L’ex arbitro sente – giustamente – l’esigenza di chiarire il suo pensiero sul Corriere della Sera: “Gli arbitri osteggiano la tecnologia”

Comprensibilmente, dopo l’ambiguo scritto di ieri, l’ex arbitro Paolo Casarin – di solito fin troppo esplicito – ha avvertito l’esigenza di tornare sull’argomento arbitri Var. Una fama consolidata e meritata non può essere spazzata via in un sol giorno, magari per un’amnesia o qualche suggerimento troppo insistente.
Casarin oggi ha scritto sul Corriere della Sera. È tornato sull’episodio di Napoli e stavolta è stato chiarissimo:
Non si vuole completare quella solidarietà tra due specialisti che unendosi possono abbassare il tasso di errore. Quello che non hanno fatto Giacomelli e Banti, rimanendo fermi sulle loro posizioni a proposito della contesa tra Llorente e Kjaer che, con la severità mostrata di recente in altre azioni simili, non poteva che sfociare nel rigore per il Napoli.
Casarin scrive di solidarietà, tra gli arbitri dovrebbe esserci più collaborazione. Scrive che si è passati all’ampliamento del numero dei collaboratori sul campo: non più terna arbitrale ma sei arbitri (o simil-arbitri). Quindi è arrivata la tecnologia.
Tecnologia non benvenuta, ma osteggiata da tanti quadri arbitrali, ciechi di fronte alla necessità di garantire il giusto risultato: arriva la sicurezza dalla gol-line per finire alla Var, un pronto soccorso più vasto ma limitato da un protocollo che vuole tutelare la figura tradizionale e il maggior potere dell’arbitro centrale. La paura di dire «nel calcio si arbitra in due.