. Ancelotti lo ha seguito a ruota. Come scritto ieri, il Napoli è solido, compatto come non mai. Il Napoli è una realtà di primo piano del calcio italiano. Che da dieci anni porta la bandiera tricolore in Europa. “I media del Nord trattano il Napoli come una provinciale” ha detto De Laurentiis un paio di settimane fa. Ecco, il Napoli non è una provinciale.

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